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051212 - Armenia: applausi occidentali per la crescita economica
Armenia: applausi occidentali per la crescita economica

Il Fondo Monetario Internazionale e gli altri donatori occidentali hanno recentemente espresso soddisfazione per la crescita economica armena ed hanno rinnovato la fiducia nel paese con l'offerta di un prestito triennale di 34 milioni di dollari.

Paola Righi

Equilibri.net (12 dicembre 2005)

Dopo la crisi del conflitto Nagorno-Karabakh, l'Armenia è uno dei pochi paesi del Caucaso a potersi considerare fuori dalla fase di transizione post-sovietica. La rinascita armena è partita nel 1994 grazie ad un ambizioso programma di riforma e privatizzazione economica lanciato dal governo con l'aiuto del FMI, che ha portato il paese ad uscire dalla crisi economica tra il 1995 ed il 2003, anno in cui è entrata a far parte del WTO. Questa crescita notevole ed a tratti impressionate avrebbe anche avuto effetti nel ridurre la povertà e migliorare il livello di vita ed il generale benessere della popolazione, cosa che si manifesterebbe anche in un ritrovata fiducia nel futuro, con inevitabile positive ripercussioni sull'economia.

In termini di cifre il PIL armeno sarebbe cresciuto del 10,2% solo nella prima metà del 2005 dopo avere sperimentato una crescita intorno all'11% nei precedenti quattro anni. Stando alle indagini condotte dal governo armeno la proporzione di popolazione che vive al di sotto della soglia ufficiale dipovertà (fissata a 13.000 drams, circa 30$ al mese) sarebbe scesa dal 55% registrato nel 1999 al 43% registrato nel 2003. Tuttavia alcuni analisti ed economisti trovano questa lettura dell'andamento del paese eccessivamente ottimistica. Per criticarla partono dalle stesse statistiche ritenendo la soglia ufficiale fissata a 13.000 drams troppo bassa in considerazione del crescente costo della vita. Infatti, nonostante gli sforzi del governo nel contenere l'inflazione, il costo dei beni alimentari sarebbe ancora troppo alto. A sostegno delle loro argomentazioni presentano rapporti del 2003 in base ai quali la maggior parte delle famiglie armene spenderebbe i 2/3 delle proprie entrate in cibo, per un paniere di beni che comprenderebbe in minima parte cibi costosi come carne, latte, frutta ed uova. Ad ulteriore dimostrazione del basso tenore di vita armeno statistiche ufficiali riportano che solo una minima parte di armeni, uno su tre, si rivolge ai servizi di assistenza medico sanitario in caso di malattia.
Una delle maggiori piaghe sociali del paese è la disoccupazione e la conseguente fuga di giovani all'estero in cerca di lavoro. Mentre le statistiche ufficiali del ministero del lavoro registrano una disoccupazione del 10% nel 2004, le statistiche dell'ILO (International Lababor Office) riportano per lo stesso periodo un tasso di disoccupazione al 30%. La crescita economica non sembra aver prodotto un sostanziale e comunque sufficiente aumento dell'occupazione. Ad accrescere i dubbi sull'effettivo miglioramento del benessere vi sarebbe anche l'elevato e crescente divario che si va
registrando tra ricchi e poveri e tra abitanti dei centri urbani, in particolare della capitale Yerevan, e gli abitanti delle campagne. Molte aree rurali, secondo gli scettici, non avrebbero sperimentato alcun tipo di crescita economica o sviluppo dalla crisi del 1992-1993 quando il PIL armeno scese della metà a causa dello scoppio del conflitto Nagorno-Karabakh. Questa polarizzazione sociale testimonierebbe una pessima distribuzione dei benefici della crescita economica. Le differenze sarebbe accresciute dal diffondersi dell'evasione fiscale tra i cittadini più benestanti, ed anche se è previsto
per quest'anno un aumento di circa il 30% delle entrate fiscali dello stato, questo andrà ad aggiustare solo un 16 % del PIL.
Tuttavia non si possono non rilevare forti segnali ed indicatori di crescita economica e miglioramento della condizioni di vita tra cui il boom edilizio in capitale, con il conseguente aumento dei prezzi degli immobili, l'apertura di nuove piccole attività, l'aumento dei negozi e delle auto in circolazione. Gli economisti non sanno dare precisa spiegazione di questa vertiginosa crescita economica. Nel 2005 questa è attribuita almeno per un 43% al boom del settore edilizio.Uun altro importante fattore sarebbero state le rimesse in contanti di centinaia di migliaia di lavoratori armeni all'estero, la banca centrale armena riporta per il 2004 un aumento del 50% delle rimesse dei lavoratori all'estero per un ammontare di 750 milioni di dollari, il che conferma però la tendenza dei giovani a lasciare il paese in cerca di un lavoro.

