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051204 - Se l'immigrazione ha il volto raffinato di Sona
3 Dicembre 2005
Ha già raggiunto molti obiettivi Sona Haroutyunian. La sua grande cultura e gli studi che sta compiendo l'hanno condotta dall'Armenia all'Italia, dove vive da 5 anni. Ora abita a Piazza Vecchia di Mira, con suo marito e i suoi due splendidi figli, Mariam di 7 anni, (nata in Armenia) che frequenta la scuola elementare San Gioacchino di Mestre, e Nerek di 2 anni, nato in Italia.

Anche in Riviera aumenta la complessità sociale. Perché parliamo di lei? Perché Sona è un esempio di come la migrazione abbia molte facce, e ben diverse da quelle stereotipate. In questo caso ha il volto raffinato di questa giovane donna. Ma anche perché Piazza Vecchia, alla pari di tutta la Riviera e anche grazie all'immigrazione, sta diventando sempre più complessa e stratificata nella sua composizione sociale.
Sona è laureata in filologia presso l'Università Statale di Yerevan, in Armenia, ed ora sta portando a termine il dottorato sugli studi danteschi, in particolare sulle traduzioni armene della Divina Commedia. In questi studi emerge il prezioso lavoro svolto dai padri armeni Mechitaristi di San Lazzaro a Venezia, che hanno fatto conoscere agli armeni questa favolosa opera letteraria.
Un legame consolidato quello che lega l'Armenia a Venezia, che trova testimonianza nell'Isola di San Lazzaro, che la Repubblica di Venezia donò ad una congregazione di monaci armeni, in fuga dal loro Paese per salvarsi dalle persecuzioni turche.
È proprio per essere vicina alla comunità Mechitarista di San Lazzaro che Sona e la sua famiglia hanno deciso di trasferirsi nel Veneto. «Sono già 300 anni che i Padri devoti alla missione dell'abate Mechitar conservano e fanno fiorire la piccola isola di San Lazzaro. Frequentiamo spesso la congregazione Mechitarista, soprattutto nei giorni festivi» racconta Sona: «La religione per un armeno è come una seconda pelle. Siamo cattolici e, quando non possiamo andare a Venezia, frequentiamo la chiesa di Gambarare».
Sona Haroutyunian è anche la traduttrice del libro "La Venezia degli Armeni" di Aleramo Hermet e Paola Cogni Ratti di Desia, che ha vinto in Armenia il premio per il miglior libro tradotto dell'anno. La traduttrice ha potuto consegnare una copia speciale del libro a Papa Giovanni Paolo II, durante un'udienza privata.

«La mia famiglia, il mio lavoro, la mia casa...» «La mia vita quotidiana - racconta Sona - non è per niente diversa dalla vita di un'italiana: ho la mia famiglia, il mio lavoro, la mia casa. L'inserimento e l'integrazione nella società e nella cultura italiana non sono stati per me un'alternativa alla mia identità armena. Anche mia figlia ha avuto un caloroso benvenuto all'interno della scuola elementare. Inoltre, il Comune di Mira è molto aperto dal punto di vista dell'accoglienza. Lo stesso vale per il Distretto Sanitario e gli operatori dell'Ulss 13. Prima abitavamo a Mestre, ma poi abbiamo deciso di trasferirci a Mira...: qui la zona è molto più "coccola"!».
Sona insegna armeno all'università di Ca' Foscari, presso la cattedra di Lingua e Letteratura armena, diretta dal prof. Levon Zekiyan. «Gli armeni - conclude Sona - sono famosi nel mondo per la loro ospitalità e noi cerchiamo di mantenere le nostre tradizioni. Abbiamo molti amici italiani, per i quali spesso cuciniamo i nostri piatti tipici. Siamo veramente contenti della scelta che abbiamo fatto. Abitiamo in un bel paese».

Marta Defaci

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Tratto da Gente Veneta , no.45 del 2005

V.V

 
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