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08 02 06 - ANKARA TAPPA LA BOCCA ALLA REGIONE LOMBARDIA
La Lega: in Ue se ammette il genocidio armeno. L¹ambasciatore nega la verità
ORLANDO SACCHELLI

Cosa succederebbe se l¹ambasciatore di uno Stato straniero scrivesse una lettera a un deputato per rammaricarsi del lavoro da questi svolto in
parlamento? Un¹ingerenza del genere verrebbe stigmatizzata subito, in nome della libertà e dell¹autonomia dell¹organo rappresentativo. Questo, e anche peggio, è accaduto nei giorni scorsi tra il rappresentante della Turchia in Italia, l¹ambasciatore Ugur Ziyal, e il capogruppo... ...della Lega Nord in Regione Lombardia, Massimo Zanello. Oggetto del contenzioso, la mozione presentata dal Carroccio al Consiglio regionale lombardo per chiedere di condizionare l¹ingresso della Turchia nell¹Unione europea al riconoscimento del genocidio armeno.
Ecco svelato il motivo di tanto clamore: una parola di nove lettere, genocidio. Un termine che fa paura solo a pronunciarlo, perché ricorda i campi di sterminio nazisti e i gulag sovietici. Fa tornare alla mente la triste vicenda di molti popoli oppressi, la distruzione sistematica di un intero gruppo etnico, razziale o religioso. La Turchia però non ci pensa nemmeno ad ammettere le proprie colpe, anzi, le nega pervicacemente. Non a caso l¹ambasciatore Ziyal, riflettendo quelli che sono i dettami espressi dal proprio governo, parla di ³cosiddetto genocidio armeno². «Gli sforzi per definire i fatti del 1915 come ³genocidio² - si legge nella missiva - sono causati dall¹interpretazione unilaterale di un periodo storico da parte degli armeni. Gli ambienti che avanzano le illazioni di genocidio, nonostante i loro sforzi che durano da novant¹anni, non sono riusciti a presentare neanche un solo documento che dimostri l¹intenzione degli Ottomani di sterminare gli armeni, mentre è stata dimostrata la falsità dei documenti avanzati come prova».
Tutto falso, dunque, almeno secondo i turchi. Peccato che la comunità internazionale pensi l¹esatto contrario, cioè che lo sterminio pianificato c¹è stato eccome e che gli armeni sono stati cancellati dalla Turchia, salvo una minuscola rappresentanza.
Ventuno anni fa, nel 1985, la Commissione dei Diritti dell¹Uomo dell¹Onu ha riconosciuto il genocidio armeno, il primo genocidio del XX secolo. Lo stesso hanno fatto il parlamento europeo, nel 1987, e molti altri parlamenti. Stando alle stime ufficiali dovrebbero essere un milione e mezzo gli armeni residenti in Turchia sterminati su ordine del governo. Proprio per questa ragione nella metà orientale dell'odierna Turchia, che costituiva l'Armenia storica, oggi non risiede neanche un solo armeno. Le poche centinaia di migliaia di sopravvissuti, fuggiti dalla Turchia, si sono rifugiati all¹estero dando origine alla diaspora. La Turchia moderna ha sempre negato tutto e continua a farlo tuttora, mantenendo un atteggiamento ostile nei confronti delle poche decine di migliaia di armeni rimasti in quel Paese, concentrati quasi esclusivamente ad Istanbul. Inutile ricordare la legge sui ³beni abbandonati², degli anni ¹20, in virtù della quale lo Stato turco aveva incamerato tutti i beni appartenenti alle vittime del genocidio. Dalla data del genocidio in poi, tutti i governi turchi che si sono susseguiti hanno negato che vi sia stato un genocidio armeno: i turchi affermano che la strage fu dovuta ad un guerra civile accompagnata dalla carestia e dalle malattie. E la Turchia spende ingenti somme per scrivere questa versione edulcorata dei fatti storici a proprio uso e consumo. Gli strumenti utilizzati sono ben noti: dalla pura mistificazione, alle minacce e i ricatti politici (come avvenne nei confronti della Francia, dopo che l'Assemblea Nazionale ed il Senato d¹Oltralpe avevano riconosciuto il genocidio armeno. C¹è una collina a Istanbul, chiamata la ³Collina della Libertà². Sopra di essa è stato eretto un mausoleo in onore di Talat pascià, all¹epoca del genocidio ministro dell¹Interno dell¹Impero Ottomano e, in seguito primo ministro. L¹uomo di Stato ebbe una funzione di primo piano nell'organizzazione ed esecuzione dello sterminio degli armeni. A suo nome sono inoltre intestati dei viali ad Ankara ed Edirne. Saranno anche eroi nazionali per meriti politici acquisiti sul campo, ma non è insensato azzardare un parallelo con i crimini del Terzo Reich: che reazione vi sarebbe stata se l'attuale Germania tributasse onori alla memoria dei gerarchi nazisti? E cosa direbbe il mondo civile se nelle scuole tedesche ai ragazzi venisse insegnato che la Shoah non è mai esistita? Non è difficile rispondere: sarebbe come se la Germania minacciasse di voler pianificare un altro sterminio di ebrei. La grossa differenza, però, è che la Germania post-nazista ha ammesso le colpe del regime hitleriano, ma ha chiesto scusa e risarcito i parenti delle vittime. La Turchia non ha fatto nulla di tutto ciò e, per cancellare ogni traccia della presenza armena sul proprio territorio, ha fatto sistematicamente distruggere, usando l'esplosivo, centinaia di chiese e monasteri armeni, molti dei quali erano pregevoli esempi di architettura medievale. Gli edifici più fortunati sono stati ³risparmiati² ma convertiti in moschee, caserme o stalle. Ma torniamo all¹attualità e, in particolare, alla lettera con la quale l¹ambasciatore della Repubblica turca in Italia ha pensato bene di manifestare il proprio dispiacere per la mozione della Lega. «Evidentemente - scrive l¹alto diplomatico - esiste un conflitto d¹opinioni riguardanti i fatti accaduti in un preciso periodo della storia. In questi casi il metodo civile - pontifica Ugur Ziyal - è quello di arrivare alla verità attraverso il reciproco dibattito e la ricerca scientifica». Ma cosa propone dunque la Turchia del primo ministro Erdogan? Un gruppo di studio formato da storici turchi e armeni, per ³fare luce² sui fatti del 1915. Un tentativo di revisionismo che, magari, faccia fare bella figura alla Turchia, limando in qualche misura le responsabilità del genocidio. Ovviamente è lecito fare tutti gli studi e gli approfondimenti del caso, purché non si neghi alle libere istituzioni democratiche dell¹Occidente, tra cui il Consiglio regionale della Lombardia, ma anche l¹Unione europea e, in ultima istanza, l¹Onu, di prendere le proprie decisioni. La lettera dell¹ambasciatore Ziyal ha tutto il sapore di una pesante ingerenza istituzionale. Un fatto gravissimo secondo i protocolli della politica estera. Unico dovere della Lombardia: rispondere con voce ferma e unita. [Data pubblicazione: 08/02/2006] -- Padania Online È PIÙ EUROPA LA DANIMARCA O LA TURCHIA? GIANLUIGI PARAGONE

V.V

 
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