La corruzione

Mentre è plaudita la crescita economica armena alcune critiche sono rivolte alle capacità dimostrate dal governo di combattere la corruzione. A sollevare perplessità sono soprattutto le ONG operanti nel territorio ora sostenute dal rapporto del 2005 del Transparency International, istituto internazionale che si occupa del monitoraggio del fenomeno corruzione. Il rapporto del 2005 pubblicato dall'istituto mette infatti l'Armenia all'88 posto nella lista dei 146 paesi ispezionati, al disotto dell'82 posto registrato l'anno precedente, rilevando quindi un peggioramento della situazione. La corruzione costituisce un grosso problema per tutte le repubbliche ex-sovietiche come dimostrato dalle posizioni registrate Georgia al 130 e Azerbaijan al 137, ma l'Armenia, secondo il Transparency International non avrebbe nulla di cui vantarsi.

Recenti sondaggi riportano che circa i 2/3 della popolazione ritiene che la corruzione sia cresciuta negli ultimi anni, mentre solo il 4,5 % della popolazione ritiene che la situazione sia migliorata. Secondo i rappresentanti del governo il programma anti-corruzione avviato due anni fa con la collaborazione occidentale avrebbe invece ottenuto notevoli risultati riuscendo ad arrestare la corruzione. Di questa opinione anche il rappresentante a Yerevan della Banca Mondiale, Roger Robinson. La WB ha svolto un ruolo fondamentale nell'aiutare il governo armeno a realizzare il programma anti-corruzzione con un sostegno economico di 340.000 dollari e coadiuvando gli esperti governativi che hanno lavorato al programma. Il documento elaborato consiste in un insieme di procedure e misure legislative, includendo leggi sulla pubblicazione e la divulgazione delle attività di lobby, della finanza e degli approvvigionamenti pubblici, che le autorità armene dovranno mettere in atto entro il 2007. I critici hanno messo in discussione proprio la natura del programma mettendo in dubbio la sua efficacia nel contesto armeno in cui è ancora debole lo stato di diritto. Secondo gli scettici il programma fallirebbe perché si concentra esclusivamente su leggi a carattere preventivo e non risolve gli aspetti legati all'individuazione di chi commette crimini di corruzione e alla conseguente punizione. Nel difendere la sua efficacia il governo ha citato statistiche ufficiali che riportano una crescita del 15% dei casi di crimini di corruzione risolti dalle autorità armene nel 2005, tuttavia si è rifiutato di fornire i nomi o i casi di corruzione scoperti e puniti in quest'ultimo anno.

Ufficialmente nessun alto funzionario dello stato è risultato punito od incriminato per tangenti o simili nell'ultimo anno, mentre la stampa nazionale quotidianamente solleva dubbi sull'incompatibilità tra il tenore di vita dei funzionari ed il loro stipendio ufficiale.

Il settore energetico

Un settore fondamentale per lo sviluppo dell'economia armena è quello energetico. Il paese non possiede risorse energetiche proprie ed è finora dipeso sostanzialmente dal gas e dall'energia nucleare russi. Tuttavia, l'impegno del governo volto a migliorare l'efficienza del settore attraverso la ricerca e lo sviluppo di nuove fonti energetiche come quelle idriche, la privatizzazione, ed una gestione più razionale delle risorse finanziarie, con la separazione strutturale dei servizi di produzione, trasmissione e distribuzione dell'energia è riuscito a rendere l'Armenia non solo in grado di coprire il propri fabbisogno ma anche di produrre un surplus energetico che le ha permesso di esportare energia ai vicini Georgia ed Iran.

