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E' da un mese in libreria .La strada di Smirne. (alla terza ristampa)
da IL GAZZETTINO
Domenica 22 Marzo 2009, E' da un mese in libreria.
La strada di Smirne. (alla terza ristampa) che rappresenta il seguito del best seller .
La masseria delle allodole. in cui a pagina 286 fra i ringraziamenti si citano. i gruppi di Campel Alto e di Santa Giustina, in quel di Belluno.. Con il riferimento - ci svela. che va ai vicini di rustico: Marta, Francesco, Ugo, Hedi. Ma la novità è nel libro che Arslan ha in testa. La continuazione della vicenda avrà come protagonista la bambina del romanzo (cioè la stessa Antonia) e per fondale Sospirolo, Bribano, Sedico. E ancora le cascate delle Soffia in Valle del Mis o il lago di Vedana dove da piccola andava a nuotare con la mamma. Poi ci sarà Belluno con la piazza e i caffè del centro. E Feltre con le sue vie. Vengono già i brividi al pensiero che la nostra terra sarà raccontata in un romanzo con la sensibilità della scrittrice che dall.età di tre mesi, per decenni, trascorse le sue lunghe estati a Susin di Sospirolo. Dove si arriverà
appunto - grazie alla potenza della poesia - da Smirne, bruciata nell.incendio che decretò pure la fine della civiltà dei Greci d.Anatolia. Un fuoco vero, documentato con precisione storica dall.autrice, in cui tutto sembra compiuto .sprofondato nel gorgo, travolto dal Male, oscuro e occulto compagno delle menti degli uomini. come sottolinea la .bambina. che con finezza emotiva
commenta passo a passo le vicende. Finisce quindi la storia di Ismene di Chio, del prete Isacco, di Nazim il mendicante. E rimangono vividi, nel crescendo dell.apocalisse in cui gli italiani non fanno gran bella figura, i profili di Fraulein Nussbaum, di Yussuf, di Aris. Ma il cuore pulsante della toria senza tempo rimane tutta dentro le vite di Hagop e Sylvia. Due orfani armeni poco più che bambini. Così bruttini che non li vuole nessuno. Si amano di un amore infinito e .si attaccano l.uno all.altro per trovare una ragione per vivere.,
afferma Arslan tornando all.amarezza della realpolitik che ha portato il presidente degli Stati Uniti a rimangiarsi tre giorni fa la promessa fatta al milione e mezzo di elettori armeni in campagna elettorale. L.esigenza di non inimicarsi il governo di Ankara, che da sempre ha gettato veli su veli sopra il genocidio, conta ora di più. Cosicchè neppure Barack Obama oggi riconosce il genocidio perpetrato dai Giovani Turchi fra il 1915 e il 1916: «Mi rassegno che badi ai suoi interessi» è il commento della scrittrice che ricorda come già Reagan, Clinton e Bush avevano dichiarato di non usare più nella celebrazione armena del 24 aprile il generico termine .massacro., ma .genocidio.. Ma la G- word (ovvero genocidio) non passa neppure con Obama. E dispiace.

G.C.

 
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