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"LA GIORNATA DELLA MEMORIA SIA PER TUTTI I GENOCIDI".
OGGI GIORNATA DELLA MEMORIA. CIRCOLANO ANCORA I VELENI DI AUSCHWITZ da Avvenire.it
Ricordiamo e vigiliamo È elementare bisogno di civiltà

MARCO IMPAGLIAZZO
M artin Buber nel 1938 scriveva: «Noi siamo una comunità basata sul ricordo. Il comune ricordo ci ha tenuti uniti e ci ha permesso di sopravvivere». Il filosofo austriaco si riferiva agli ebrei, uniti nel corso dei secoli nonostante la diaspora e l’ostilità che li circondava. Ma la sua affermazione è forse valida per l’umanità nel suo complesso, perché non c’è futuro senza memoria. La celebrazione della Giornata della Memoria non è una commemorazione di circostanza, che rischia di logorarsi con il passare degli anni. Quel 27 gennaio 1945, data in cui il campo di sterminio di Auschwitz fu liberato, non è un giorno lontano, al quale tornare brevemente con la memoria ogni anno per un dovere etico, che in Italia è stato formalizzato undici anni fa con una legge dello Stato. È molto di più, perché ricordare, in questo caso, è anche vigilare.
Dalla storia del primo Novecento è necessario cogliere un insegnamento decisivo: la Shoah
è stata possibile perché il veleno dell’odio razzista aveva invaso tanti cuori, armato tante mani, reso indifferenti molti di fronte alla sofferenza dell’'altro', considerato diverso da sé. La
Shoah
è stata possibile anche perché la guerra mondiale aveva travolto ogni senso di umanità. Così come durante la prima guerra mondiale fu possibile lo sterminio degli armeni in Turchia. Un’Europa avvelenata dal razzismo e sfigurata dalla guerra ha permesso lo sterminio di una parte della sua popolazione, milioni di individui uccisi in nome di una loro presunta inferiorità razziale, uomini, donne, vecchi e bambini. È sempre necessario tornare con il pensiero, con la riflessione e anche con lo studio a ciò che è avvenuto in quegli anni. Nella Giornata della Memoria, risuona l’imperativo della tradizione ebraica: Zachor,
ricorda! Oggi ricordiamo i sei milioni di ebrei uccisi nella Shoah. Ricordiamo le centinaia di migliaia di rom e sinti inghiottiti nel
Porrajmos
('divoramento'), soprattutto ad Auschwitz, perché ritenuti dai nazisti asociali e inferiori. La Shoah
ha trasformato in maniera indelebile la storia e il volto dell’Europa, in particolare dell’Europa orientale, spazzando via un intero mondo. Tuttavia dalle ceneri di Auschwitz è anche sorto il sogno di un’Europa in pace, senza confini e divisioni e ha preso avvio il processo dell’unificazione europea. La Giornata della Memoria spinge a costruire un mondo in cui non ci siano più persone discriminate per la loro etnia o per la loro religione e, al tempo stesso, è costruzione di una memoria collettiva, condivisa, che sia immune al virus del revisionismo. Per le nuove generazioni, nate e cresciute in un tempo di democrazia, l’Europa del periodo nazista può apparire così inverosimile da risultare irreale. Oppure può esser vista come una parentesi tragica della storia europea, un incredibile errore di percorso frutto di un impazzimento collettivo, dunque irripetibile. In questo modo, però, si finisce con il credere che ciò che è accaduto non ci appartenga, non sia la nostra storia. È una visione rassicurante, che fa abbassare la guardia.
Ma è anche un’idea pericolosa, perché il razzismo e l’antisemitismo continuano a inquinare le nostre società europee.
Preoccupa la diffusione dell’antigitanismo in Paesi come l’Ungheria e la Romania, ma anche nell’Europa occidentale. Il nostro continente non ha fatto i conti con lo sterminio nazista di rom e sinti, semplicemente l’ha rimosso. Oggi l’ostilità nei loro confronti è generalizzata in Europa ed è un allarmante indice di come le nostre società rifiutino ancora l’'alterità', vera o presunta che sia. Primo Levi, spiegando di aver scritto Se questo è un uomo
di getto, affermava: «Il bisogno di raccontare agli 'altri', di fare gli 'altri' partecipi, aveva assunto fra noi, prima della liberazione e dopo, il carattere di un impulso immediato e violento, tanto da rivaleggiare con altri bisogni elementari».
Non per tutti è stato così: alcuni, come Settimia Spizzichino, ebrea romana sopravvissuta ad Auschwitz, hanno impiegato anni per trovare la forza di raccontare. Troppo doloroso era tornare con la memoria alla prigionia nel lager, ma ancor più urgente, infine, si è rivelato il bisogno di comunicare agli 'altri', a coloro che non avevano vissuto direttamente quella tragedia. Ora che, a distanza di quasi settant’anni, la generazione dei testimoni sopravvissuti alla Shoah ,
si va esaurendo, l’urgenza di fare memoria non è certo minore. Perché solo ricordando e vigilando potremo epurare la nostra cultura da ogni razzismo.


