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12 11 2008- Barack Obama, potrebbe aprire una nuova pagina nei rapporti fra la Turchia e gli USA
TODAYS ZAMAN- 06/11/2008
Nonostante la condotta sempre più attiva in politica estera che la Turchia ha adottato nel corso degli ultimi anni, allorché si stava affermando in qualità di nuova potenza regionale – secondo la definizione di Graham Fuller, ex dirigente della CIA –, il paese è ancora tormentato da questioni molto delicate e opinose, come i metodi adoperati nella lotta contro il terrorismo, i timori riguardanti l’integrità territoriale, il problema armeno e quello cipriota.

Tali questioni limitano i margini di manovra della Turchia nel consolidare ulteriormente il suo ruolo di grande potenza regionale.

L’elezione del candidato democratico Barack Obama, il primo presidente afro-americano degli Stati Uniti, potrebbe aprire una nuova pagina nei rapporti fra la Turchia e gli USA, rapporti assai tesi durante gli otto anni di amministrazione Bush a causa di varie questioni legate alla politica estera,
fra cui alcune delle delicate questioni sopra ricordate.

Obama, il quale fra l’altro mette l’accento sul multilateralismo in contrapposizione all’unilateralismo di Bush, potrebbe anche avere una certa influenza sulla Turchia, indirizzandola verso una politica più prudente e costruttiva riguardo ai problemi che hanno rilevanza anche per le politiche di Washington.

I recenti sviluppi nel vicino Iraq dove le forze della coalizione guidata dagli Stati Uniti combattono contro i ribelli, il disaccordo tra Ankara e Washington riguardo al Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK), così come il possibile riconoscimento, da parte del futuro presidente statunitense, del fatto che i massacri degli armeni nell’era turco-ottomana, durante la prima guerra mondiale, siano da considerare un genocidio, rappresentano tre questioni importantissime che continueranno ad avvelenare i rapporti tra i due alleati,se non verranno risolte dalla stessa Ankara in modo equilibrato.

È effettivamente vero che la possibile decisione, da parte di Obama, di riconoscere come genocidio gli eventi verificatisi durante la prima guerra mondiale arrecherebbe un danno irreparabile ai rapporti fra la Turchia e gli Stati Uniti. Inoltre, non è ipotizzabile che i turchi accettino che i propri leader politici riconoscano come genocidio quanto accaduto agli armeni, al solo fine di smorzare la crescente pressione internazionale nei confronti della Turchia. Ma sarà soprattutto compito della Turchia convincere l’amministrazione Obama a non procedere al riconoscimento. Un risultato di questo genere può essere conseguito compiendo alcuni passi strategici, come ad esempio dar seguito alla storica visita del presidente turco Abdullah Gül a Erevan lo scorso settembre, aprendo i confini con l’Armenia.

Un passo di questo genere non solo ridurrebbe le pressioni sull’Armenia da parte della potente diaspora armena, ma farebbe anche della Turchia un mediatore onesto ed imparziale in grado di contribuire a risolvere la controversia di vecchia data fra Azerbaijan e Armenia relativa al Nagorno-Karabakh.

Un’altra politica che la Turchia può promuovere, a patto che abbia un forte sostegno da parte del nuovo presidente USA, è quella volta a convincere l’Armenia ad accettare la proposta turca di costituire un comitato di storici, il quale avrebbe il compito di esaminare tutti gli aspetti legati agli eventi della prima guerra mondiale sulla base degli archivi che la Turchia si è impegnata ad aprire, malgrado il rifiuto della diaspora armena.

Tali passi da parte della Turchia potrebbero anche mettere il nuovo presidente americano in una migliore posizione per resistere alle pressioni esercitate dalla diaspora armena affinché riconosca gli eventi del 1915 come genocidio.

Inoltre, se la Turchia per il suo problema curdo ricorresse a soluzioni non implicanti l’uso della forza che fossero in grado di ridurre la violenza del PKK, ciò non solo avrebbe l’effetto di alleviare le tensioni per la Turchia stessa, ma potrebbe anche influire sulle politiche della nuova amministrazione statunitense relative ai curdi iracheni, in una maniera che potrebbe risultare favorevole ad Ankara.

Tuttavia, la Turchia ha anche la responsabilità di instaurare rapporti diretti con i curdi iracheni, piuttosto che aspettare lo stimolo di Washington per farlo.

La Turchia ha incominciato ad avere maggior credito presso l’UE, alla quale aspira ad aderire, nonché presso molti paesi mediorientali, per il suo approccio attivo e costruttivo a varie questioni di politica estera, come quelle riguardanti l’Iran, la Siria, Israele e la Georgia.

Di conseguenza, non vi è ragione per cui la Turchia non debba adottare politiche creative ed equilibrate su questioni come quelle legate al PKK, ai curdi iracheni, ed all’Armenia, il che promuoverebbe il suo ruolo emergente non solo come attore regionale, ma anche come protagonista internazionale.

Il leader americano dei diritti civili, Jesse Jackson, ha dichiarato in un’intervista dopo la vittoria elettorale di Obama: “La sua vittoria significa che l’America sta migliorando. Siamo più maturi. Siamo meno sfiduciati.”

Queste osservazioni potrebbero applicarsi anche alla Turchia. Una Turchia più matura, animata dalla volontà di risolvere i problemi esterni che hanno un impatto diretto sul paese, così come i problemi interni che hanno diviso la nazione, e di unire il suo popolo – che si tratti di curdi, sunniti, o aleviti – sotto la stessa causa di promozione della democrazia, non solo diventerebbe un modello da imitare per tutto il Medio Oriente, ma contribuirebbe anche alla creazione di un mondo migliore.

Lale Sariibrahimoglu è una giornalista turca, esperta di questioni energetiche e di sicurezza
Titolo originale:

Obama victory will have positive effect on Turkey Technorati tag: Armenia,Barack Obama, democrazia, Iraq, PKK, problema curdo, Stati Uniti, Turchia Disclaimer I diritti degli articoli riprodotti su questo sito appartengono esclusivamente ai rispettivi autori.
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