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21 01 2009- Istanbul - Il mondo si lascia alle spalle l'era Bush e tutto quello....
Turchia/ Ankara speranzosa, s'affaccia nell'era Obama - focus - Nuove opportunità ma anche rischi di scontri. postato 5 ore fa da APCOM ARTICOLI A TEMA
* obama: ''il mondo e' cambiato ora tocca.
Istanbul, 20 gen.
(Apcom-Nuova Europa) - Il mondo si lascia alle spalle l'era Bush e tutto quello che ha rappresentato e fra i Paesi che nutrono le maggiori aspettative nella
della nuova amministrazione Obama, c'è la Turchia. Ankara si presenta al nuovo presidente con un attivismo diplomatico, sviluppato in particolare nell'ultimo anno, apprezzata anche all'amministrazione Bush in più occasioni. E con un ruolo anche nell'ultima crisi di Gaza. Un interlocutore quindi da tenere in considerazione e che non mancherà sicuramente di mettere sul piatto la prima
questione importante: una nuova strategia per rendere inoffensivo il Pkk, il Partito dei lavoratori del Kurdistan.

Proprio durante gli anni di George W.Bush infatti i momenti di maggiore attrito si sono verificati sull'atteggiamento tenuto dagli Stati Uniti, che non si sono mai esposti in modo significativo nella lotta alle cellule considerate più pericolose dei separatisti curdi, che si trovano nella Regione autonoma curda del Nord Iraq e che Washington è sempre stata attenta a non indispettire per non turbare l'unica parte dell'ex stato di Saddam Hussein. Con un pressoché costante
silenzio-assenso si sono limitati a permettere ad Ankara svariate incursioni aeree e una di terra, che però fino a questo momento non sembrano aver prodotto
risultati significativi.

Sarà interessante vedere quale contributo Obama
deciderà di dare, tenendo anche conto dell'apporto chiave della Turchia in Afghanistan e i rapporti preferenziali con Iran, Iraq e Siria, tutti stati con cui Obama deve accreditarsi in modo nuovo.

Ma, nonostante i venti nuovi che spirano da oltreoceano c'è un aspetto sul quale l'amministrazione Obama per Ankara rischia di essere uguale, anche più indigesta di quella Bush. Il riconoscimento del genocidio armeno del 1915, che Ankara nega contrapponendo una sua versione dei fatti, è stato uno dei capisaldi della campagna presidenziale ed è un punto su cui lo stesso vicepresidente Joe Biden e l'attuale Segretario di Stato americano Hillary Rodham Clinton hanno lanciato precisi messaggi, giunti quanto mai graditi alla Diaspora Armena, potentissima negli States.

C'è comunque chi aspetta a fasciarsi la testa. Ferai Tinc, editorialista del quotidiano Hurriyet, intervistata da Apcom, ha molta fiducia nei colloqui che stanno andando avanti spontaneamente fra Ankara ed Erevan ormai da qualche mese. Senza contare che, dopo l'ultima crisi sulla striscia di Gaza, Obama e suoi avranno cose più urgenti a cui pensare. Di contro il grande ruolo ricoperto dalla Turchia e la centralità di Ankara a tutti i tavoli diplomatici potrebbe portare se non alla scomparsa, almeno al momentaneo
accantonamento della questione armena.

Stufa di applicare la politica del dare- avere Ankara spera che con l'era Obama cambi veramente la percezione della politica estera di Washington in un'ottica più multilaterale. Ci spera soprattutto il presidente della Repubblica Abdullah Gul, che di recente al quotidiano Zaman ha dichiarato che si aspetta dal nuovo presidente una maggior
cooperazioni con gli altri Paesi per favorire un minor unilateralismo nella politica estera.

G.C.

 
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