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051130 - Lettera aperta al Sindaco di Roma Walter Veltroni
Parigi, 17 novembre 2005

Signor sindaco,
a seguito dell’inaugurazione al Parco d'Europa, il 10 novembre scorso, di una scultura in marmo che rappresenta un libro con citazioni di Mustafa Kemal Ataturk, è importante ricordare che, seppure Mustafa Kemal Ataturk non ha partecipato direttamente ai massacri del Genocidio degli Armeni del 1915, egli ha tuttavia
- affidato importanti incarichi ufficiali a precedenti criminali, una volta al potere
- fatto votare nel 1922, nel 1923 e nel 1927 delle leggi che impedivano ai rifugiati del 1915 di ritornare nel loro paese.

Se Mustafa Kemal Ataturk è presentato come “il padre della Turchia moderna” grazie alle riforme intraprese, bisogna ricordare che egli ha anche dato luogo a un sistema opaco di occultamento dei genocidi degli Armeni, degli Assiro-Caldei e dei Greci del Ponto, un sistema organizzato di omissioni intenzionali.

In effetti,

1- se è stato adottato l’alfabeto latino, è stato anche per creare una barriera con le generazioni turche successive affinché queste non potessero informarsi sull’organizzazione degli stermini nel 1915.

2- se il velo islamico e il fez – il copricapo ottomano – furono proibiti per dare un aspetto all’europea nel vestiario, è stato soprattutto per far associare l’immagine dei massacratori agli altri orientali della regione che conservavano il costume tradizionale (gli Arabi e i Curdi).

3- se vi è stata sop press ione del Califfato, la ragione non detta di questa sop press ione era impedire che un Califfo autonomo e permeato della tradizione della Scrittura, contrariamente all’Islam dei Giannizzeri, potesse un giorno condannare solennemente il genocidio del 1915. Quello è stato un crimine contro l’Umanità e contro l’Islam autentico. In effetti, l’Islam è stato spesso calunniato per ignoranza in Occidente di essere all’origine del Genocidio degli Armeni perpetrato dal governo turco dell’Impero ottomano – con il pretesto che quest’ultimo deteneva il Califfato.

4- infine, voler presentare le riforme di Kemal Ataturk come quelle che hanno portato la Turchia verso “la laicità”, significa occultare il fatto che la Turchia è oggi uno Stato laico musulmano che si fa carico della formazione dei suoi religiosi per meglio servire la propria ideologia kemalista: un’ideologia nazionalista congelata nel giacobinismo che strumentalizza un Islam che si ritrova così svuotato della sua spiritualità trascendente.

Mustafa Kemal Ataturk è il padre del nazionalismo turco nell’aver:
- sbeffeggiato il Trattato di Losanna sulle minoranze,
- imposto falsificazioni storiche divenute ufficiali: gli Ittiti progenitori dei Turchi, la Lingua del Sole che sarebbe all’origine di tutte le lingue del mondo, e altre contro-verità storiche del tutto artificiali,
- e, infine, costruito le fondamenta del diniego ufficiale del Genocidio del 1915.


Ataturk è stato un dittatore, un “Duce” ante litteram, brutale e privo di titubanza: non ha esitato a far sterminare la resistenza di numerosi villaggi curdi. Quante decine di migliaia, quante centinaia di migliaia di “Turchi delle montagne” sono stati vittime della sua politica di re press ione?

Tutti i discendenti degli scampati a un genocidio – armeni o altri – non possono restare indifferenti all’idea che vi sarà in futuro una scultura a Roma che rende omaggio a un dittatore: un ditattore che ha realizzato una struttura statuale che consacra l’impunità dei crimini genocidiari. Questa impunità dei crimini contro l’Umanità incoraggerà sfortunatamente i genocidi a venire. Una tale rappresentazione di quel “libro” di marmo sarà per sempre una manifestazione di un negazionismo rampante, di un revisionismo perverso che cerca di costruire la non-esistenza di un genocidio – denigrando così ogni desiderio fondamentale di Giustizia, di ristrutturazione e di riparazione.

