Zatik consiglia:
Iniziativa Culturale:

 

 

Zabol, città bruciata iraniana del 3200 a.C.‎

Tehran - Tutti gli studi compiuti sull'occhio artificiale di 4800 anni fa proveniente dalla Città ‎Bruciata (Shahr-e Sokhteh) sono stati pubblicati su un bollettino bilingue inglese-persiano all'inizio ‎della scorsa settimana.‎
‎"Il bollettino contiene tutti gli studi e tutte le analisi degli esperimenti eseguiti sul bulbo oculare," ‎Mansur Sajjadi, un esperto della Città Bruciata, ha detto alla CHN lo scorso venerdì.‎


http://www.iran.it/index.php?mact=News,cntnt01,print,0&cntnt01articleid=162&cntnt01showtemplate=‎false&cntnt01returnid=205‎

------------

Zabol, città bruciata iraniana del 3200 a.C.‎

http://lapulcedivoltaire.blogosfere.it/2010/11/zabol-la-citta-bruciata.html

-------------------

http://www.itto.org/tourismattractions/?sight=2256 Lago Hamun

-------------------


Parte (2): La Città Bruciata
http://italian.irib.ir/component/k2/item/85339-la-citt%C3%A0-bruciata
Costituisce ancora oggi uno dei misteri del Mondo Antico e non c’è anno in cui non stupisca gli archeologi del mondo con ‎nuove scoperte: è la Città Bruciata, un’altra delle attrazioni uniche al mondo di quella terra di meraviglie che è l’Iran.‎
È uno dei siti archeologici più grandi e più ricchi dell’Era del Bronzo e si trova a sud-est della provincia iraniana oggi chiamata ‎Sistan-Baluchestan.‎
Situata vicino alla città di Zabol, la Città Bruciata ricopre un’area di oltre 300 mila ettari, e non a caso attrae come una sorta di ‎santuario degli archeologi, studiosi e scenziati da tutto il mondo da quasi un secolo.‎
Fondata nel 3200 a.C., la città cadde in rovina nel 2100 a.C. dopo essere stata bruciata(da qui il nome) per ben tre volte e dopo ‎che nessuno ha voluto più ricostruirla.‎
Quattro civiltà l’hanno popolata e i reperti dimostrano che una volta era divisa in questo modo: la parte a nord-est era costellata ‎di distretti residenziali mentre nelle altre parti c’erano aree industriali, un grande cimitero ed edifici religiosi.‎
In realtà non esiste una teoria affermata e collettivamente accettata sulle civiltà che popolarono la Città Bruciata. Alcuni pensano ‎che la città, considerata la sua estensione, fosse la capitale di una antica e fiorente civiltà che visse oltre mille anni sulla riva del ‎fiume Helmand e che aveva relazioni commerciali, politiche e sociali con altre città importanti del tempo allora conosciuto.‎
In ogni caso, è quasi certo che la prima generazione che visse nella Città Bruciata, dimostrano i reperti, stabilì contatti con gli ‎abitanti dell’est e del nord-est dell’Antica Persia, l’Asia Centrale e Quetta, oggi capoluogo di provincia della parte pakistana del ‎Baluchistan.‎
I sigilli scoperti nella Città Bruciata, simili in tutto e per tutto a quelli ritrovati pure nell’isola di Mishmahig in Bahrain, in Kuwait e a ‎sud di Khvarvaran in Iraq, suggeriscono che pure la seconda generazione della città proseguì ad avere scambi rilevanti con i ‎propri vicini.‎
Per quanto riguarda la terza e la quarta generazione degli abitanti della Città, si pensa che concentrarono le reazioni con le ‎regioni a nord e a est del loro territorio per poi ridurre sempre più anche queste.‎
Scoperta e studi archeologici
Lo studioso britannico Orwell Stein fu il primo a rivelare l’esistenza della città misteriosa nel 1915. Una squadra di archeologi ‎italiani, dell’Istituto per gli Studi Orientali e del Medioriente iniziarono gli scavi nella zona nel 1960. Gli italiani portarono alla luce ‎oltre 200 tombe prima che il loro progetto venisse interrotto alla fine degli anni ’70.‎
Nel 1997, gli esperti dell’Organizzazione per il Patrimonio Culturale iraniano hanno ripreso gli scavi nell’antico sito dopo 18 anni ‎di sosta. Gli iraniani iniziarono ad esaminare le zone più colpite dai fatali incendi e più tardi, nel 1999, estesero gli scavi pure alle ‎aree residenziali.‎
Gran parte delle aree scoperte risalgono allo spazio tra il 2700-2300 a.C. ed hanno riportato alla luce centinaia di oggetti ed ‎utensili che sono stati sottoposti allo studio dei ricercatori dell’ICHTO, l’Organizzazione iraniana per il Patrimonio Culturale, ‎l’Artigianato ed il Turismo.‎
Il calice che era un cartone animato
