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Domenica, 30 Gennaio 2005

LA STORIA Antonia Arslan ha presentato a Mel il romanzo "La masseria delle allodole" su iniziativa dell’amministrazione comunale
IL SILENZIOSO GENOCIDIO DEGLI ARMENI
«Un massacro di cui non parlano neanche i libri di storia: ma sarebbe ora che i turchi lo riconoscessero»

Se per assurdo si dovesse stilare una tristissima classifica dei genocidi dimenticati quello degli Armeni, con il suo milione e mezzo di vittime, si ritaglierebbe certamente uno fra i primi posti.
Di questo "silenzio assordante" sabato scorso, giusto a novanta anni dall'evento, ha parlato Antonia Arslan, già docente di Letteratura Contemporanea all'Università di Padova, ma prima di tutto armena. Nella sala del Municipio di Mel, grazie al Circolo di Promozione Cultura al Comune e alla Libreria Tempietto, è stato presentato il romanzo "La masseria delle Allodole", uscito nel 2004, secondo al Campiello.

La Arslan ha scritto un libro di ricordi, non un libro di odio, come lei stessa ha puntualizzato. Restituire la verità storica per non dimenticare quell'eccidio studiato feddamente a tavolino che - proprio perchè inosservato - ha aperto la strada agli altri grandi stermini del Novecento.

Ricostruendo le vicende della sua famiglia il ricordo si va a intrecciare con quel "Grande male" di cui i superstiti non si capacitano ancora. Le guide turistiche dell''Armenia turca minimizzano sul quel grande tabù, parlando semplicemente di paesini che sono stati abbandonati, perchè anche a scuola vien insegnato così: cancellata la memoria di quella minoranza etnica, giustificandosi al massimo dicendo che gli armeni erano in combutta con i rossi.

Ma neanche nei nostri manuali di storia, comunque, si cita il primo genocidio del '900. Dal 1894 nell'impero ottomano iniziano i pogrom anti armeni che raggiungono l'acme con i Giovani Turchi. Scoppiata la Prima Guerra Mondiale si approfitta per far sparire i soldati armeni con la O.S, l'Organizzazione Speciale e l'aiuto degli alleati tedeschi: appaiono come incidenti isolati e casuali. Donne, bambini ed anziani vengono deportati, fiaccati con mesi e mesi di cammino e trucidati a gruppetti.

Ben 5.000 cadaveri finiranno in un lago avvelenandone le acque per anni. E così non si cancella solo un popolo, ma si cancellano anche le sue tracce. "Ora che si parla di ingresso della Turchia nell' Unione Europea- afferma la Arslan- sarebbe proprio il caso di sedersi al tavolo delle trattative aiutando i Turchi a riconoscere formalmente il genocidio del 1915, già per altro ammesso da Ataturk.
Sarebbe doveroso pretendere che vengano rispettati i diritti umani. La Shoah ha avuto il suo Processo di Norimberga."

Dal 18 febbraio Belluno ospiterà una mostra fotografica di Armin T. Wegner, il fotografo simbolo del genocidio Armeno. L'evento è organizzato dai docenti del Liceo Scientifico Galilei che hanno individuato in linea indicativa l'Auditorium di Belluno come sede espositiva.

Laura Cenni
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