Gli Armeni dispersi nei quattro angoli del mondo non mancheranno di denunciare una simile impostura storico-culturale. Vogliamo informare le diverse istituzioni religiose o culturali della capitale italiana, gli addetti alla cultura delle ambasciate straniere, la stampa , le associazioni dei diritti dell’Uomo, e molti altri. Scriveremo in inglese, in italiano e nelle altre lingue della diaspora armena. Informeremo le delegazioni e i servizi dell’Unesco di questa impostura. L’impostura di uno Stato negazionista che abusa di una città prestigiosa come Roma per meglio occultare una pulizia etnica di popolazioni autoctone – come gli Assiro-Caldei, gli Armeni e i Greci del Ponto - e di come il nuovo regime kemalista ha potuto beneficiare legalmente d’ora in avanti di un tale crimine precedente.

Faremo copia delle nostre lettere per i Sindaci delle capitali dell’Unione Europea. Informeremo la comunità italiana in Francia, quelle in Europa e nel mondo intero, ricordando le relazioni storiche e culturali armeno-italiane, relazioni ricchissime nel corso dei secoli… Se necessario, troveremo dei discendenti dei sopravvissuti del 1915 che andranno a sostenere questa causa universale in latino, rivolgendosi ai Rettori delle Università italiane o a Sua Santità Benedetto XVI.

Non mancheremo neanche di scrivere in arabo: poiché gli Arabi permeati dell’Islam della Scrittura hanno teso una mano caritatevole ai dhimmis perseguitati. Infatti gli Arabi dell’epoca hanno dato ospitalità agli Armeni sul cammino della deportazione. Contrariamente a Mustafa Kemal, che era un islamofobo notorio e impenitente, l’Emiro Faysal Ben Ali, della famiglia aschemita, Sceriffo della Mecca e Custode dei Luoghi Sacri, non ha mancato di emanare dei decreti già dal 1917. Questi decreti disponevano esplicitamente di proteggere i rifugiati armeni che i gendarmi turchi spingevano verso il deserto per meglio sterminarli.

Signor Sindaco di Roma, questa scultura in marmo, sebbene sia creazione di un artista italiano di talento, è un libro falso che nasconde un fitto catalogo di discriminazioni nazionaliste. Questo “libro” vuole essere un passaporto, un salvacondotto a vantaggio di un mercantilismo europeo a ogni costo: anche al costo di voler ritrarre o minimizzare un negazionismo di Stato che riguarda un crimine genocidiario e la sua impunità.

Conoscendo le strategie kemaliste che cercano di avvalorare la nuova presentazione della Turchia come di un paese “laico”, “moderno” ed “europeo”, l’Islam delocalizzato rischia di essere ancora una volta calunniato del crimine del 1915: un genocidio di Stato omesso, ma pianificato da un Impero che deteneva allora il Califfato. Tanto più che tale calunnia è sostenuta tacitamente dal Trattato di Losanna del 1923. L’ideologia eurocentrista è in effetti ufficialmente complice del negazionismo turco: nel fare silenzio sull’assenza di articoli nel Trattato di Losanna che riguardano i massacri e le deportazioni organizzate ed eseguite da uno Stato – che si cementerà in seguito in un diniego nazionalista non in conformità con l’Islam.

Signor Sindaco, quel libro di marmo scolpito che si trova ora in un parco di Roma è una rappresentazione simbolica del diniego turco ed eurocentrista, un diniego che non può che portare ombra sulla Città eterna. Quel “libro” resterà sfortunatamente sempre antinomico con il dialogo islamico-cristiano: un dialogo nella tradizione dell’Islam e delle Chiese orientali che vi hanno fatto ricorso volentieri, un dialogo davvero indispensabile per una vera Pace universale nel mondo.

Chi si ricorda ancora dello sterminio degli Armeni? Adolf Hitler, 1939. _
Non c’è Pace senza Giustizia e Giustizia senza Pace . Martin Luther King, 1963. _
Light a Candle.
_
Jean-Claude Kebabdjian, Presidente-Fondatore del CRDA
Nil-Vahakn Agopoff, ricercatore al CRDA
Traduzione : Luana Bruniera

http://www.crda-france.org/0it/roma_veltroni.htm
Lettera aperta a Walter Veltroni, Sindaco di Roma
a seguito di una scultura in marmo di un libro dedicato a Mustafa Kemal Ataturk nel Parco d’Europa a Roma

V.V

 
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