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Il Vangelo oltre l’Eufrate: quando l’Iran era cristiano
AGORÀ 10-11-2009 da AVVENIRE 10/11/09
I n età severiana, quando il cristianesimo stava già diffondendosi nel Medio Oriente, sembra porsi la discussa conversione di Abgar il Grande di Edessa, come ho studiato in un articolo su Aevum 1999 e in Bardesane di Edessa contro il Fato ( Bologna 2009), con ulteriori argomenti.
Tale conversione è testimoniata nel dialogo siriaco noto come Liber Legum Regionum dal personaggio Bardesane, che conosceva bene il re, era stato educato con lui e viveva alla sua corte: «quando il re Abgar credette [ hymn ] » , vietò una mutilazione rituale pagana per la dèa Atargatis, divieto ricordato anche da Eusebio. Per il cristiano Bardesane «credere» può riferirsi solo al cristianesimo; l’uso assoluto del verbo negli autori siriaci si riferisce sempre alla fede cristiana; mhymn’, « credente» , è sinonimo di mšyhy’, «cristiano» . La stessa proibizione della mutilazione pagana è ricordata anche dallo storico contemporaneo Cassio Dione ( 77,12,1), che la presenta come sopraffazione sotto il pretesto di romanizzare gli Osroeni.
Abgar non solo era amico del cristiano Bardesane, ma scelse per suo figlio Ma’nu un istruttore cristiano, Sesto Giulio Africano, amico di Origene e autore dei Kestoí dedicati ad Alessandro Severo, in cui descrive anche le prodezze di Ma’nu e di Bardesane con arco e frecce.
Progettò la Biblioteca del Pantheon per lo stesso imperatore; a Edessa conobbe Bardesane e forse promosse incontri come quello di Giulia Mamea con Origene.
Sesto chiama Abgar hieros , «santo, sacro a Dio» ; negli autori cristiani, hieros indica un cristiano. In base a un’analisi sistematica di tutte le occorrenze di questo termine in greco risulta pressoché certo che, se il cristiano Sesto chiamò Abgar il Grande hieros , ciò significa che lo considerava un cristiano.
E la testimonianza di Sesto, che lo conosceva direttamente – al pari di Bardesane – non è priva di peso. Anche l’epitafio di Abercio testimonia la diffusione del cristianesimo ad Est dell’Eufrate nella seconda metà del II secolo, dove Abercio trovò molti «confratelli» . Tale diffusione è attestata anche da Eusebio e da atti di sinodi tenuti in Osroene in età severiana. Il Chronicon di Edessa , del VI secolo ma fondato su documenti anteriori, attesta per il 202 la presenza di una «chiesa dei cristiani» a Edessa con il beneplacito di Abgar il Grande. Una sua parte fu distrutta da un’alluvione
quell’anno. Il Chronicon documenta anche una presenza marcionita verso il 138, e l’attività di Bardesane, che a Edessa teneva scuola, alla fine del II secolo; è notevole che non lo presenti come eretico. Nel III secolo il cristianesimo è ben attestato a Edessa e a quel tempo va probabilmente attribuito il martirio di Šarbil e Babai: il documento lo pone sotto Traiano, ma risale a Decio, nel 250/ 251: il vescovo indicato è Barsamya, vissuto a quell’epoca. Per lo stesso periodo, Dionigi d’Alessandria, elencando le Chiese d’Oriente, menziona «le province di Siria con l’Arabia, la Mesopotamia, il Ponto e la Bitinia» , e Sozomeno attesta che la conversione di Armeni e Persiani fu dovuta a contatti con gli Osroeni, chiaramente già cristiani a loro volta. È poi ben nota la chiesa domestica del III secolo scoperta a Dura Europos, tra il mondo grecoromano e quello iranico, dove vivevano e passavano molti viaggiatori e mercanti. Essa ha le caratteristiche tipiche della casa mesopotamica e presenta raffigurazioni cristiane. Uno dei più interessanti e recenti studi in merito è Ramsay MacMullen, The Second Church, ( Atlanta 2009, 1- 32). In un altro quartiere di Dura fu trovato un frammento di armonia evangelica dapprima identificato con il Diatessaron di Taziano in greco, poi distinto da esso. Si tratta comunque di un testo cristiano. Nel quadro qui delineato solo brevemente, il probabile cristianesimo di Abgar il Grande si contestualizza molto bene.
Che fosse cristiano già il suo predecessore Abgar Ukkama, contemporaneo di Gesù, come vuole la siriaca Doctrina Addai, è invece molto più dubbio.
Colombario di Ilaria Ramelli

Ilaria Ramelli

 
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