Uno dei reperti più interessanti ed allo stesso emblematici scoperti nella città bruciata è un calice di argilla color crema, trovato ‎nel 1983 da archeologi italiani in una tomba di 5.000 anni fà. L’aspetto straordinario del calice è che ritrae cinque immagini; si ‎tratta di cinque immagini consecutive che mostrano il movimento di una capra che si sta spostando verso un albero per ‎mangiare le sue foglie. In pratica, facendo girare velocemente il calice e guardando le immagini, si può vedere quella che è forse ‎la prima esperienza umane delle immagini animate.‎
La domanda è: la civiltà della Città Bruciata conosceva la tecnica con cui oggi noi produciamo i cartoni animati? Probabilmente ‎non lo sapremo mai. Il regista iraniano Mohsen Ramezani ha girato un documentario di 11 minuti, intitolato “L'albero della Vita”, ‎ed in questo ha usato le illustrazioni sul calice per mostrare la circolazione delle capre selvatiche verso un albero. Le immagini ‎del calice, immortalate da quel memorabile documentario, sono state adottate come simbolo della ASIFA, l'Associazione dei ‎realizzatori di film animati iraniani. Gli scavi nella città hanno portato alla luce reti da pesca e uncini, il chè significa che la pesca ‎era una delle attività importanti; ciò è testimoniato anche dai “pesci” visibili sui vasi di terracotta ritrovati.‎
L’occhio artificiale delle principessa e la conoscienza inverosimile della medicina
Nel Dicembre 2006, però, gli archeologi hanno trovato un’altra cosa che ha lasciato di stucco il mondo intero inducendo gli ‎studiosi a fare nuove teorie sul grado di sviluppo e la raffinatezza della civiltà che popolò la Città Bruciata.‎
Si trattava di un bulbo oculare artificiale: la primo protesi all’occhio utilizzata dall'uomo. L’occhio artificiale apparteneva allo ‎scheletro di una donna di 1.82 cm, una donna che era quindi molto più alta di quelle normali del suo tempo e che sarebbe vissuta ‎tra il 2900 ed il 2800 a.C.‎
Ebben, il bulbo oculare aveva una forma emisferica con un diametro di poco più di 2,5 cm ed era stata fatta di materiale molto ‎leggero. La superficie era coperta con un sottile strato d'oro, inciso con un cerchio centrale per rappresentare la pupilla. L'occhio ‎veniva tenuto fermo con un filo d'oro, che passava attraverso piccoli fori realizzati su entrambi i lati dell'occhio. Studi ‎micorscopici hanno dimostrato che il bulbo oculare veniva indossato dalla sua proprietaria in vita.‎
In altre parole se vivevi nel 2800 a.C. in Iran c’era la tecnologia e la scienza per potersi fare una protesi all’occhio!‎
Ma non è l’unica scoperta incredibile sulle capacità degli abitanti della Città Bruciata nel settore della medicina.‎
Un’altro scheletro ritrovato ha rivelato che gli abili medici del tempo avevano condotto un intervento chirurgico per curare un ‎problema di idrocefali contratto da una bambina di 13 anni.‎
Il Backgammon più antico del mondo
Tra gli altri oggetti preziosi che il sito ha dato alla luce vi è il più antico Backgammon del mondo, con tanto di dadi e semi di ‎cumino usati per giocare, nonché numerosi reperti che testimoniano la bravura degli abitanti della città nella lavorazione dei ‎metalli.‎
L’altra avvincente ed allo stesso tempo misteriosa attrazione del sito è il palazzo di 17 stanze scoperto nel 1999, un palazzo che ‎doveva essere un luogo pubblico per via delle sue larghe scalinate e per via dei sigilli, dei pezzi di stoffa e degli utensili di legno ‎e metallo che contiene.‎
Nei dintorni della città vera e propria, inoltre, sono stati trovati altri 100 centri che secondo gli studiosi sono i villaggi che ‎circondavano la città principale.‎
La società in cui le donne vivevano il doppio degli uomini
Anche se oggi il clima della regione è secco ed arido, gli esperti dicono che al tempo dell’esistenza della città il clima era fresco ‎e moderato e la vegetazione era rigogliosa ed erano diffusi alberi come il salice piangente, l’acero e il pioppo bianco.‎
La prima fase degli scavi ha portato alla luce tubature idriche sotterranee di argilla che attraversano in lungo ed in largo tutta la ‎città e gli studi hanno mostrato che il fiume Helmand e suoi molti rami irrigavano le piantagioni della città.‎
Gli esperti stimano intorno a 20.000 le tombe presenti nel cimitero della città, scoperto per la prima volta nel 1972. Le tombe ‎hanno dato il maggior numero di informazioni sullo stile di vita e la società di questa antica e sconosciuta civiltà.‎