Le nuove relazioni con l'Iran e la fornitura di energia ai vicini caucasici non hanno però lasciato la Russia indifferente. Il Cremlino, che considera le proprie risorse energetiche arma fondamentale per continuare ad esercitare influenza ed autorità sui paesi del CIS, non ha alcuna intenzione di perdere il proprio ruolo di leader del settore energetico armeno e nel Caucaso. L'Armenia fin ora è rimasta fedele alleata della Russia, ed una rassicurazione in questo senso è arrivata Mosca dal recente assenso dato dal governo armeno all'acquisto della rete di distribuzione elettrica del paese, l'ENA (Electricity Networks of Armenia) da parte di una consociate dell'UES (Unified Energy Systems),
monopolio energetico russo a controllo statale. Di fatto il governo non ha fatto altro che ufficializzare una situazione che persisteva da anni, dato che l'UES era di fatto proprietaria dell'ENA già dal giugno 2005, quando la compagnia russa aveva firmato un contratto di gestione con la Midland, società inglese che tre anni fa aveva privatizzato il settore energetico armeno, rilevando la gestione dell'azienda per 73 milioni di dollari. L'accordo che dava all'UES il controllo dell'ENA senza ufficializzarlo era stato criticato sia dalla BM che dall' USAID (US Agency for Inetrnational Development) che accusavano il governo armeno di non avere volutamente ufficializzato l'accordo, in violazione di quanto stabilito nel contratto con la Midland. Con la decisione di ufficializzare l'accordo di acquisizione.il governo ha posto fine alle critiche degli osservatori internazionali. Tuttavia, sul fronte interno, molti criticano la scelta del governo sostenendo che ciò non può che accrescere la dipendenza dell'Armenia dalla Russia, che è già il suo maggiore alleato politico e militare. I critici temono che la Russia, divenuta grazie a quest'ultimo accordo sostanzialmente proprietaria dell'80% del settore energetico armeno, possa, attraverso il monopolio, vanificare gli sforzi di riforma che il paese ha approntato in questo ultimi anni. Già nel 2003 l'UES era infatti proprietaria di diversi impianti idroelettrici e della stazione nucleare di Metsamor, il più grande dell'Armenia nel centro della città di Harzdan, ceduta in cambio del pagamento degli ultimi 40 milioni di debito ai fornitori di energia nucleare sovietica.

I sostenitori della accordo diversamente ritengono che questo avrà scarse ripercussioni sulla fornitura energetica armena, ampiamente regolata dal PSRC (Public Service Regulatory Commission) un organo indipendente che stabilisce le tariffe dei servizi. Di simile opinione i donatori occidentali, come la BM, che hanno molta fiducia nella capacità delle commissione pubblica armena di imporsi nella regolamentazione del settore. L'accordo sembra quindi rassicurare il Cremlino del fatto che i nuovi accordi con l'Iran non andranno a svantaggio della posizione della Russia.

Parte dei timori russi derivavano dalla decisione di Yarevan di accettare la proposta iraniana di completare la costruzione di un altro impianto termico ad Harzdan, con un finanziamento iraniano di 150 milioni di dollari. L'accordo prevede che in cambio dell'investimento l'Armenia garantirà fornitura elettrica all'Iran, fornitura che sarà alimentata dal gas naturale iraniano attraverso il gas dotto tra i due paesi attualmente in fase di completamento. Ulteriore competizione alla Russia nel settore potrà venire dalla ristrutturazione ed ammodernamento di un vecchi impianto termico di Yerevan, con il finanziamento di 150 milioni di dollari offerti in questo caso dalla banca giapponese per la cooperazione internazionale, impianto che si prevede sarà in grado di produrre energia a costi due volte inferiori di quella prodotta dall'impianto di Hrazdan di proprietà russa.

Conclusioni

In conclusione l'economia armena sembra aver trovato il modo di adeguarsi alla chiusura dei confini ed all'embargo turco-azerbaijano che dura dallo scoppio del conflitto Nagrono-Karabakh, riuscendo a triplicare le esportazioni e a duplicare il proprio PIL dai tardi anni 90 ad oggi. Questo confermerebbe le previsioni del rapporto di luglio dell'AEPLAC (Armenian-European Political Legal Advice Center), che, contrariamente a quanto previsto dalla Banca Mondiale nel 2000, si aspetta uno scarso effetto dell'apertura del confine turco sulla crescita economica armena prevedendo un aumento del solo 0,67% del PIL. Inoltre un recente rapporto dell'NSSRA (National Statistical Service of Republic of Armenia) sulle condizioni di povertà ed accesso ai beni alimentari della popolazione, sviluppato in collaborazione con la FAO, sembra dimostrare alcuni effettivi miglioramenti nel tenore di vita armeno dal 2003 ad oggi. Il rapporto riporta un aumento dello entrate nominali mensili medie del 24,7% nella secondo trimestre del 2005, con una entrata media pari a 51.634 drams, quindi di quattro volte superiore rispetto alla soglia fissata alle 13.000.
Inoltre lo stesso rapporto registra una crescita dei prezzi dei generi alimentari dello 0,2% quindi di 7,1 punti percentuale in meno rispetto allo stesso periodo nel 2004. Il livello di disoccupazione registrato dall'NSSRA nel secondo trimestre 2005 sarebbe all'8,2% con un calo rispetto al primo trimestre in cui era stato registrato al 8,9% e soprattutto rispetto al 9,4% registrato nel 2004.

V.V

 
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