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Le vittime armene di Chernobyl da l'Osservatorio sui Balcani
A vent'anni dalla tragedia, molti armeni che parteciparono alle operazioni di soccorso a Chernobyl hanno gravi problemi di salute ma non ricevono assistenza, per sé e per i figli ammalati, dal loro governo Di Marianna Grigorian e Gayane Mkrtchian, IWPR, 27 aprile 2006
Traduzione per Osservatorio sui Balcani:
Maddalena Parolin

Medaglia conferita dall'Unione Sovietica ai soccorritori intervenuti nel disastro di Chernobyl
Sennik Alexanian ha la pelle di una strana tinta giallognola, le ossa sporgenti e gli occhi rigonfi. Ha solo 49 anni ma il suo sistema immunitario è distrutto. Come migliaia di suoi connazionali divide la sua vita in due periodi: prima e dopo Chernobyl.

Assieme ad altri 3.000 armeni e a decine di migliaia di persone da tutta l’Unione Sovietica, Alexanian venne mandato in Ucraina per intervenire sulle conseguenze del disastro nucleare di Chernobyl venti anni fa. Metà degli armeni che furono impiegati nella missione hanno gravi problemi di salute causati dalle radiazioni cui sono stati sottoposti e 350 di loro sono morti.

Il 25 aprile un gruppo di questi soccorritori armeni sono stati premiati dal primo ministro Andranik Magarian che ha promesso loro una maggiore assistenza. Molti però si sentono abbandonati dal governo dell’Armenia indipendente.

“Stavo andando al lavoro e non mi hanno lasciato entrare”, ricorda Alexanian, che nel 1986 faceva l’autista. “Ci hanno messi su un treno senza dire né a noi né alle nostre famiglie dove esattamente ci stavano mandando. Se non fossi andato o fossi scappato, mi avrebbero processato come nemico del popolo”.

I soccorritori non vennero informati sul pericolo invisibile della zona dove stavano entrando.

“Le radiazioni non hanno alcun odore o colore, non puoi percepirle”, ha detto Alexanian. “Semplicemente abbiamo iniziato a stare male, ad avere frequenti mal di testa e capogiri e tutti perdevamo sangue dal naso”.

Gevorg Vardanian, presidente dell’Associazione Armena Chernobyl, ha passato in totale undici mesi a Chernobyl e soffre di gravi malattie collegate alle radiazioni.

“In Ucraina, la gente non sapeva che cosa era accaduto e durante la sfilata del primo maggio una pioggia radioattiva è caduta sui partecipanti”, ha ricordato. “La cosa più terribile era che, tra quelli che hanno aiutato nell’evacuazione la popolazione di Chernobyl, c’erano molti studenti. Non avevano alcuna idea di essere stati portati in una zona gravemente contaminata”.

Sei anni dopo l’incidente di Chernobyl, l’Unione Sovietica si smembrò e i soccorritori divennero di responsabilità dei nuovi stati indipendenti, come l’Armenia. Ma, a differenza di molti altri paesi, l’Armenia non stanziò fondi adeguati per il trattamento medico dei sopravvissuti a Chernobyl. Nonostante abbiano diritto a controlli medici gratuiti due volte all’anno, i malati affermano che generalmente non ricevono nemmeno questi.

Alexian racconta che la sua salute peggiora giorno dopo giorno, ma non riceve aiuti per trattare la sua malattia. La sua famiglia ha venduto tutto quello che poteva, compreso il loro appartamento. Riceve una pensione di 21.000 dram al mese, l’equivalente di 46 $: somma che non basta a pagare nemmeno uno dei medicinali di cui ha bisogno.

“Quando ci rivolgiamo all’ufficio competente sperando in qualche aiuto, ci rispondono sarcasticamente - Non avresti dovuto andare - ma non abbiamo avuto possibilità di decidere”, ha detto Alexanian. Nessuno andò consapevole verso quella che sarebbe diventata una morte lenta.

Sei anni fa ha avuto un figlio, vittima anche lui degli effetti di Chernobyl. Il piccolo Vachagan è nato con cronici problemi di salute e soffre di epilessia e attacchi nervosi. Gevorg Vardanian afferma che la maggior parte dei soccorritori di Chernobyl sono inabili al lavoro. Vivono in condizioni di povertà senza denaro per i bisogni basilari.

“Pensavamo che i problemi iniziati a Chernobyl sarebbero terminati una volta ritornati in Armenia, ma sembra che non vi sia fine”, ha detto Vardanian.

“Non solo i soccorritori, ma oltre il trenta per cento dei loro figli soffre di una ampia serie di patologie ed hanno gravi problemi di salute. Molti non hanno nemmeno la possibilità di portarli dal dottore”.

Vardanian continua accusando il governo armeno di essere stato particolarmente inadempiente nelle sue responsabilità, “non abbiamo nessuna legge che difenda i diritti di chi ha preso parte all’emergenza di Chernobyl e che dia loro benefici come in altri stati dell’ex Unione Sovietica”.

Secondo Vardanian, il governo armeno ha ratificato un trattato con cui si impegna ad emanare una legge speciale per proteggere i sopravvissuti di Chernobyl, ma finora non è stata adottato nessun provvedimento di questo tipo.

Solo all’inizio di quest’anno la Commissione parlamentare per le questioni sociali, salute e ambiente ha preparato una bozza di legge che garantirebbe l’assistenza alle vittime di Chernobyl e ai loro figli.

“La proposta è in fase di discussione” ha detto Gagik Mikhevan, capo della commissione.

Ad ogni modo, la legge è già stata criticata dal governo.

“Secondo noi, l’Armenia non ha bisogno di una legge come questa” ha dichiarato ad IWPR Jemma Baghdasarian, capo del Dipartimento per i problemi degli invalidi e degli anziani al ministero del lavoro, sostenendo che i sopravvissuti di Chernobyl sarebbero sufficientemente assistiti dall’attuale legislazione sul welfare.

Nikolai Hovhannissian, capo dell’Armenia’s Centre for Radioactive Medicine and Burns afferma che si rende conto dei problemi che colpiscono i soccorritori di Chernobyl, ma che l’Armenia semplicemente non ha fondi per occuparsene.

“Lo stato prevede di spendere 100.000 dram (222 dollari) per ciascun malato, compresi i costi per l’elettricità usata nell’ospedale, i salari del personale sanitario, i medicinali, il cibo” ha dichiarato Hovhannissian. “Che dire? Questa cifra non è abbastanza per risolvere nemmeno una parte dei problemi di cui soffriamo”.

Gli stessi soccorritori affermano che hanno perso le speranze nella nuova legge e che gli interventi sociali esistenti sono totalmente inadeguati.

“Abbiamo l’impressione che tutti siano contro di noi, siamo come morti viventi, di cui nessuno ha bisogno” ha detto Vazgen Gyurjinian, sopravvissuto di Chernobyl.

Gyurjinian, elettricista, aveva 28 quando venne mandato nella zona del disastro di Chernobyl. Ora ne ha 46, parla con la voce rauca e senza fiato. Ha avuto tre attacchi di cuore. La sua terza figlia Lusine, nata al suo ritorno, è invalida dalla nascita e riceve appena 3.600 drams al mese (circa otto dollari) di assistenza statale.

“Non siamo solo noi, che ora siamo completamente invalidi, ad aver bisogno di questa legge, ma anche i nostri figli e nipoti”, ha detto Gyurjinian. “Se qualcuno di noi ha figli sani questo non ci garantisce che avremo nipoti sani: i nostri geni sono stati danneggiati”.

* Marianna Grigorian e Gayane Mkrtchian sono reporter per Arme

G.C

 
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