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050214 Terra Romagna racconta la tragedia armena
Corriere Romagna - Mailing List giovedì 10 febbraio 2005 , Edizione di: SPETTACOLO


Cronache della tragedia armena raccontate in terra di Romagna
Un lembo della tragedia armena, il genocidio del suo popolo, compiuto in modo massiccio nel 1915, dopo precedenti episodi di persecuzioni, interrotti soltanto dalla fine dell’Impero Ottomano, piomba sulla Romagna attraverso la presentazione del romanzo La masseria delle allodole (Rizzoli, 2004), scritto da Antonia Arslan, giunto con sorprendente velocità alla nona edizione. Antonia Arslan, già docente di letteratura italiana moderna e contemporanea all’università degli studi di Padova è autrice, tra l’altro, un libretto divulgativo sulle stragi compiute sul popolo armeno nel corso della storia.L’appuntamento forlivese è previsto per venerdì 18 febbraio, nella sede della Fondazione della Cassa dei risparmi di Forlì, ma l’anteprima del “Metz Yeghèrm”, il “Grande Male” nasce dal racconto di nonno Yerwant, accompagnata da zia Henriette, una dei quattro bambini sopravvissuti dopo una deportazione biblica verso il deserto siriano, morendo di fame e di stenti.Senza enfasi, quasi sospesi fra la realtà e il sogno, i personaggi che serenamente s’incontravano a “la masseria delle allodole”, vengono gettati nella “macelleria della Storia”.La tragedia degli armeni, riconosciuta ufficialmente come tale, dall’Unione Europea nel 1987 (e prima considerata una vicenda drammatica ma regionale) entra di prepotenza nel romanzo che si è abbeverato da fonti familiari e amicizie condite da un fascino di esotismo fino alla stravaganza.La storia racconta di una famiglia armena che attraversa la tragedia del genocidio ordinato da due dei “triumviri” del regime dei “giovani Turchi”: Talaat Pascià e Enver Bey. Toccante l’episodio, che mostra la sensibilità dell’autrice, nel riconoscimento a una parte della popolazione turca l’assenza di volontà di persecuzione. A Konya, patria dei “santi” sufi l’osservazione di donne, bambini e anziani ridotti in condizioni pietose mosse a commozione la popolazione, gli ùlema e un console tedesco (la Germania era alleata della Turchia nella Prima guerra mondiale).Nel 1920 la beffa agli armeni, dopo tante persecuzioni: il diritto al riconoscimento ad uno Stato autonomo veniva teorizzato, ma senza conseguenze politiche. Il trattato di Sèvres fu disatteso e la “bestia” del nazionalismo consegnò all’esilio perpetuo gli armeni. A Venezia, le tracce della comunità armena con tesori culturali ancora intatti.Pietro Caruso

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V.V

 
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