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07-Mag- 2012 - San Taddeo e IO - Cari Amici, non sono praticante, sono laico ma con una mia struttura culturale della croce. Io non faccio il segno della croce perché non so nemmeno farlo. Frequento le chiese e i luoghi di culto di tutte le religioni.
Cari Amici,
non sono praticante, sono laico ma con una mia struttura culturale della croce. Io non faccio il segno della croce perché non so nemmeno farlo. Frequento le chiese e i luoghi di culto di tutte le religioni.
I miei amici e le mie sorelle sono molto credenti e sono scocciati dal mio comportamento.
Le mie mani sono unte di sacralità della tomba di San Giuda Taddeo, cugino carnale di Gesù perché figlio della sorella di Maria Vergine.
San Taddeo è stato decapitato 48 anni dopo la morte di Gesù perché era caduto in mano agli Assiri Zoroastriani che professavano una fede diversa da quella iranica. Gli Assiri lo consideravano uno sciamano e quindi non consono alla loro professione di fede.
Sulla sua tomba è incisa la data del 301 per uniformarsi al riconoscimento del cristianesimo come religione di Stato dell’Armenia.
San Taddeo venne in Iran a seguito dell’invito da parte dell’impero Arsacide (Ashkanian in persiano, Artashuni in armeno) per curare la grave malattia che affliggeva l’imperatore della Persia. L’invito è partito con un manoscritto del portavoce Anania dalla corte di Re Abkar, re dell’Armenia e cugino dell’imperatore della Persia, ed è arrivato a Gesù per invitarlo a venire a guarire l’imperatore. Gesù declina l’invito per i suoi impegni nel paese indicando suo cugino Giuda Taddeo che era già un guaritore. Egli lascia quindi moglie e figli per recarsi in Persia. Riesce a guarire l’imperatore che lo ricompensa con il dono di un tempio zoroastriano che San Taddeo può usare per le sue prediche.
Il tempio era situato su un altopiano e come tutti i templi zoroastriani era scoperto per permettere a del fumo di uscire. Questo era il segnale per i fedeli delle zone circostanti che l’ora delle prediche stava iniziando, paragonabile al suono delle nostre campane.
Questo edificio senza tetto non era pienamente usufruibile quindi su quel basamento vennero costruite, nel tempo, delle coperture che si perfezionarono nel ‘600, chiudendo gli ambienti sottostanti con delle cupole. Allora la cupola più facile da costruire e più stabile ai fini dei terremoti e altre serie di intemperie, era la forma a cono.
Così da quella struttura, nasce la tradizionale chiesa armena che poi si amplia per altre esigenze funzionali, aggiungendo altri spazi, attraverso altre coperture quali absidi, corridoi centrali e laterali che chiudono la planimetria di questa prima chiesa che diventerà anche monastero.
L’edificio originario era recintato da alte mura e all’interno del cortile si affacciavano moltissime aule che erano adibite a studi, dormitori, laboratori, frantoi, panifici, praticamente un agglomerato autonomo, costruito soprattutto per autodifesa.
San Gregorio Armeno cresce studiando in questa scuola e viene battezzato là insieme alla zia.
Quando Longino dà il colpo finale con la lancia al costato di Gesù e vede uscire l’acqua anziché il sangue, si spaventa. Questo incidente lo impressiona a tal punto che scappa e parte per raggiungere San Taddeo in Iran, sempre con il pugnale ben stretto a sé.
Incontra San Taddeo e gli racconta il fenomeno accadutogli. A quel punto viene battezzato anche lui. Questa lancia, diventata universamente sacra, viene trasferita a Geghard e nascosta in una grotta. Intorno al ‘300, un ricco commerciante armeno decide di trasformare quel sito in un complesso monastico, scavato unicamente nella roccia, e che oggi forma il trittico di chiese rupestri dell’attuale monastero di Geghard. Infatti, la Sacra Lancia di Longino verrà chiamata Gheghard, dal nome della grotta. E quando viene costruita la città santa di Echmiadzin sede del Catholicos, là viene trasferita la Sacra Lancia.
