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Venezia in pillole... lagunari
di Pietro Del Re
Un percorso attraverso le isole "minori". Sono una trentina, molte ancora misconosciute. Da San Servolo a San Francesco del Deserto, dalla nota Torcello
a San Felice.

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Lazzaretti per allontanare gli appestati e poi manicomi, polveriere, dogane, monasteri, canili o sanatori. Le isole della laguna di Venezia erano una volta luoghi di esclusione e contenimento, di controllo e smistamento. A sentire i veneziani, è questa la stagione più bella per visitarle, perché in autunno le barene e i lidi sabbiosi si colorano di vegetazione rossastra, nei giardini sbocciano le ultime rose e la nebbia comincia a ovattare in un silenzio lattiginoso quelle acque ferme e limacciose. Della trentina di isole che emergono in laguna, ne abbiamo scelte sei, scartando, per citare le più
importanti, quella del cimitero di San Michele, il Lido, Pellestrina, Murano e Burano. Sei isolette: dalla celebre Torcello alla lillipuziana e agreste San
Felice.

Il nostro viaggio comincia sull´isola di San Servolo, che fu ospedale militare ma, soprattutto, manicomio fino all´entrata in vigore della legge Basaglia nel
1978. Nel suo piccolo museo sono esposti gli strumenti di tortura con cui erano trattati i malati di mente: manette e cavigliere, manicotti e camicie di forza, docce «fredde» per l´idroterapia e macchine per l´elettrochoc. Splendida è la spezieria, aperta nel 1712, che ancora contiene centinaia di boccali in
ceramica biancoceleste. Più macabra invece la sala anatomica, con il tavolaccio di marmo per le autopsie, la vetrina con gli strumenti chirurgici e un
campionario di cervelli umani che presentano anomalie di ogni tipo. Proseguendo verso sud, si arriva sull´isola di San Lazzaro dove dal 1717 vive una comunità monastica armena, da quando l´abate Mekhitar di Sebaste chiese asilo al doge della Serenissima per sfuggire in patria alle scimitarre dei turchi. Qui, oltre a una mummia egizia e una biblioteca di centottantacinquemila volumi, va visitata la "cassaforte" dei manoscritti e dei codici miniati: una sala climatizzata con cinquemila opere in persiano, arabo, latino e armeno.

La più antica, un piccolo vangelo, è del VI secolo. Ci dirigiamo adesso verso nord, costeggiando il Lido e lasciandoci sulla sinistra Certosa, Vignole e
Sant´Erasmo, prima di attraversare la bocca di porto e i cantieri del Mose.
Dopo una sosta a Burano eccoci a Torcello, dove sorgono la piccola chiesa bizantina di Santa Fosca e la basilica di Santa Maria Assunta, eretta
dall´esarca di Ravenna nel VII secolo e impreziosita nell´abside e nella parete interna da imponenti mosaici su fondo oro. Per chi volesse pranzare, o anche fermarsi per la notte, c´è la Locanda Cipriani di Bonifacio Brass, il cui nonno andava a caccia con Ernest Hemingway, che qui scrisse Di là dal fiume e tra gli alberi. Per la cronaca, da non perdere è il pesce san Pietro "alla Carlina", un piatto adorato dal presidente François Mitterrand. Da Torcello salpiamo per la più sobria isola di San Francesco del Deserto, recintata da un muro verde di seicento cipressi. Anche questa è un´isola monastica e fu donata ai francescani nel 1233, dopo che il santo di Assisi vi si fermò a pregare di ritorno
dall´Egitto. Ci abitano sei frati, che a turno fanno da guida ai pellegrini e ai visitatori che vogliono scoprire i due chiostri, la chiesa del Quattrocento
e il bel giardino curato dai religiosi. L´isola di San Felice appartiene invece a Claudio Marcello, conte e agricoltore, che vi coltiva una quarantina di
piante da frutto, tra cui i giuggioli (che a Venezia significavano ricchezza, poiché ne possedeva solo chi commerciava con l´Oriente) e quei carciofini
violetti di alcune regioni venete, chiamati castraure. In quella che era un´antica salina è stato realizzato un orto d´altri tempi, come ce n´erano in
ogni isola della laguna, e dove è dolce passeggiare ascoltando le dotte spiegazioni del conte Marcello. Alcune isole sono state recuperate dal degrado
in cui versavano fino a pochi anni fa.

L´esempio più riuscito è la Certosa, dove una cooperativa capeggiata dal giovane imprenditore Alberto Sonino sta creando uno dei poli nautici più importanti dell´Adriatico. Altre isole, invece, sono abbandonate. Tra queste possiamo annoverare Poveglia, Santo Spirito, l´Isola dei cani e Lazzaretto Vecchio:
i loro edifici, alcuni dei quali di grande valore, sono tuttora oggetto di saccheggi e vandalismi.

(27 ottobre 2010)

G.C

 
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