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SALA DEL DIOCESANO PIENA PER ASCOLTARE LA SCRITTRICE- Antonia Arslan conquista il pubblico di Feltre
da IL GAZZETTINO
Domenica 6 Febbraio 2011,
Italiani solidali con gli armeni e campioni di ospitalità fin dal Medio Evo quando mercanti e monaci frequentavano la nostra penisola. Parola di Antonia Arslan che venerdi¬ al Museo diocesano di Feltre si è intrattenuta sull’ospitalità che il tema della mostra allestita fino al 30 agosto. La celebre autrice de l’«La masseria delle allodole» ha parlato con il cuore in mano a un folto e attento pubblico: ha ricostruito l’identità culturale del suo popolo e rievocato la drammatica vicenda degli armeni esuli e traumatizzati sopravissuti al genocidio turco del 1915.
Di recente Arslan è riuscita a reperire nuove testimonianze e ad aggiungere preziose tessere a questa pagina di storia che in Turchia ancor ad oggi cancellata dai negazionisti. Gli armeni da sempre sono stati un ponte tra oriente e occidente, grandi traduttori di opere antiche come si può vedere all’isola di San Lazzaro (Venezia) che fu loro donata ed è sede della terza collezione più importante al mondo di manoscritti. Nella Repubblica veneta fin dal XI secolo gli armeni erano di casa ricevendo benefici dai Dogi come dimostrano il caso dei Sheryman che vi trasferirono l’attività commerciale o ancora Ca’ Zenobio che fu collegio fino al 1997 nel quale studiarono generazioni di studenti provenienti dall’Armenia. Nel 1922, nella loro diaspora, armeni si rifugiarono a Smirne dove furono ancora vittime del devastante incendio di questa città contesa tra turchi e greci: stretti tra il mare e le fiamme alle spalle si salvarono perché presi a bordo solamente dalle navi italiane.
& nbsp; Oggi la più folta comunità armena si trova in California perché il posto geograficamente più lontano dalle ferite della terra di origine: 30 stati su 50 negli Stati Uniti riconoscono ufficialmente il genocidio armeno, proprio come fa fatto il consiglio comunale di Feltre e Belluno a fine anni Novanta. L’atmosfera dell’ intenso pomeriggio la stata suggerita anche dalla voce, la musica e il canto di Elisabetta de Mircovich e Claudio Mei accompagnati dal liuto di Maurizio Da Col.

Vahè Vartanian

 
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