Infine, nasce la tradizione per la quale ogni 15 maggio, sopra il corso dell’acqua che scorre nell’ampio complesso monastico, i pellegrini si purificano con quell’acqua e adorano la Sacra Lancia. In quel periodo la si trasferisce dal Museo di Echmiadzin alla cattedrale del trittico Gheghard e la si espone alla venerazione dei fedeli per 15 giorni durante il mese di maggio.
Il monastero di San Taddeo si trova nella Provincia di Cialdiran a circa 10 Km da Tabriz. la lapide commemorativa è esposta sul lato a valle mentre il sarcofago si trova all’interno del monastero, esattamente dove è stato decapitato San Taddeo ovvero sul lato sinistro dell’altare principale della Chiesa.
Una curiosità riguarda il Monte Ararat, visibile dalla strada di confine per chi si reca in pellegrinaggio al Monastero di Khor Virap, con i suoi due coni, chiamati i due fratelli: Sis, il monte piccolo e Masis, il monte grande. Questi due coni nel tempo sono diventati l’emblema della raffigurazione conica dell’Ararat sulle cupole delle chiese e sul copricapo dei sacerdoti apostolici.
Il Condottiero Holagu Khan (figlio di Gengis Khan) quando arriva alla fortezza di San Taddeo inizia a saccheggiarla, cercando il tesoro nascosto, le munizioni e devastando un po’ tutto ma senza trovare quello che cerca. La moglie e la figlia, di fede cristiana, quando vedono la croce di San Taddeo capiscono di trovarsi in un luogo sacro ai cristiani e lo fermano. E il bottino fatto, costituito dai vasti terreni circostanti vengono lasciati al Monastero quale pentimento e riparazione per le distruzioni apportate. I riferimenti di questa vicenda si trovano nella biblioteca del Patriarcato Armeno di Tabriz, secondo quanto riferito da Emile Hakopian, generale dell’esercito iraniano, nel suo libro Il Monastero di San Taddeo pubblicato a Teheran nel 1999.
Ghara Kelisa, non significa nero a causa delle pietre laviche della parete lato valle del Monastero come definito e scritto in lingua azera, Kara kelisa, ma è un termine mongolo che significa grande chiesa. Persino i nomi dei villaggi circostanti, per esempio Kara Malik, Grande Proprietà, Kara Khan, grande Khan oppure Karakhanian, che è un cognome molto usato dagli armeni o Amir Khanian, dove la desinenza Kara ha il significato di grande.
Dopo questo viaggio e questa devastazione, gli eserciti di Holagu Khan proseguono e conquistano i territori dell’attuale Turchia.
Sopra la tomba di San Taddeo nel lato interno, sul lato destro dell’altare, luogo del suo martirio, sarcofago alto circa 50 cm, largo 80 e lungo 160 cm, all’altezza di 80 cm c’è un ripiano con la sabbia dove mettere le candele. Dietro questo, c’è un passaggio come una stretta canna fumaria di 80 cm di diametro e lunga 2 metri e alta 60 cm, un nascondiglio detta forziere dove si tenevano le armi e il tesoro degli armeni insediati in questo monastero/fortezza. Il cunicolo era senza illuminazione ma con dei fori di grandezza di un dito per far passare la luce esterna e la fuoriuscita del fumo delle candele. Sull’altro lato della tomba, c’è una parete costruita con le pietre nere vulcaniche trasportate dalla città di Khoy, con un’alta resistenza alle intemperie lato valle. Oltre la vallata esiste un cimitero formato da tanti sassi che rappresentano ognuno un martire armeno rimasto senza nome. Durante gli assalti, i saccheggi e le guerre, solo 5 tombe hanno un nome e una lapide con l’indicazione delle date. Spesso i nipoti sopravvissuti vengono in questo luogo e adottano un sasso in ricordo di un parente. Io ho assistito e dialogato con i parenti ascoltando le loro storie e la loro provenienza. Nel mio ultimo incontro, ho dialogato con una famiglia proveniente da Urumiyeh che ricordava un suo nonno che durante i massacri e le deportazioni non hanno avuto degna sepoltura.
