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da l'Arena di Verona RIFLESSIONE Il genocidio
Leggo solo ora l'interessante articolo sui rapporti tra Turchia e Armenia che Gian Pietro Caliari ha pubblicato su L’Arena qualche giorno fa. Pare di capire che il genocidio armeno vada perdendo importanza sul piano politico e sia destinato a restare in archivio come materia di studio per gli storici. Coloro che attendono un riconoscimento di responsabilità da parte delle autorità turche faranno tra non molto la figura di anime candide e cocciute. La responsabilità è della Sublime Porta? Nei suoi ultimi anni di pontificato, Papa Wojtyla ha chiesto perdono per le colpe passate della Chiesa e l’Italia ha ora chiesto scusa alla Libia, ma la Turchia continua a guardarsi bene dal fare altrettanto per le atrocità commesse. Anzi, facendosi forza del suo crescente peso in campo economico, energetico e militare, il Primo Ministro Erdogan si è sentito legittimato ad affermare in una recente intervista ad un autorevole quotidiano italiano che del genocidio «non c’è prova, non una» e che quello che si dice in materia è una montatura degli Armeni fuoriusciti. La parola genocidio è di ostacolo? Sono disponibili altri termini, senza velare la realtà dei fatti. Nella medesima intervista, Erdogan ha rivendicato il diritto a entrare nell’Unione Europea e ha bacchettato duramente Bruxelles per i ritardi nella procedura di ammissione. Mi domando se siano questi gli argomenti e i toni più idonei per rivolgersi alle popolazioni europee e se la diplomazia del pallone possa acquietare coscienze turbate da massacri che processi, testimonianze, storiografia, letteratura e perfino cinematografia hanno ampiamente documentato e divulgato.
Fabio Pietribiasi
VERONA

G.C.

 
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