La proposta - Claudio Carminati, vuole aprire un dibattito "perché le ricorrenze, per quanto utili, tendono ad assumere, man mano che passa il tempo, una consuetudine priva di umano significato".
"La Giornata della memoria sia per tutti i genocidi"
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Claudio Carminati, lettore di Bergamonews, vuole aprire un dibattito "perché le ricorrenze, per quanto utili, tendono ad assumere, man mano che passa il tempo, una consuetudine priva di umano significato".



Il 27 gennaio, da ormai undici anni, è la ricorrenza del “Giorno della Memoria”.
Come tutti sanno, in questo giorno si commemorano le vittime dello sterminio del popolo ebraico e contemporaneamente si ricordano coloro, che a rischio della propria vita, hanno protetto i perseguitati.
La parola Olocausto deriva dal greco holos "completo" e kaustos "rogo", mentre Shoah significa “distruzione”. Dico questo perché la definizione di olocausto è stata coniata, alla fine del XX secolo, in virtù proprio del senso specifico delle parole originarie ma, per ciò che ho premesso, il termine Genocidio che, come definito dall’ONU, ”…costituisce gli atti commessi con l'intenzione di distruggere, in tutto o in parte, un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso.”, sarebbe, a mio sommesso parere, più completo, omnicomprensivo e indicativo.
Per quanto ciò premesso, e vengo al tema della mia lettera, mi piacerebbe dare alla “Giornata della Memoria” un senso più ampio, oppure si potrebbe pensare di commemorare, attraverso una giornata dedicata, tutte le vittime di Genocidio.
Se si potessero unire le due commemorazioni si darebbe alla ricorrenza un valore ancora maggiore, giacché il genocidio è il peggiore crimine che l'uomo possa commettere, poiché comporta la morte di migliaia, a volte milioni, di persone, e la perdita di patrimoni culturali immensi; non per niente è definito dalla giurisprudenza, un crimine contro l'umanità.
Di conseguenza mi sembrerebbe giusto, in questo o in qualsiasi altro giorno, ricordare anche lo sterminio degli Armeni (1894 e 1915-16) e quello dei cinque milioni di contadini ucraini nel 1932-33, i quasi due milioni di morti in Cambogia (1975-79) per mano dei Khmer Rossi e il milione di Ruandesi sterminati nel 1994, nonché i milioni di morti dovuti allo stalinismo o al nazi-fascismo. Se poi volessimo fare ancora meglio, potremmo ricordare anche il Genocidio dei Nativi Americani e quello dei popoli Africani, per non dire di altri “minori” massacri.
Pongo l’accento sul fatto che tutto questo, sia avvenuto nella quasi totale indifferenza della Comunità Internazionale; ciò da un senso ancora maggiore a quanto sia necessario non dimenticare mai ciò che è avvenuto, nella speranza che, alla fine, la Storia ci insegni a essere uomini migliori e a non commettere mai più simili atrocità.
In conclusione: cerchiamo di dare sempre più rilevanza alla “Giornata della Memoria” e cerchiamo di darle anche un senso sempre maggiore, poiché col passare degli anni le persone che hanno vissuto quella terribile esperienza non potranno più raccontarla e noi tutti potremmo anche dimenticarla.
Invece, la memoria delle terribili storie di tutte quelle persone, ci deve aiutare a costruire un futuro migliore.
Mi auguro si possa aprire un dibattito su quanto da me proposto, poiché le ricorrenze, per quanto utili, tendono ad assumere, man mano che passa il tempo, una consuetudine priva di umano significato e rinnovarle nella loro concezione, può rilanciarne il valore e i principi ispiratori.

Claudio Carminati

S-M.

 
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