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15 12 2008 - Matrimoni Misti: ALLEANZA TRA CIVILTA’ E’ POSSIBILE! PER IL BENE DELL’UMANITA’ E PER LA PACE NEL MONDO
“Il dialogo interreligioso e il ponte fondamentale per lo sviluppo, la cooperazione e la pace nel mondo al fine di incoraggiare i mussulmani che vivono la loro fede nel rispetto delle Sacre Scritture” Habib Burguiba (Summit Lega Mondiale Islamica)

L’Islam non è per natura nemico della cultura, anzi ha affascinato anche i cristiani, come Charles de Foucauld.
La prima Surat del Corano dice: “Leggi! Nel nome del tuo Signore!Colui che creò. Creò gli uomini da un grumo di sangue. Leggi! Il tuo Signore è il misericordioso. Che insegnò con l’aiuto della penna. Insegnò all’uomo che egli non sapeva.” (Surat La Penna).

La lontananza dell’occidente dall’Islam è da ricercare soprattutto nella pesante eredità storica che si è accumulata nel corso dei secoli. Da non dimenticare le conquiste arabe nel mondo e la risposta non meno brutale dei cristiani particolarmente al tempo delle Crociate.

Non c’è da meravigliarsi se oggi si faccia dell’ironia su Muhammad sulla poligamia, sul foulard e sul Ramadan e se alcuni mussulmani gettano discredito sulla fede cristiana e su ciò che è il mistero di Gesù di Nazaret: non sono atteggiamenti che portano alla comprensione dei popoli, delle fedi e delle culture.

In Italia sono più spesso donne cristiane a sposare immigrati mussulmani. Non mancano casi di poligamia, i più gravi, perché il matrimonio poligamo per la legge italiana non esiste e la seconda (o terza, o quarta) moglie potrà essere ripudiata senza godere d’alcuna tutela giuridica.

La Chiesa sa però che anche i matrimoni misti monogamici misti spesso falliscono.
L’uomo mussulmano ha difficoltà a rinunciare all’idea del ripudio, evidentemente incompatibile con la nozione cattolica di matrimonio, e certamente non accetta che nel percorso educativo ai figli sia proposto il cristianesimo.

Ha ragione Tariq Ramadan: “Il romanticismo non è un sostituto per la prudenza, e i richiami all’amore non bastano a superare una differenza culturale che si rivela nella maggior parte dei casi insormontabile”.

Il boom dei matrimoni misti è ben fotografato dall’ISTAT: nel 2004, in Italia si sono celebrati 28.000 matrimoni con almeno un coniuge straniero. Vuol affermare che il 10,4% delle unioni è stato tra italiani e immigrati. Nel 1992, invece, erano solo il 3,2%. Nel 2004, le coppie miste sposate in Italia hanno così superato quota 200.000. Nel 1991 erano appena 65.000. Vivono soprattutto nel Nord, con un record in Lombardia (39.372).
I dati non ufficiali però, parlano di oltre 600.000 coppie miste se ai matrimoni sommiamo le coppie di fatto, in cui almeno un partner è straniero. Il 78,5% dei matrimoni misti è tra un italiano e una straniera: si sposano con italiani il 77,5% delle filippine, il 67% delle rumene, il 63,6% delle peruviane e il 57,7% delle albanesi.

Fra gli uomini, sono soprattutto gli africani a prendere in moglie un’italiana: il 74,8% dei senegalesi, il 71,9% dei tunisini, il 53,2% dei marocchini. Solo il 10% dei matrimoni misti avviene tra cristiani e mussulmani. Sono infine 216.824 le coppie sposate in cui entrambi i coniugi sono stranieri. “Una coppia mista - spiega Mara Tonietti - Docente di politiche migratorie all’Università Bicocca di Milano, è un prezioso laboratorio culturale per chi le sta attorno: figli, parenti e amici. Ma è anche una coppia più fragile, più osservata dai vicini e che ha bisogno di una maggiore negoziazione: dai figli alla gestione dei soldi, tanti sono, infatti, i motivi di discussione”.

Le statistiche indicano un aumento dei matrimoni tra cristiani e mussulmani nella maggior parte dei paesi dell’Europa Occidentale. Il motivo principale sembra essere la mobilità delle persone.
Molti Mussulmani sono emigrati in Europa e nel Nord America, sia per trovare lavoro sia per fuggire guerre o regimi repressivi. Molti altri sono venuti per un breve periodo per compiere studi superiori.

