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Turchia - Armenia: gli ostacoli sulla strada dell'accordo per riallacciare le relazioni diplomatiche
da Equilibri.net
L'incontro che avrà luogo a Zurigo segnerà la svolta nelle relazioni diplomatiche tra i due Paesi mediorientali; ci si aspetta, infatti, che a
seguito di questo incontro (e di altri futuri) venga messa la parola fine alle ostilità che caratterizzano da più di un secolo i rapporti tra Turchia e Armenia. Nell'estate appena trascorsa è stata espressa la volontà reciproca di riprendere il dialogo per trovare una soluzione definitiva all'annosa questione
del genocidio armeno, evento tragico della storia di inizio '900, che la Turchia non ha mai riconosciuto come tale. Il riavvicinamento dei due Paesi
alleggerirà i rapporti non solo tra Turchia e Armenia ma gioverà anche alle relazioni internazionali di entrambi gli stati. La Turchia, però, dovrà
muoversi con molta cautela per non deteriorare ulteriormente i rapporti con l'alleato Azerbaijan che ha già espresso il suo dissenso a tale riavvicinamento. Il processo di pacificazione con l'Armenia è molto importante per la politica turca, vista la sua forte determinazione a collaborare a
livello internazionale; dovrà, quindi, trovare un punto d'intesa comune per poter risolvere la questione e riportare la stabilità nella regione.

Roberta Raffaele

Equilibri.net (09 ottobre 2009)
Una questione aperta da più di un secolo Il genocidio del popolo armeno, avvenuto in due periodi distinti, viene definito uno dei genocidi più gravi del ventesimo secolo. Questo terribile capitolo di storia contemporanea è stato, infatti, il preludio degli altri più conosciuti stermini che hanno caratterizzato il '900. Il primo massacro viene
attribuito dagli Armeni al sultano ottomano Abdul Hamid II nel 1894; in seguito, durante la Grande Guerra, sono stati accusati di tale crimine i
Giovani Turchi (gruppo nazionalista) e, nel 1919, i seguaci dell'ufficiale Mustafà Kemal Ataturk (.Padre della Turchia.). Questi ultimi sono accusati di
aver intrapresero una vera e propria campagna di sterminio contro la minoranza armena, popolo ricco, colto e cristiano presente nel territorio da più di un millennio. Gli armeni erano considerati nemici interni e, soprattutto, nemici di religione. In totale, si stimarono complessivamente circa 2 milioni di vittime. Ad oggi, il cosiddetto genocidio degli Armeni non è stato ancora riconosciuto ufficialmente dalla Turchia. Quest'ultima ha, infatti, sempre
rifiutato la definizione di .genocidio. ed ha sempre affermato che le vittime armene sono state fra i 300 e 500 mila.
Conseguenze del riavvicinamento

La lunga storia tra Turchia e Armenia, caratterizzata da un'ostilità reciproca, potrebbe conoscere una svolta il prossimo 10 ottobre, giornata in
cui i due Paesi dovrebbero trovare un punto di incontro anche sulla questione dell'eccidio degli armeni; il vertice avrà luogo a Zurigo dove i due Stati firmeranno un accordo per avviare, quindi, le relazioni diplomatiche. Lo scorso 22 aprile Turchia e Armenia hanno annunciato di aver realizzato due protocolli che saranno presentati nell'imminente incontro; i protocolli in questione serviranno a ristabilire le relazioni diplomatiche, a riaprire i confini, a superare l'ostilità e la sfiducia reciproca. I due documenti, comunque, dovranno essere sottomessi e ratificati dai parlamenti nazionali prima di entrare in vigore. Entro due mesi dalla ratifica dovrebbero poi essere riaperte
le frontiere e verrà costituita una Commissione comune il cui compito sarà quello di esaminare l'evolversi delle relazioni storiche tra Turchia e
Armenia.

