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16 05 2009- Pamuk e i silenzi di Erdogan
la Turchia si allontana dall’Europa
da IL Corriere del 16.5.09
Di Paesi amici, in Europa, la Turchia non ne ha molti. Anzi, ne ha pochissimi. Ma se continua ostinatamente a farsi del male rischia di demotivare anche chi la sta generosamente aiutando nel suo lungo e tribolato cammino verso l’entrata nella Ue. A cominciare dall’Italia. Mercoledì scorso, l’Università di Firenze ha reso omaggio allo scrittore turco Orhan Pamuk, premio Nobel per la letteratura, con una prestigiosa laurea honoris causa.

A rigor di logica poteva essere una nuova occasione, per Ankara, di lucidare l’orgoglio nazionale.
Invece no. La Corte di cassazione ha deciso di non cassare la sentenza di assoluzione dello scrittore, che era stato accusato di «vilipendio dell’identità turca», e di incaricare, per la medesima imputazione, un altro tribunale del Paese perché istruisca il nuovo processo.

La «colpa» di Pamuk è una dichiarazione che rilasciò ad un giornale elvetico sul fatto che in Turchia, a parte lui, nessuno parlasse dell’uccisione di 30.000 curdi e di un milione di armeni. In realtà, negli ultimi anni, altri scrittori, giornalisti e intellettuali, sfidando la legge, hanno sollevato il
problema degli imbarazzati silenzi della Turchia, sempre in debito con la propria memoria. Il problema pareva però «quasi risolto » con la decisione di emendare il famigerato articolo 301 del codice penale sul vilipendio all’identità turca, come chiedeva l’Unione europea. «Quasi risolto»? No, assolutamente irrisolto. Così irrisolto che la Cassazione, ieri, ha compiuto un atto esiziale per gli interessi e per l’immagine del Paese.

Il premier Erdogan tace e fa male. Non soltanto nei confronti del suo popolo ma anche di chi, in Europa, Italia in testa, continua a sostenere le aspirazioni di Ankara. Il danno rischia d’essere assai grave. Lo sarebbe anche se il governo riuscisse ad impedire il nuovo processo a Pamuk. Vien proprio da esclamare: Turchia, ma dove vai?

Antonio Ferrari
16 maggio 2009

C.A

 
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