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050928 - UN BELLUNESE ALLA RICERCA DELL'ARCA
da il gazzettino del 28-9-05

OLTRE LE VETTE Questa sera alle 18 in Auditorium il tassista Tito De Luca racconterà la propria passione per l’archeologia
UN BELLUNESE ALLA RICERCA DELL'ARCA
Continuano le spedizioni sul monte Ararat dove nelle scorse settimane ha
raccolto una punta di freccia del 500 a.C.

Mostra una punta di freccia, indice di frequentazione di cacciatori, che per gli esperti del Museo turco di Urartu è riportabile al 500-600 a.C. Alcune settimane fa Tito De Luca l'ha raccolta sul monte Ararat. Il quarantaduenne alpinista di Belluno, che di lavoro fa il taxista, è archeologo per passione.
Era questa la sua ventesima spedizione sulla montagna che, per lui e l'equipe di ricercatori che fanno capo al prof. Angelo Palego, nasconde i resti dell'arca di Noè. "Il maltempo ha bloccato le ricerche - racconta De Luca - ma torneremo il prossimo anno, con un micro georadar che renderà più efficace la ricerca in una zona difficilissima da esplorare". Ogni curiosità sul diluvio universale ed arca, con proiezioni e foto, sarà soddisfatta da Tito De Luca e dal padovano Roberto Tiso mercoledì 28 settembre alle 18 in Auditorium in un incontro programmato all'interno di "Oltre le Vette" ed intitolato "Sul monte Ararat sulle tracce dell'Arca di Noè".Informazioni su www.noahsark.it o tel. 338-8204690.
La sua certezza che l'arca di Noè sia sull'Ararat su cosa si basa?

"Nel Vecchio Testamento si dice che l'arca è atterrata sui monti di Ararat, che sono in realtà due vulcani spenti da 5000 anni. Uno è il Piccolo Ararat,
l'altro è il Grande Ararat, alto 5167 metri e ricco di ben 11 ghiacciai.
Insieme i due monti, giganti, hanno una circonferenza di 250 chilometri. Poi ci sono le testimonianze di pellegrinaggi di pastori che salivano in quota per
pregare sui resti dell'arca, che pensiamo avesse una sola finestra e una lunga presa d'aria sul tetto".

Lei si riferisce ai ricordi dei due pastori armeni Chuchian e Hagopian.

"Quando la montagna, prima del 1915, era armena e non turca, i pellegrini andavano a vedere quello che venne descritto come un cassone di colore fra il
nero e il verde lichene. I pastori dicono di aver camminato sul legno scuro di questo parallelepipedo che per 2/3 della sua lunghezza emergeva da un
ghiacciaio".

Insomma, le voci del popolo confermerebbero la Scrittura?

"A credere che l'arca fosse lì era già stato, per esempio, l'astronauta dell'Apollo 15, Erwin, che piantò sulla luna la bandiera turca in cambio del
permesso governativo di entrare nell'area proibita dell'Ararat. Ma anche i Curdi credono che l'arca sia lì. I nostri studi dicono sul lato nord della
montagna, a quota 4800. Per rompersi nei secoli in più parti a causa dei frequenti terremoti e scendere più a valle in un altro pianoro del ghiacciaio.
Suppergiù a quota 4500 dovrebbe esserci una buona porzione dell'arca. Mentre una più piccola si trova, per noi, nella gola di Ahora".

Ci sono altre testimonianze di avvistamenti di questo legno?

"Piloti di caccia, sia americani che russi, in estati molto calde e in periodi corrispondenti a scosse sismiche, hanno visto probabilmente la sua facciata
superficiale scrostata dai ghiacci. Ma c'è anche una trave in legno, oggi scomparsa, che venne trovata nel 1955 dal francese Navarra sul ghiacciaio Parrot. Essa fu datata da chi la esaminò come risalente a 4500-5000 anni a.C..
Ovvero l'epoca del diluvio. Io posseggo un frammento di quella trave. Ben simile a quella che, come si vede nelle mie foto, è incastrata ora sull'Ararat:
ben piallata si trova a quota 4100 metri".

Che tipo di legno è?

"Lo abbiamo analizzato: è quercia peduncolata, albero che non cresce in Anatolia. Ma, guarda caso, in Mesopotamia, da dove secondo la Bibbia l'arca
partì".

Perché non la tirate fuori dal ghiaccio e la fate analizzare, con le tecnologie più sofisticate?

"L'accesso alla montagna è vietato e solo da due anni è stato aperto il lato sud, a pagamento e con permesso militare. Il lato nord è completamente
militarizzato e chiuso a tutti. Quando noi andiamo sul Ararat, come quest'estate, lo facciamo di nascosto".


Come fate? Non avete problemi?

"Rischiamo molto. Nel nostro gruppo qualcuno è stato arrestato, sia da militari turchi che dai separatisti curdi del Pkk, uno di noi è stato anche rapito per
27 giorni. Normali sono, poi,gli attacchi da parte di orsi, cani selvatici, cani da pastore anatolici. Occorre avere amici. Noi ne abbiamo in villaggi
curdi alla base dei ghiacci".

Tutte certezze o qualche mistero rimane anche per lei?

"Non è chiara la presenza nelle fibre interne della trave di bitume, filtrato con tecnologia moderna. C'è da pensare che alle spalle ci sia una civiltà
avanzatissima".

La sua storia fa pensare allo studioso tedesco Heinrich Schliemann: a metà Ottocento, partendo dai poemi omerici e nello scetticismo generale, riuscì a
dimostrare che la città di Troia esisteva. Proprio come dicevano i versi dell'Iliade.

"E'difficile in Italia divulgare le mie convinzioni. Ma ho fatto serate a Parigi con il tutto esaurito, ho pubblicato saggi su riviste straniere. E, ne
sono fiero, godo dell'amicizia e dell'interesse per l'operazione della scrittrice di origine armena Antonia Arslan".Daniela De Donà da Il Corriere della Sera Approvata risoluzione Ue per l'avvio del processo di adesione «La Turchia riconosca genocidio armeni» Tra le altri condizioni votate «il riconoscimento
di Cipro costituisce "elemento indispensabile"»
STRASBURGO -A cinque giorni dalla data prevista per l'avvio del processo di adesione della Turchia all'Ue il Parlamento europeo ha approvato, ad ampia
maggioranza, una risoluzione nella quale dà via libera ai negoziati, ma fissa una serie di condizioni in modo che sia garantito il pieno rispetto di tutti i
trattati e ci siano costanti e severe verifiche di un procedimento che si preannuncia assai lungo. Il testo è stato approvato con 356 voti favorevoli, 181 contrari e 125 astenuti.
RICONOSCIMENTO DEL GENOCIDIO DEGLI ARMENI E DI CIPRO - Una mozione chiede alla Turchia di riconoscere ufficialmente il genocidio degli armeni avvenuto sotto
il regime ottomano, nel 1945, come precondizione per entrare nell'Unione europea. La risoluzione approvata, che non è impegnativa, sulla questione armena irriterà probabilmente la Turchia, che insiste sul fatto che l'uccisione degli armeni non fu un genocidio sistematico.
Il testo approvato sottolinea, inoltre, che il riconoscimento di Cipro costituisce «elemento indispensabile» nel processo di adesione. «L'assenza di progresso in questo senso avrebbe gravi ripercussioni sul processo negoziale

V.V

 
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