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13 11 2008 - Il regista turco Ozcan Alper "E' una storia d'amore commovente"
Alper: "Con autunno ho raccontato la Turchia che cambia"
Il giovane regista turco di origine armena ha voluto descrivere le trasformazioni del suo Paese nel film 'Sonbahar'. "Dobbiamo fare di più per tutelare i diritti umani delle minoranze etniche" ha detto ad Aki-Adnkronos
Roma, 7 nov. -(Aki) - La Turchia sta cambiando, ma deve fare di più per tutelare i diritti umani delle minoranze etniche e degli studenti prima di entrare nell'Unione Europea: ad affermarlo è il giovane regista turco Ozcan Alper, il cui film 'Sonbahar' ha aperto ieri la 14ma edizione del MedFilm Festival a Roma. "Devo essere sincero -spiega Alper ad AKI-ADNKRONOS INTERNATIONAL-.Sarei molto felice se entrassimo nell'Unione Europea, tuttavia cambiare le leggi perché, se si è obbligati, non è il modo di risolvere i problemi di un paese". Alper si è detto favorevole a un'integrazione del suo paese "non solo nella Ue, ma anche in qualunque altra comunità, ad esempio un patto per il Medio Oriente".

Il regista ha riconosciuto che in Turchia si stanno verificando molti cambiamenti importanti: otto anni fa, ha spiegato, sarebbe stato messo in prigione per un film realizzato in dialetto armeno, il hamshin. Ma questo ora non accadrebbe più, alla luce dei cambiamenti politici attuati in vista dell'integrazione con l'UE.

La Turchia e la Germania sono gli ospiti d'onore di questa edizione del MedFilm Festival, che propone 177 pellicole da 41 paesi. "Penso sia stato intelligente mettere insieme queste due nazioni", ha detto Alper, dicendosi convinto che "in generale le differenze politiche non riguardino la gente, ma i governi". Alper, 33 anni, di etnia armena, ha iniziato a lavorare nel cinema nel 1997 e nel 2001 ha diretto il suo primo cortometraggio: il suo film è uno dei 12 in competizione per il premio principale del festival. Ambientato nella Turchia orientale, 'Sonbahar' - che significa 'autunno' - è una commovente storia d'amore e di perdita. Il film narra il viaggio personale di Yusuf, che torna a casa dopo aver trascorso 10 anni in prigione. Una volta uscito dal carcere, apprende che il padre è morto e finisce con l'innamorarsi di Eka, una prostituta georgiana. Ma il film - una delle 21 pellicole turche presentati al festival - parla anche di due decenni di cambiamenti culturali e politici in Turchia.

Alper elogia iniziative multiculturali come il MedFilm Festival: "Penso che questo genere di rassegne sia importante per favorire il confronto, in questo caso tra i giovani cineasti italiani e quelli turchi". Il MedFilm Festival, che si concluderà il 16 novembre, è nato nel 1995 per celebrare il centenario del cinema: la sua filosofia celebra il valore della diversità e sostiene la cooperazione tra i paesi vicini.

V.V

 
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