In Occidente, questi Musulmani, generalmente maschi, incontrano donne occidentali nei posti di lavoro, nelle Università, o nelle zone in cui vivono, e la coppia decide di sposarsi. E’ anche vero che sempre più Cristiani Occidentali viaggiano verso paesi a maggioranza musulmana, per turismo, lavoro o studio, e s’innamorano di una persona musulmana del luogo e si sposano. Una seconda ragione dell’aumento dei matrimoni tra cristiani e musulmani stanno nel fatto che fino al secolo scorso, la maggior parte dei matrimoni era combinata dalle famiglie, che non prendevano in considerazione per i loro ragazzi la possibilità di sposarsi al di fuori della loro propria comunità religiosa.

Nei tempi moderni, in cui cristiani e musulmani generalmente scelgono il compagno per il loro matrimonio secondo un reciproco rapporto d’amore, non sorprende che essi trovino spesso un compagno di altra religione.

Musulmani e Cristiani sono simili nel loro insegnamento circa il partner ideale per il matrimonio. Nell’Islam, il partner ideale per un uomo o per una donna musulmana è un credente in Dio, pio, praticante musulmano che vive secondo gli insegnamenti morali e spirituali dell’Islam.

Anche se non è considerato obbligatorio per un musulmano sposare un partner musulmano, ciò è molto incoraggiato.




Il Corano concede che un uomo musulmano possa sposare una donna cristiana o ebrea, ma il matrimonio di una donna musulmana con un partner che non sia musulmano è proibito.

Secondo l’insegnamento islamico, il matrimonio è un contratto sacro davanti a Dio nel quale ogni partner ha un solenne dovere di vivere la propria parte del contratto.

Per i cristiani, il matrimonio è un sacramento, un’occasione in cui Gesù Cristo offre la Grazia santificante di Dio ai suoi discepoli. La Grazia donata da Gesù Cristo è invisibile e può essere riconosciuta solo per fede, i suoi effetti in un matrimonio cristiano che sono molto visibili: un’unione santa di due cristiani che testimoniano l’amore di Dio con la vita che costruiscono insieme, l’atmosfera che essi creano quando, se Dio vuole, possono nascere dai bambini, che sono fatti crescere nei valori cristiani.

Ovviamente, né l’ideale islamico né quel cristiano sono sempre realizzati e nonostante la pastorale cristiana consigli il contrario, mussulmani e cristiani si sposano.

Poiché questa è una realtà dei nostri tempi, non è sufficiente semplicemente scoraggiare questi matrimoni.

La donna musulmana, dal punto di vista della Shari’ a, “la legge Cranica”, le cui regole sono comuni per ambo i sessi, e in tutto equivalente all’uomo.

Come l’uomo, anche la donna è indirizzata alla conoscenza e il perseguimento di nobili qualità morali, quali la generosità, la gentilezza, l’altruismo, la sincerità. Come l’uomo, è tenuta ad osservare i precetti religiosi generali, come l’adempimento della preghiera, il digiuno, durante il mese del Ramadan, il pellegrinaggio alla Mecca, l’elemosina rituale. La pratica è la stessa e le esigenze legate alla spiritualità, al raccoglimento e alla vita interiore sono identiche.

Dio ha assegnato alla donna musulmana un ruolo specifico, nell’ambito dell’ordine islamico, mediante lo svolgimento del quale essa concorre alla responsabilità collettiva di preservare l’essenza religiosa della società.

Nessuno, nell’ordine islamico, può porre ostacoli alla donna, la quale è chiamata a contribuire al benessere generale e a contribuire alla realizzazione degli obiettivi religiosi.

L’ignoranza del significato religioso della vita è alla base di tutti quei fenomeni d’oppressione sfruttamento di cui sono vittime le donne, in ogni parte del mondo.

In nessuna occasione, durante la sua missione profetica, Muhammed ha insegnato a discriminare un essere umano in base il sesso. Agli albori dell’epoca islamica, le donne partecipavano alle preghiere congregazionali dei mussulmani e frequentavano, per istruirsi, le assemblee nelle quali il Profeta insegnava.

In tali assemblee, i musulmani e le musulmane partecipavano congiuntamente. Talvolta vi furono incontri separati, ma ciò avvenne esclusivamente per motivi pratici, essendo gli uomini più numerosi.

Le donne, infatti, un giorno si lamentarono con il Profeta: “Gli uomini che si assiepano intorno a te ci rendono impossibile l’ascolto!”.

Il Profeta dedicò quindi un giorno all’istruzione delle sole donne. Elle erano incoraggiate ad esprimere il proprio parere sia in materia religiosa sia legale o economica.

