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Il canto del pane di Daniel Varoujan
GUERINI E Associati
LA RICCHEZZA DI UNA CASA EDITRICE CONSISTE NEI SUOI AUTORI E NELLE LORO OPERE

Classica

Collana coordinata da Pierluigi Panza

Una raccolta di testi della filosofia e della letteratura di tutti i tempi, per riscoprire un
patrimonio di “saperi e riflessioni” sempre attuali.


Il canto del pane

di Daniel Varoujan

a cura di Antonia Arslan

DALLA PENNA DI DANIEL VARoUJAN - ASSASSINATO NEL 1915 AGLI INIZI DELL’OLOCAUSTO ARMENO, ALL’ETÀ DI 31 ANNI – VIENE UN «CANTO» CHE RIDÀ ALLA POESIA TUTTA LA SUA IDENTITÀ.


Le ballate popolari non vengono cantate più. Oggi non sappiamo più bene cosa sia la poesia: e quando la cerchiamo, definiamo come poesia qualsiasi cosa che non sia tecnica, pratica o scientifica. Ma dall’Oriente ci è stato tramandato un documento che rende alla poesia la sua folgorante differenza dagli altri studi umanistici e dalle altre arti.

L’opera del grande poeta armeno Daniel Varujan potrebbe essere chiamata il «Canto dell’uomo intero», dell’uomo in cui la semplicità terrestre e le potenzialità celesti fanno un tutto armonioso, anzi un tutto di armoniosa reciprocità.

Nel Canto del pane queste due parti dell’uomo si richiamano vicendevolmente, e vicendevolmente si
arricchiscono, facendo di lui una sorta di canone musicale, in cui l’individualità e l’eternità s’intrecciano in un canto polifonico. È in questa armonia – che ci può forse ricordare Dante, e il suo itinerario a Dio attraverso la creazione – che la poesia si distingue: l’occhio del poeta, infatti, non vede l’eternità distaccata, lontana, o scissa, ma scopre l’eternità come dimensione di ogni singola componente dell’universo, come sangue del misterioso palpitare della vita.
Pubblicata postuma nel 1921, per la prima volta in Italia nel 1992, questa straordinaria raccolta di poesie giunge oggi alla settima edizione.

Una nuova prefazione, firmata proprio da Antonia Arslan, racconta la genesi di questa pubblicazione:
“Correva l’anno 1992. Andai a trovare il mio caro amico, e compagno di tante libresche avventure, Angelo Guerini. Gli portavo un piccolo libro dalla storia tragica e dal destino eccezionale:

Il canto del pane dell’armeno Daniel Varoujan: una raccolta incompiuta di 29 straordinarie poesie, una più intensa e musicale dell’altra, uscita quando l’autore era già da sei anni polvere e cenere nel deserto d’Anatolia.

Mi ero innamorata di Varoujan leggendo alcune delle sue liriche in francese, e sentendole recitare in armeno. Mi pareva di sentire come una musica ipnotica e intossicante provenire da quei versi, di capire finalmente col cuore e con la mente la forza struggente della mia eredità di sangue, e il pianto di un intero popolo che muore come morì il suo poeta, rapito di notte ai suoi familiari, caricato insieme a tanti altri armeni di Costantinopoli su un treno che viaggiava verso un ignoto destino: di morte, certo, ma in modi e tempi che per tanti anni rimasero sconosciuti, sepolti dall’oblio che aveva ricoperto la tragedia armena per più di mezzo secolo.”


D. Varoujan, Il canto del pane, a cura di Antonia Arslan, 2014, nuova edizione, pp. 137, €14,50, ISBN 978- 88-6250-515-4.


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