Le reliquie di San Gregorio (Grikor Lusavorich, l’Illumiunatore, si trovano a Napoli nella relativa Chiesa di San Gregorio Armeno mentre i suoi arti sono stati donati ad alcune chiese armene.
Tornando alle origini del Tempio, intorno al ‘300, la zia di San Gregorio Armeno, che era benestante, lo adottò quando egli perse entrambi i genitori e all’età di 12 anni lo portò in Iran direttamente sul luogo dove San Taddeo aveva costruito la sua dimora, che nel frattempo era diventata una scuola di manoscritti e traduzioni dal greco per far propagare la testimonianza della cristianità.
Una volta battezzato, da adulto, quando finisce gli studi, Gregorio si trasferisce in Armenia dove viene arrestato da Tirdate III con l’imputazione di aver tradito la religione zoroastriana armena di allora, adottando la fede cristiana. Viene imprigionato per 13 anni in un pozzo profondo, detto Khor Virap, senza luce. In questa prigionia però la sorella di Tirdate III lo nutre di nascosto.
Quando il re viene colpito da una grave malattia di trasfigurazione facciale che gli altera il viso simile al muso di un maiale, nel cercare di guarirlo, non trovano altra persona che San Gregorio che aveva fama di guaritore.
A quel punto, con la mediazione della sorella, San Gregorio si presta alla guarigione ad una sola condizione: il re si dovrà convertire al cristianesimo. Quando avviene la guarigione del re, San Gregorio nel 301 si reca a Garni e davanti al pozzo battezza l’intero territorio armeno, spruzzandolo di acqua santa.
Dopo la cristianizzazione dell’Armenia, il re Costantino invitò a Roma il re Tirdate III che a sua volta, su richiesta di San Gregorio, pone come condizione al re Costantino di convertirsi al cristianesimo. Intorno al 311, Trdate III con tutta la delegazione armena che lo accompagna, venendo dal nord per entrare al centro di Roma attraversa il Ponte Milvio. Il re Costantino accetta la richiesta di Tirdate III e si converte al cristianesimo nel 311. Nel 336, anche l’Impero Romano diventa cristiano.
Per ricordare l’episodio del passaggio della delegazione armena su Ponte Milvio, è stata creata una targa in bronzo che lega tre ponti in un tri-gemellaggio cristiano tra l’Iran, l’Armenia e Roma. L’opera è stata ideata e realizzata da me con il patrocinio e la sponsorizzazione morale dalle ambasciate iraniana e armena e dal Comune di Roma, tramite la XX Circoscrizione. La targa è stata affissa all’interno della torre costruita dal Valadier sul Ponte Milvio.
Nel 2000, al momento dell’installazione della targa, erano invitate tutte le scuole della Circoscrizione che sono venute ad assistere al rito armeno apostolico della benedizione della targa in memoria del passaggio sul ponte della cristianità a Roma.
Contemporaneamente sono state litografate 240 copie di questa targa firmate da me, per essere distribuite nelle scuole, nei musei e nelle eventuali chiese. La targa commemorativa oltre ad avere riprodotto le immagini dei tre ponti, riporta la storia del passaggio della cristianità nelle tre lingue italiano, armeno e persiano.
I tre ponti sono:
Ponte Milvio, Roma. È stato chiamato per lungo tempo Ponte Mollo perché inizialmente era costruito in legno e galleggiava sul Tevere per tenere in collegamento le due sponde. Ma era anche una forma di sicurezza militare per la difesa di Roma da invasioni esterne in quanto veniva levato in caso di pericolo.
Ponte Allahverdikhan, con 33 arcate e su tre piani – Siyosepol, a Isfahan, Iran.
Ponte Alaverdì, a Sanahin, Armenia

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CENNI SULL’ARCHITETTURA ARMENA , TENTATIVI PER CONOSCERE LE RADICI DELLA ARCHITETTURA CRISTIANA IRAN VISTO DALL’ ARCHITETTO ARCH VAHE’ MASSIHI VARTANIAN Tradotta e stampata nelle riviste dell’ Arcitettura in IRAN

V.M. Vartanian

 
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