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06 02 02 - " Armeni e Armenita' " - La voce di un giovane Armeno e la risposta di Attarian
La voce di un giovane armeno
Ancora una volta la comunità degli armeni di Roma è colpita nei suoi valori di convivenza civile e di coesione sociale dallo strapotere della Chiesa, la quale in quest’ultimo periodo ha tenutto attegiamenti non certo consoni alla sua dignità.
I valori della democrazia, intesa come prassi quotidiana dell'inclusione, della condivisione e della crescita umana di ciascuno, della rimozione delle ingiustizie sociali, non sono soltanto degli obblighi derivanti dalla Costituzione, ma prima ancora sono i punti di approdo del pensiero dei popoli che decidono di porre fine alla tirannide di pochi, sebbene potenti e collusi con poteri forti.
Il c.d. Consiglio della comunità degli armeni di Roma è stato e rimane fattore di impedimento allo sviluppo sociale della stessa comunità che ritiene di rappresentare, dove l'abbruttimento delle coscienze afflitte dal dramma del mancato lavoro o peggio, dal lavoro nero permanente, giova a chi intende riproporre l’imagine di una comunita armena senza futuro.

Dopo aver ricevuto le lettere pubblicate sul sito www.zatik.com sento dovere di intervenire su quanto sta accadendo tra gli armeni di Roma. La situazione oggi è questa: abbiamo da un lato il Consiglio, che cerca di portare avanti i propri interessi senza alcuna equa valutazione della situazione creatasi all’interno della comunità, tralasciando le opinioni di coloro i quali, nonostante le divergenze, si sentono appartenenti al popolo armeno; dall’altro lato gruppi che muovono critiche a questo stato di cose e chiedono che si faccia luce sugli accadimenti di questi mesi.
Poiché l'uomo ingiusto è colui che non osserva l'uguaglianza e ciò che è ingiusto è ineguale, è chiaro che esiste anche una via di mezzo di ciò che è ineguale: questa è l'uguaglianza poiché in qualsiasi azione esista il più e il meno, vi esiste anche l'uguale.
Non dobbiamo dimenticare il fatto che siamo tutti rappresentanti del popolo armeno, un popolo virtuoso e saggio che ha sempre cercato di salvaguardare le proprie origini.
Detto questo, non credo che si debba nutrire l’odio che percepisco dalle lettere pubblicate. Non dimentichiamo che ogni individuo ha diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.
Appoggio fortemente il pensiero del dott.Vartanian espresso nella lettera rivolta al Rettore del Collegio Armeno di Roma. A mio avviso, i fedeli non possono certo essere ritenuti responsabili degli atti compiuti dal Consiglio, che ha agito autonomamente, senza mai concordare o discutere con nessuno il contenuto delle proprie azioni. Mi appello alle istituzioni come l’Associazione di Amicizia Italo-Armena “Zatik”, l’Associazione della Comunità Armena di Roma e del Lazio, nonché al Magnifico Rettore del Colleggio Armeno di Via San Nicola da Tolentino a Roma.
Spero che le autorità chiamate in causa si facciano avanti senza avere il timore di rispondere ai propri fedeli, in maniera da poter far luce sulla legittimazione del Consiglio. Ringrazio il sig. Attarian dell’ampia definizione della parola “comunità” riportata in una delle sue lettere e aspetto ansiosamente di essere più compiutamente illuminato sul suo punto di vista.
Il sig. Attarian, prima di dare sfogo alla propria rabbia inutile, dovrebbe interrogarsi sulle cause che portano numerosi armeni come me ad alienarsi dalla comunità. Rimane da dire che l’unico modo di porre fine a queste inutili discordanze è quello di ascoltarsi a vicenda, lasciando da parte i rancori personali.

L’uomo è un animale più socievole di qualsiasi ape e di qualsiasi altro animale che vive in greggi. Infatti, secondo quanto sosteniamo, la natura non fa nulla invano, e l’uomo è l’unico animale che abbia la favella: la voce è segno del piacere e del dolore e perciò l’hanno anche gli altri animali, in quanto la loro natura giunge fino ad avere e a significare agli altri la sensazione del piacere e del dolore; invece la parola serve a indicare l’utile e il dannoso, e perciò anche il giusto e l’ingiusto. E questo è proprio dell’uomo rispetto agli altri animali: esser l’unico ad aver nozione del bene e del male, del giusto e dell’ingiusto e così via.

Armen Hakobyan

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La voce di un giovane armeno
Ancora una volta la comunità degli armeni di Roma è colpita nei suoi valori di convivenza civile e di coesione sociale dallo strapotere della Chiesa, la quale in quest’ultimo periodo ha tenutto attegiamenti non certo consoni alla sua dignità.
I valori della democrazia, intesa come prassi quotidiana dell'inclusione, della condivisione e della crescita umana di ciascuno, della rimozione delle ingiustizie sociali, non sono soltanto degli obblighi derivanti dalla Costituzione, ma prima ancora sono i punti di approdo del pensiero dei popoli che decidono di porre fine alla tirannide di pochi, sebbene potenti e collusi con poteri forti.
Il c.d. Consiglio della comunità degli armeni di Roma è stato e rimane fattore di impedimento allo sviluppo sociale della stessa comunità che ritiene di rappresentare, dove l'abbruttimento delle coscienze afflitte dal dramma del mancato lavoro o peggio, dal lavoro nero permanente, giova a chi intende riproporre l’imagine di una comunita armena senza futuro.