Il disgelo nei rapporti tra i due Paesi ha avuto inizio nel settembre 2008, quando il Presidente turco Abdullah Gül ha accettato l'invito del presidente
armeno Sarkisian ed era andato a Yerevan per assistere a una partita di calcio fra le due nazionali, valida per le qualificazioni ai prossimi mondiali in
Sudafrica del 2010 (perquesto si è parlato di .diplomazia del calcio.). Dopo questo evento i rapporti sono gradualmente migliorati ed è cresciuto
l'ottimismo per un futuro riavvicinamento, anche grazie all'appoggio del presidente Barack Obama che ha incoraggiato il processo di pacificazione tra i
due Stati; gli USA, infatti, ritengono che il riavvicinamento di Turchia e Armenia porterà benefici non solo agli stati interessati ma anche al resto
della regione. Gli Stati Uniti hanno dimostrato molto interesse alla questione,in primo luogo, per incoraggiare i processi di pacificazione nella regione e, in secondo luogo, per rafforzare l'alleanza con la Turchia che, per la sua preziosa posizione strategica, potrebbe diventare un mediatore importantissimo tra Oriente ed Occidente.

I grandi passi avanti nelle relazioni turco-armene derivano da alcuni fattori essenziali: la chiusura dei confini ha infatti provocato un serio danno
all'economia armena che, senza sbocchi sul mare e costretta a percorrere costose rotte (per raggiungere mercati lontani attraverso Georgia ed Iran, al
di là delle frontiere turche ed azere), non è riuscita a progredire ed è attualmente sull'orlo del collasso. La riapertura dei confini, quindi,
porterebbe grandi benefici allo sviluppo dell'economia e della società armena.
Anche dal punto di vista politico questo evento gioverebbe all'Armenia che potrebbe finalmente avviare il processo di integrazione nella regione. La
chiusura delle frontiere non ha avuto effetti positivi nemmeno sulla Turchia, dal momento che l'Armenia potrebbe giocare un ruolo primario nello sviluppo della zona orientale dello stato turco (la parte meno sviluppata dell'intera regione, insieme a quella curda, nel Sud-Est). La Turchia, inoltre, potrebbe rafforzare il suo ruolo nel settore dei trasporti sfruttando la posizione dell'Armenia per rendere più efficienti gli scambi commerciali nella zona. In più, la Turchia potrebbe diventare uno dei principali passaggi per il trasporto di importanti quantità di gas verso l'Europa, grazie all'accesso alle riserve dell'Iran attraverso l'Armenia.

Anche nella questione del Nagorno-Karabakh, la chiusura delle frontiere non ha prodotto risultati favorevoli nemmeno per la Turchia stessa, ad esempio per quanto riguarda i rapporti con l'Unione Europea; un cambiamento radicale della situazione, però, potrebbe portare numerosi benefici nell'intera regione soprattutto riguardo all'economia che risulterebbe più efficiente: la stabilità
dei rapporti tra gli Stati, infatti, comporterebbe una riduzione delle tasse di transito e quindi un'apertura di nuovi mercati. Da questo potrebbero scaturire vantaggi reciproci legati ad una maggiore cooperazione riguardo all'approvvigionamento energetico o alla diversificazione delle rotte di
trasporto. La riapertura delle frontiere, infine, porterebbe anche ad un graduale riavvicinamento delle diverse etnie e ad una progressiva smilitarizzazione dell'area, garantendo quindi una pace più duratura.

La normalizzazione dei rapporti tra Turchia e Armenia, però, dipende dai seguenti fattori: il primo è legato all'ammissione di responsabilità della
Turchia riguardo alla questione del cosiddetto genocidio armeno. La Turchia ha sempre negato il genocidio ed ha addrittura proibito per legge di parlarne all'interno dello Stato (si ricordi ad esempio il processo a carico dello scrittore Premio Nobel Orhan Pamuk che aveva parlato apertamente del genocidio e che era stato accusato di vilipendio dell'identità nazionale). Il secondo fattore riguarda la questione irrisolta del Nagorno-Karabakh, strettamente connessa ai rapporti tra Ankara e l'Azerbaijan: il confine turco-armeno, infatti, è chiuso dal 1993 in seguito all'occupazione armena del territorio azero del Nagorno Karabakh, dopo una sanguinosa guerra avvenuta tra il 1988 ed
il 1992; questa regione si è in seguito autoproclamata repubblica a maggioranza armena, pur occupando il 20% del territorio azero. Lo stesso Premier turco, Recep Tayyip Erdogan, ha precisato che i confini con l'Armenia non verranno riaperti fintantoché non si sarà trovata una soluzione per i territori azeri occupati. La Turchia deve cercare di mediare tra Armenia ed Azerbaijan per non
incrinare ulteriormente i rapporti con quest'ultimo. Sembra che il presidente azero Ilham Aliyev, infatti, sia contrariato dal riavvicinamento dei due Stati
e savrebbe già minacciato la Turchia di interrompere le forniture di gas e petrolio. Non è quindi un caso che la Turchia consideri la questione del
Nagorno- Karabakh un fattore primario per mantenere la stabilità politica nella regione.

