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14 Ap. 2015 . Senatrice Soliani ci scrive per il genocidio degli armeni - e basilica di San Pietro della domenica 12 Aprile della cerimonia centenaria;
Il genocidio armeno, tra spiritualità e politica
dichiarazione sul genocidio armeno di Albertina Soliani, Fondatrice dell'Associazione Parlamentare "Amici dell'Armenia"
Il centenario del genocidio armeno sta scuotendo il mondo.
Le parole di Papa Francesco domenica scorsa nella Basilica di San Pietro scaturivano dalla responsabilità spirituale nei confronti della verità e della sofferenza, ieri del popolo armeno, oggi delle comunità cristiane perseguitate, ma immediatamente hanno coinvolto la coscienza dell'intera umanità e hanno chiamato in causa la responsabilità della politica, di ieri e di oggi.
Era necessario, era inevitabile. Sul silenzio e sulla reticenza non si costruisce il futuro. Lo stesso silenzio, la stessa reticenza che allora, pur sapendo, non impedirono lo sterminio.
Io ero nella Basilica e lì ho sentito presenti il mondo e la storia.
Quando, dieci anni fa, ho costituito per la prima volta nel Parlamento italiano l'Associazione Parlamentare "Amici dell'Armenia", sapevo che profonde erano le ragioni storiche, culturali e spirituali dell'amicizia tra i nostri due popoli, ma sapevo soprattutto che era urgente l'azione consapevole della politica per la riconciliazione tra la Turchia e l'Armenia. Poteva essere il segno di una strategia per nuovi equilibri nell'area, per più solide prospettive di sviluppo, di cooperazione, di pace. Una strategia che avrebbe costituito un esempio, soprattutto nel Medio Oriente, per il superamento dei conflitti.
Quelli erano gli anni dell'allargamento verso i Paesi dell'Est dell'UE di Romano Prodi, vennero poi i protocolli del 2008 e l'apertura di un nuova fase tra Turchia e Armenia, presto affievolitasi. Ho sempre sostenuto che l'ingresso della Turchia nell'UE avrebbe avuto il significato politico di rafforzare i valori che sono alla base della costruzione europea.
Si riparta di lì, come ha opportunamente indicato in queste ore l' Alto Rappresentante dell'Unione Europea Federica Mogherini. Il dibattito di oggi, così acceso ma anche così necessario, è un'occasione straordinaria per la ripresa di un disegno politico di grande rilevanza per l'Europa, per tutta l'area mediorientale, di fronte ai rischi così evidenti di conflitto e di violenza, per il mondo intero.
"Chi non grida con gli ebrei non può cantare il gregoriano", ci ha ammonito Dietrich Bonhoeffer. E' così anche nei confronti degli armeni. L'ho ricordato la sera del 9 aprile, giorno del settantesimo anniversario della morte di Bonhoeffer, di fronte al Presidente dell Repubblica di Armenia durante l'incontro con gli amici italiani.
E' ridicolo che la politica pensi di delegare agli storici compiti che sono soltanto suoi.
Il genocidio armeno è un fatto storico, documentato, e fu un fatto politico.
La responsabilità della politica oggi è chiara: dal riconoscimento del genocidio del popolo armeno la politica può cambiare la storia presente. Riconoscimento, riconciliazione, una prospettiva politica fondata sui valori di umanità: il ruolo dell'Europa è oggi decisivo, e in essa il ruolo dell'Italia.

V.V

 
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