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09. 05. 2021 : “Io non sarò complice di questo crimine”. Citazioni dal libro di Pietro Cuciukian!
“Io non sarò complice di questo crimine”. Così dichiarò Hüseyin Nesimi Bey, governatore del distretto di Lice, nell’impero ottomano nel 1915.
E quindi cercò di fare tutto quello che poteva per salvare gli armeni dalla ferocia ottomana che nel giro di pochi anni sterminò circa 2 milioni di persone.

Lui era musulmano, di tradizione sufi, e non esitava a considerare quello che stava succedendo agli armeni un vero e proprio genocidio, contrario alla morale, alla legge, alla religione. A tutte le religioni. Per questo non solo rifiutò di trasformarsi in una pedina di quell’ingranaggio mortale, ma cercò come poteva, di salvare quanti più armeni possibile. Si racconta che convinse diversi anziani musulmani a contrarre falsi matrimoni con le ragazze armene, cristiane, in modo da proteggerle dal folle piano genocida ottomano. Perché quando gli arrivarono i primi ordini di deportazione, Hüseyin Nesimi Bey capì che il peggio stava per arrivare. Quasi seimila armeni dovevano essere deportati dal governatorato di Lice per essere avviati nelle terribili marce nel deserto che conducevano inesorabilmente alla morte. Lui non poteva opporsi apertamente all’ordine, sarebbe stato inutile e controproducente, ma decise di impedire che almeno i 5980 armeni del suo distretto fossero uccisi. Così accompagnò lui stesso i deportati nelle lunghe marce, per assicurarsi che venissero poi consegnati a persone sicure, che li avrebbero nascosti e protetti.
Anche il genocidio armeno, infatti, ha i suoi Giusti: persone che hanno rischiato moltissimo, pur di salvare vite umane. C’era chi assumeva gli armeni per renderli indispensabili e salvarli dalla deportazione, chi sposava donne armene solo per proteggerle, chi nascondeva in cantina intere famiglie, sapendo che rischiava moltissimo.

E infatti molti pagarono con la vita il loro altruismo, come ad esempio lo stesso Hüseyin Nesimi Bey, che il 15 giugno 1915 venne barbaramente ucciso per ordine del governatore Rechid Bey (tra i primi responsabili dei massacri degli armeni). E come lui ci furono altri funzionari dell’impero ottomano che si opposero fieramente a questo progetto folle di sterminio.
Ad esempio, il prefetto di Mardin, Hilmi Bey, rispose espressamente a Rechid Bey che gli ordinava di arrestare i notabili armeni: «Io non sono un uomo senza coscienza, non ho nulla contro i cristiani di Mardin, non eseguirò questi ordini».
Ad esempio Mustafa Aga Azizoglu: era il sindaco di Malatya, cittadina nell’Anatolia orientale dove c’era una fiorente comunità cristiana, e nascondeva gli armeni in casa sua. Anche lui come Hilmi Bey e Hüseyin Nesimi Bey pagò con la vita il suo coraggio e la sua rettitudine morale, ma quando gli chiesero perché rischiasse la vita per proteggere degli infedeli, rispose, indicando il cuore: «Se ci si pone questa domanda, tutta la verità è scritta qui».
Già, perché in tutti gli orrori della storia, ci sono sempre (per fortuna) delle persone che brillano come fari, e con il loro altruismo e il loro coraggio restituiscono la fiducia nel genere umano. Anche nei periodi più bui come è stato il drammatico genocidio armeno, di cui si parla ancora oggi sempre troppo poco.
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La farfalla della gentilezza

(Le citazioni sono tratte dal libro di Pietro Kuciukian I disobbedienti – Viaggio tra i giusti ottomani del genocidio armeno, Guerini e Associati, Milano 2016. In foto: Hüseyin Nesimi Bey)

Vartanian

 
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