L'apertura dei confini tra Turchia e Armenia, infatti, secondo fonti ufficiali azere andrebbe contro gli interessi di Baku, la quale vedrebbe
indebolita la sua posizione nel territorio conteso. Il riavvicinamento di Turchia e Armenia, quindi, secondo tale visione non porterebbe alcun beneficio
all'Azerbaijan. Si ricordi come per quest'ultimo la cooperazione con la Turchia è sempre stata una delle priorità in politica estera, dal momento che ha sempre
impostato la sua politica in linea con gli interessi del governo turco. Dal punto di vista dell'Azerbaijan il comportamento della Turchia è addirittura
visto come un tradimento non solo nei confronti dell'alleato ma anche nei confronti della Turchia stessa. E' opinione di molti, infatti, che questa
riappacificazione non porterà nulla di significativo nemmeno alla Turchia, visti i seri problemi economici dell'Armenia. L'apertura dei confini, secondo
Baku, gioverebbe quindi solo all'economia armena; motivo per cui il governo di Ankara ha più volte sentito la necessità di riassicurare l'Azerbaijan circa il fatto che un eventuale riavvicinamento tra Ankara e Yerevan non lederà in alcun modo gli interessi azeri nella regione del Caucaso meridionale.
Conclusioni Se la riapertura delle frontiere, da un lato, aiuterebbe la Turchia nelle negoziazioni per la sua entrata nell'Unione Europea (fermi restando altri
ostacoli, primo tra tutti quello riguardante la questione di Cipro), dall'altro però rischierebbe di complicare i rapporti con l'Azerbaijan, che lamenta da tempo la presenza di truppe armene nel proprio territorio. Se in un primo momento il riavvicinamento è sembrato imminente, ora non è possibile prevedere
il futuro dei rapporti tra Turchia, Armenia e Azerbaijan; la Turchia, tra l'incudine e il martello, ha sottolineato più volte che il confine turco-armeno
potrà essere riaperto solo in seguito a progressi nel dialogo per la risoluzione della questione del Nagorno-Karabakh. Per la Turchia, riaprire i
confini significherebbe consolidare la sua posizione a livello regionale, ma anche internazionale e migliorare l'economia interna, soprattutto nelle regioni più povere. Per l'Armenia questo evento aiuterebbe a superare l'isolamento non solo politico ma soprattutto economico grazie alla creazione di nuovi collegamenti verso mercati più vasti.

E' opinione diffusa tra il popolo turco e armeno che l'approvazione dei due protocolli sia indispensabile per instaurare la tanto agognata pace tra i due
stati. L'incontro imminente viene visto dai due popoli come un'occasione unica per tranquillizzare gli animi e per attuare una vera e propria rivoluzione di mentalità da entrambi i fronti. E' importante, quindi, riaprire il dialogo per
ricostruire delle relazioni diplomatiche utili allo sviluppo economico e sociale tra i due stati. Sono soprattutto le nuove generazioni, in primo luogo
di Armeni presenti in Turchia ma anche di Armeni residenti in patria, a convivere già da tempo in modo pacifico con il popolo turco e a promuovere la
pace tra i due popoli, senza cancellare però la memoria del passato. Rimane da valutare l'impatto che un simile accordo potrebbe avere sulla èpolitica interna turca, caratterizzata ultimamente da un sentimento nazionalista in costante ascesa, che non vede di buon occhio un iavvicinamento con l'Armenia. E' anche a questa fetta di popolazione che Erdogan dovrà guardare, nel calcolare il rapporto tra costi e benefici di una normalizzaizone dei rapporti con Yerevan.
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