La tomba più antica trovata appartiene ad una donna di 60 anni e la domanda più grande sulla società della Città Bruciata è ‎proprio sulle donne. Come vivevano? Su di loro i reperti, sono decisamente insoliti.‎
Intanto, gli studi hanno dimostrato che la femmine della Città Bruciata vivevano molto di piu dei membri maschi della loro ‎Comunità. Nel giugno del 2009, gli archeologi iraniani hanno annunciato che gli uomini della città morivano tra l'età di 35 e 45 ‎anni, mentre le donne di solito superavano gli 80 anni. Qual’era il segreto di questa longevità femminile? Gli studiosi spiegano ‎anche che la popolazione femminile era certamente superiore a quella maschile. La popolazione complesiva della Città variava ‎tra le 5 mila e le 6 mila persone.‎
L’altra scoperta sulle donne è che alcune di loro hanno al dito degli anelli con dei segni di riconoscimento, che probabilmente ‎indicano la dinastia nobiliare o il ruolo politico o sociale svolta dalla donna in questione. Ad ogni modo, l’insieme dei reperti ‎ritrovati non lascia perplessità sul fatto che le donne, in quella civiltà, avevano un ruolo del tutto particolare.‎
Un popolo di agricoltori ed artigiani
Gli studi archeologici ci aiutano ad immaginare la Città Bruciata come una raffinata città di agricoltori ed artigiani che avevano ‎trasformato la loro terra in un importante centro industriale ed artistico. I gioielli e gli accessori di bellezza considerevole trovati ‎nel sito testimoniano la creatività degli artigiani e soprattutto il raggiungimento di tecniche avanzate per la lavorazione dei metalli ‎e degli altri materiali.‎
Nelle tombe sono state ritrovate collane d’oro nelle quali sono state incastrate pietre preziose azzurre; l’esame attento dei gioielli ‎ha rivelato che le lame usate dagli orefici per tagliare il metallo prezioso avevano uno spessore di meno di un millimetro.‎
Un numero di pentole sono state rinvenute con tracce di vernice, suggerendo che la gente della Città Bruciata ci sapeva fare ‎anche con la pittura dei vasi di Creta. In genere, sono tante le ciotole, le tazze e le brocche d'acqua di terracotta ritrovate.‎
La religione
Tenendo presente che gran parte degli accessori e dei vasi ritrovati nel sito si trovavano nelle tombe, gli archeologi dicono che ‎gli abitanti della Città Bruciata credevano nella vita oltretomba e per questo venivano sepolti con vestiti, posate, utensili, per non ‎rimanere senza nella vita dell’aldilà.‎
In alcune tombe sono state ritrovate pure tracce di aglio e secondo alcuni archeologi, come avveniva in altre civiltà, anche questa ‎gente pensava che l’aglio allontanasse gli spiriti maligni. L’area tombale veniva inoltre coperta con frammenti di vasi, come se ‎questo venisse usato per fare una sorta di pavimentazione.‎
Le fabbriche e l’industria
I diversi tipi di vasi di terracotta, gli utensili di pietra, le stuoie di paglia, i tessuti e i mosaici scoperti mostrano che la Città ‎Bruciata erano un centro industriale rilevante del suo tempo. Gli studiosi stimano che fossero 12 le fabbriche nell’area della città ‎principale. Gli studi condotti sui denti degli scheletri ritrovati rivelano che gli artigiani della città usavano abitualmente i denti ‎come utensile per la tessitura di cesti ed altri oggetti artigianali prodotti con le canne che sorgevano sulla riva del lago Hamoun.‎
Un popolo pacifico che scomparve misteriosamente
La cosa certa è che gli abitanti della Città Bruciata erano molto pacifici e non erano assolutamente un popolo di guerrieri. La città ‎è priva di mura e fortificazioni, niente armi ritrovate, un’altro aspetto misterioso della civiltà raffinata e strana di questa Città.‎
Ma qual’è il nome autentico di questa Città e qual’è il nome della Civiltà che l’ha creata e che aveva usi e costumi così singolari?‎
Ma come e perchè la Città venne bruciata per tre volte e scomparì per sempre.‎
È questa la più grande domanda ed il mistero alla quale gli archeologi non sono ancora riusciti a dare una risposta.‎
http://guide.supereva.it/fantarcheologia/interventi/2006/02/244089.shtml

V.V

 
Il sito Zatik.com è curato dall'Arch. Vahé Vartanian e dal Dott. Enzo Mainardi;
© Zatik - Powered by Akmé S.r.l.