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23 01 2009 - Nagorno Karabakh e Transnistria, due repubbliche ribelli sui nodi energetici euroasiatici
La fine della guerra del gas tra Russia ed Ucraina coincide, forse non del tutto a caso, con il tentativo di affrontare due conflitti indipendentisti nei quali Mosca è impelagata: quello del Nagorno-Karabakh, che oppone Armenia e Arzebaigian, e quello della Trasinistria, dove un regime mafioso che urtilizza ancora i simboli comunisti ha proclamato l´indipendenza dalla Moldova.

Risovere la grana del Nagorno-Karabakh è essenziale se Mosca vuole portare ´Azerbaigian nell´ovile degli amici fedeli, visto che da quel Paese sul Mar Caspio potrebbero partire linee petrolifere e gasiere che la scavalcherebbero attraversando la nemica Georgia e la speranzosa Turchia. Ma i colloqui di pace che dovevano iniziare hanno subito subito un intoppo: oggi il ministro degli esteri dell´Armenia, Edward Nalbadian, ha convocato una conferenza stampa per dire che «La regolazione del conflitto del Nagorno-Karabakh è inconcepibile senza la partecipazione di Stepanakert» (La capitale dell´autoproclamata repubblica).

Secondo Nalbadian «E´ difficile immaginare una soluzione del conflitto Del Nagorno-Karabakh senza la partecipazione dello stesso Nagorno-Karabakh al processo di pace ed ai negoziati, in vista di realizzare un qualunque accordo.
Pensiamo che la partecipazione del Nagorno-Karabakh al processo di pace Sia molto importante e che non debba comprenderlo solo l´Armenia».
Nalbadian ha anche gettato acqua sul fuoco degli entusiasmi di chi prevede un rapido accordo sui principi di base per la definizione del problema:
«Sarei prudente di fronte a questo genere di dichiarazioni e mi asterrei da pronostici, quanto ai tempi della firma, la primavera, l´estate o l´autunno. Tali dichiarazioni non sono mancate nel passato, ma sono rimaste, in generale,
lettera morta. Non sarebbe corretto fissare un qualsiasi tempo in un processo negoziale così complesso».

Ma della presenza al tavolo dei negoziati del governo ribelle di Stepanakert, l´Azerbaigian non ne vuole nemmeno sentir parlare e chiede che venga ripristinata la sua integrità territoriale. La ferita Nagorno-Karabakh è bruciante per Baku: nel 1998 la regione a maggioranza armena ha dichiarato la sua indipendenza che di fatto esisteva già dal 1991, quando iniziò il conflitto nel quele gli azeri furono sconfitti perdendo la sovranità del Nagorno- Karabakh
e di 7 distretti limitrofi. Dal 12 maggio 1994 è in corso la tregua firmata a
Bishkek, in Kirghizistan. I negoziati vanno avanti stancamente dal 1992 sotto
l´egida del gruppo di Minsk dell´Ocse, co-presieduto da Russia, Usa e Francia.

Intanto i russi si sono accorti che un paio delle più grosse vene che portano il gas all´Europa passano da un´altra repubblica autoproclamata (e non riconosciuta da nessuno), la Transnistria, una stretta striscia di terra a maggioranza russofona che occupa l´area tra il fiume Dniestr e l´Ucraina e che, opo la caduta dell´Urss, si è dichiarata indipendente dalla Moldova che parla Romeno. Nel 1992 c´è stato un sanguinoso conflitto durato diversi mesi dal quale i moldavi sono usciti sconfitti. Un contingente di pace formato da soldati russi (i veri protettori dei ribelli indipendentisti) moldavi e della Transnistria garantisce una pace che ha messo ai confini dell´Europa un piccolo Stati canaglia gestito da una cleptocrazia di mafiosi e contrabbandieri di armi e droga che si regge sulle baionette dei soldati di Mosca.

Da Tiraspol, la capitale che sembra uscita da un fil sovietico del dopoguerra, il capo della diplomazia della Transinistria, Vladimir Iastrebtchak, ha capito che tira brutta aria e ha alzato la posta, annunciando l´opposizione del governo alla partecipazione della Romania ai negoziati per la risoluzione del problema della secessione della repubblica filorussa dalla Moldova.

«La Romanie potrebbe apportare un contributo alla risoluzione in base ad >altri meccanismi, in particolare attraverso contatti bilaterali con la Moldova,. Tutti si rendono conto delle complicazioni che potrebbero sorgere nel caso di partecipazione della Romania ai negoziati. La diplomazia romena potrebbe senza dubbio intensificare I suoi sforzi a livello europeo. Nello stesso tempo, Tiraspol è pronta ad esaminare tutte le iniziative e ad accettare tutti i contributi nel corso di un processo di regolazione».

Il nuovo ministro degli esteri della Romania, Cristian Diaconescu, ha recentemente affermato che il suo Paese «dovrà essere direttamente coinvolto nel processo negoziale sulla Transnistria», il gruppo negoziale formato da Russia, Ucraina, Ocse, Ue, Usa, Moldova e Transnistria) non ha raggiunto alcun risultato, tutto è bloccato dal 2006 e ora Bucarest vuole partecipare per ottenere un posto al sole nel nuovo scenario energetico e geopolitico dell´area.

G.C.

 
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