Dopo aver ricevuto le lettere pubblicate sul sito www.zatik.com sento dovere di intervenire su quanto sta accadendo tra gli armeni di Roma. La situazione oggi è questa: abbiamo da un lato il Consiglio, che cerca di portare avanti i propri interessi senza alcuna equa valutazione della situazione creatasi all’interno della comunità, tralasciando le opinioni di coloro i quali, nonostante le divergenze, si sentono appartenenti al popolo armeno; dall’altro lato gruppi che muovono critiche a questo stato di cose e chiedono che si faccia luce sugli accadimenti di questi mesi.
Poiché l'uomo ingiusto è colui che non osserva l'uguaglianza e ciò che è ingiusto è ineguale, è chiaro che esiste anche una via di mezzo di ciò che è ineguale: questa è l'uguaglianza poiché in qualsiasi azione esista il più e il meno, vi esiste anche l'uguale.
Non dobbiamo dimenticare il fatto che siamo tutti rappresentanti del popolo armeno, un popolo virtuoso e saggio che ha sempre cercato di salvaguardare le proprie origini.
Detto questo, non credo che si debba nutrire l’odio che percepisco dalle lettere pubblicate. Non dimentichiamo che ogni individuo ha diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.
Appoggio fortemente il pensiero del dott.Vartanian espresso nella lettera rivolta al Rettore del Collegio Armeno di Roma. A mio avviso, i fedeli non possono certo essere ritenuti responsabili degli atti compiuti dal Consiglio, che ha agito autonomamente, senza mai concordare o discutere con nessuno il contenuto delle proprie azioni. Mi appello alle istituzioni come l’Associazione di Amicizia Italo-Armena “Zatik”, l’Associazione della Comunità Armena di Roma e del Lazio, nonché al Magnifico Rettore del Colleggio Armeno di Via San Nicola da Tolentino a Roma.
Spero che le autorità chiamate in causa si facciano avanti senza avere il timore di rispondere ai propri fedeli, in maniera da poter far luce sulla legittimazione del Consiglio. Ringrazio il sig. Attarian dell’ampia definizione della parola “comunità” riportata in una delle sue lettere e aspetto ansiosamente di essere più compiutamente illuminato sul suo punto di vista.
Il sig. Attarian, prima di dare sfogo alla propria rabbia inutile, dovrebbe interrogarsi sulle cause che portano numerosi armeni come me ad alienarsi dalla comunità. Rimane da dire che l’unico modo di porre fine a queste inutili discordanze è quello di ascoltarsi a vicenda, lasciando da parte i rancori personali.

L’uomo è un animale più socievole di qualsiasi ape e di qualsiasi altro animale che vive in greggi. Infatti, secondo quanto sosteniamo, la natura non fa nulla invano, e l’uomo è l’unico animale che abbia la favella: la voce è segno del piacere e del dolore e perciò l’hanno anche gli altri animali, in quanto la loro natura giunge fino ad avere e a significare agli altri la sensazione del piacere e del dolore; invece la parola serve a indicare l’utile e il dannoso, e perciò anche il giusto e l’ingiusto. E questo è proprio dell’uomo rispetto agli altri animali: esser l’unico ad aver nozione del bene e del male, del giusto e dell’ingiusto e così via.

Armen Hakobyan

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La Risposta del Sig Attarian
Caro Armen,xml:namespace prefix = o ns = "urn:schemas-microsoft-com:office:office" /

Rispetto il Suo pensiero anche se non mi trova d’accordo su tutto il contenuto.

Non so quali siano le fonti che l’hanno portata a tirare le somme e se quello che sente o Le è stato riferito corrisponderebbe a verità in particolare per ciò che riguarda gli interessi del Consiglio per la Comunità Armena di Roma che La prego volermi elencare.

Per il resto mi sono già soffermato su tanti aspetti a Lei già noti visto che conosce il contenuto delle mie lettere precedenti, nelle quali sicuramente avrà letto da qualche parte anche il mio modesto invito al dialogo costruttivo. Dialogo che fino ad oggi si è manifestato solamente con insulti pubblici contro il sottoscritto, e che di certo non giova a nessuno visto che spesso si tira in ballo la convivenza civile degli armeni di Roma offendendo anche persone che sono estranei a problemi personalistici.

La mia, caro Armen, non è rabbia inutile, è rammarico, dispiacere, sdegno…

Probabilmente il successo di tante battaglie sostenute e vinte (di certo non per merito mio) che hanno dato sicuramente maggior visibilità alla comunità non è condiviso da tutti.

Probabilmente l’invito a lasciar da parte gli interessi personali e pensare agli interessi della collettività non giova a taluni.

Probabilmente esiste la convinzione che distruggere e screditare il lavoro altrui è la soluzione migliore per emergere.

Sono tanti i dubbi ma è unica la certezza: Smettiamola di farci del male.

Con rispetto.
Robert Attarian





V.V

 
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