Omar Ibn El Khattab, secondo Califfo dell’Islam, quando si trattò di nominare primo Califfo Abu Bakr Es Siddik, consultò tutta la popolazione, andando di casa in casa, a Medina, per raccogliere i pareri di tutte le musulmane.

Le donne, nell’epoca islamica, discutevano i loro punti di vista alla presenza del Profeta e dei suoi successori.

Bisogna dire tuttavia che in alcune regioni del mondo islamico, soprattutto nell’area indo-pakistana le moschee sono chiuse alle donne. Questa lettura della tradizione non è conforme agli insegnamenti del Profeta, che intimò ai fedeli: “Non impedite alle vostre donne di recarsi in moschea anche di notte”.

La donna musulmana ha la stessa capacità e la stessa libertà godute dall’uomo, ella ha il diritto di disporre liberamente di se stessa in relazione ala rapporto coniugale che deriva dal matrimonio, quindi un matrimonio impostole è riconosciuto nullo dalla legge islamica.

Qualche tempo fa’ la tv ci ha ampiamente proposto la storia dell’italiana che vive in Kuwait, rifugiata con la figlia nell’ambasciata italiana, perché il marito-padre vuol educare ala figlia maggiore in Egitto, secondo la legge islamica, mentre la madre chiede il rispetto della scelta di vita e di studi della figlia stessa.

Eppure, la moglie si è convertita all’Islam, per amore del marito, e ha vissuto in un Pese mussulmano per lunghi anni! MA dopo la violenza subita, come donna e come madre, sogna l’Italia e la realizzazione della figlia.

Non è una questione solo religiosa: sono entrambi musulmani. Ma l’uno continua a vivere con il codice mentale della Legge islamica, l’altra è rimasta ancorata alla tradizione culturale occidentale e, benché convertita, in sostanza rifiuti la sharìa nelle questioni familiari. Un classico: libertà contro legge.

La questione del diritto di famiglia è uno dei crocevia dell’integrazione. La poligamia e il ripudio unilaterale sono leciti in tutti i Paesi Islamici eccetto in Tunisia.

I figli sono del marito e saranno educati obbligatoriamente nell’Islam. Solo in Tunisia sono consentiti l’adozione e il divorzio paritario e bilaterale ( legge del 1958 e emendamenti succ.).

Uno dei diritti fondamentali della donna musulmana è quello di non essere considerata un oggetto di piacere ad uso e consumo degli uomini. La sua dignità può essere osservata dalla modestia dell’abbigliamento.

Sarebbe troppo pessimistico presumere in anticipo che i matrimoni tra cristiani e mussulmani siano destinati al fallimento o che il partner musulmani non rispetterà i diritti e doveri religiosi del cristiano.

Ci sono molti matrimoni islamo-cristiani che sono successo, e molti partner musulmani che sono fedeli agli accordi presi e permettono alle loro spose cristiani di educare i bambini nella fede cristiana.

E’ importante che prima del matrimonio il partner cristiano sia ben informato circa le possibili difficoltà che potrebbero sorgere in un matrimonio misto.

L’uomo cristiano che intende sposare una musulmana è probabile che sia sottoposto a pressioni da parte della famiglia della fidanzata perché si converta all’Islam cosicchè il matrimonio possa essere considerato valido secondo la legge islamica.

Il divorzio è permesso nell’Islam, anche se fortemente scoraggiato.

Secondo la legge islamica, sia il marito sia la moglie possono passare al divorzio, benché sia molto più comune sia il marito divorzi dalla moglie. In caso di divorzio , è abitudine che il marito trattenga i bambini “ perché capo famiglia”, l’opposto di ciò che avviene abitualmente tra cristiani.




Esistono attualmente alcune convenzioni bilaterali per trattare l’argomento ma rimane l’urgente necessità di una legge europea sull’argomento per trovare un punto d’incontro tra tutte le legislazioni nazionali e religiose.

Basta assistere al dramma di tante madre che sono catapultate da un Ordinamento all’altro senza che le ambasciate potessero intervenire.

Nessuno fermerà l’umanità.
La gente continuerà a viaggiare mettendo a rischio la propria vita.
Uomini e donne continueranno a sposarsi in tutto il mondo. Senza ascoltare nessuno.

Il matrimonio è un sacramento per gli ebrei, per i cristiani e per i musulmani. Queste unioni saranno alla base di una società tollerante, solidale e comunitaria.

Invitiamo Mons. Crociata (Conferenza Episcopale Italiana) a un pubblico dibattito fraterno teologico .amichevole.
IL PRESIDENTE Prof. Habib SGHAIER (Tunisia)

Prof Habib

 
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