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06 05 13 - Ankara minaccia la rottura con Parigi se passera la legge " chi nega sarà incarcerata"
da IL GAZZETTINO
Ankara minaccia la rottura con Parigi se passerà la legge che prevede il carcere per chi nega il genocidio di 90 anni fa Francia-Turchia, crisi sugli armeni Il premier Erdogan richiama l’ambasciatore e mette in guardia le grandi aziende transalpine

Ankara
È crisi aperta, sulla questione del genocidio degli armeni tra Turchia e Francia. Al centro della contesa la proposta di legge presentata da alcuni membri del partito socialista francese - all'esame del Parlamento il 18 maggio
- che prevede un anno di prigione e una ammenda di 45 mila euro per chi nega il genocidio attuato dall'impero ottomano tra il 1915 e il 1917. In pratica la versione al contrario della legge turca che, invece, prevede la reclusione fino a tre anni per chi sostiene in pubblico l'esistenza del massacro che iniziò con la deportazione degli armeni dall'Anatolia, dove vivevano da millenni, verso i deserti della Siria e della Mesopotamia.

La reazione del governo di Ankara, da sempre molto sensibile alla questione, non si è fatta attendere: prima l'annuncio che gli ambasciatori in Francia e in Canada, Paese su posizioni simili a quelle di Parigi, sarebbero stato richiamati per consultazioni, poi la convocazione dei principali investitori francesi in Turchia per spiegare che, se la legge dovesse venire approvata, potrebbero nascere forti tensioni tra le due nazioni.

I vertici turchi di Renault, Citroen, Peugeot, Sodexo Maiz, Carrefour, Danone e Lafarge - secondo quanto hanno scritto ieri in prima pagina i principali giornali turchi - sono stati convocati dal primo ministro, Tayyip Erdogan, che ha direttamente sottolineato come l'approvazione della legge potrebbe danneggiare le relazioni tra la Francia e la Turchia, attualmente in valutazione per l'adesione all'Unione europea. Erdogan ha anche sottolineato che gli archivi turchi con la documentazione sull'impero ottomano sono aperti per le consultazioni degli storici.

Gli investitori francesi, tramite la loro camera di commercio in Turchia, hanno già indirizzato una lettera al presidente Jacques Chirac chiedendogli di intervenire per evitare l'adozione della proposta di legge in questione.

Un provvedimento, secondo la lettera della Camera di commercio (alla quale sono affiliate 439 imprese), che «sarebbe percepito dall'insieme della nazione turca come un atto inaccettabile e ostile» e che potrebbe «creare un pregiudizio irreparabile» alle relazioni tra i due paesi. Dall'esecutivo francese non ci sono reazioni ufficiali, ma secondo i media turchi l'ambasciatore di Parigi ad Ankara avrebbe sottolineato che il mantenimento di buoni rapporti conviene soprattutto alla Turchia.

In Francia la forte comunità armena stima in un milione e mezzo il bilancio del massacro compiuto tra il 1915 e il 1917, e iniziato il 15 aprile del 1915 a Costantinopoli con l'arresto e la successiva uccisione di circa duemila intellettuali, soprattutto di origine armena. Ankara sostiene invece che 300 mila armeni e almeno altrettanti turchi sono stati uccisi nel corso dei tumulti suscitati dalla ribellione degli armeni e dalla loro adesione all'esercito russo nella guerra contro l'impero ottomano.

V.V

 
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