Zatik consiglia:
Iniziativa Culturale:

 

 

01 11 2008 - POESIE Di RUMI e LAICITA’ E INTEGRAZIONE
Prof. Giuseppe Di Siena
(Sintesi dell’intervento del 6 ottobre, Palazzo Valentini, Roma)
1.La costituzione dell’associazione di amicizia Italia-Iran “Alefba” va salutata in modo positivo, come un passo importante per la conoscenza reciproca e come stru-mento per approfondire le tematiche culturali e sociali inevitabilmente connesse al rapporto tra due tradizioni storiche diverse, eppur legate da continui scambi nel corso dei secoli. L’associazione ha sicuramente un grande lavoro da svolgere come riferimento della comunità iraniana presente nel nostro paese, un lavoro paziente che avrà come interlocutori non solo le istituzioni ma anche cittadini aperti e inte-ressati alla effettiva integrazione e dialogo tra i vari popoli e le varie culture.
2. Preliminare mi sembra un chiarimento terminologico, senza il quale si va incontro a equivoci e incomprensioni. Spesso adoperiamo termini quali “laicità”, “integrazione”, “dialogo”,” intercultura” dando loro significati contrastanti e talora oscuri. Per es. la parola dialogo è una delle più impiegate nel linguaggio politico-culturale, ma nella pratica il vero spirito dialogico raramente viene esercitato. Rifa-cendoci al maestro del dialogo, cioè a Socrate, è bene ricordare che ogni discussio-ne richiede la parità tra gli interlocutori, ossia il riconoscimento della piena sogget-tività di coloro che partecipano alla ricerca in comune. Socrate osava perfino affer-
mare di essere grato a chi lo confutava, perché lo aiutava nella ricerca della verità,
così come egli esercitava l’arte maieutica non per sopraffare l’altro ma per stimo-larlo nella sua personale investigazione. Sul termine “intercultura” è appena il caso di riflettere che le culture come gli esseri umani sono frutto di continua ibridazione e che la storia non è altro che la manifestazione di prestiti, scambi, influenze reci-proche. Oggi sia per lo sviluppo di tecnologie di comunicazione altamente sofisti-cate sia per la velocità delle reti le possibilità di conoscenza sono aumentate in ma-
niera mai vista prima nella storia. Abbiamo perciò di fronte straordinarie opportu-
nità di integrazione. Abbiamo parallelamente il pericolo di chiusure, di paura del
nuovo, di ritorno a ciò che appare più familiare e vicino. Ecco, perché ci sia inte-
grazione e scambio occorre apertura, non chiusura in microcomunità impermeabili.
Le frontiere non sono mai esistite in modo rigido. E l’identità nazionale è stato
spesso un mito coltivato artificiosamente.
3. Discorso più ampio va fatto a proposito della “laicità”. Il termine ha una gam-ma di significati impropri. Laico viene impiegato per non credente, agnostico, anticlericale, ecc. Bisogna ribadire che la parola, di origine greca “laos” vuol dire
popolo e quindi si richiama etimologicamente alla parola democrazia. Per il nostro discorso essere laici significa essere non indifferenti ma sostenitori della neutralità delle istituzioni pubbliche rispetto alle convinzioni religiose o ideologiche; signifi-ca garantire a tutti la libertà di espressione e la parità di diritti senza privilegi di sor-ta. Insomma la laicità è il risultato, forse il più grande risultato della storia degli ultimi tre secoli, dopo le guerre di religione e dopo la conquista dello spirito di tol-
leranza. Laicità è condizione di esistenza dello stato democratico, è condizione
che permette la convivenza di fedi, opinioni, ideologie diverse; è abito mentale
contrassegnato dal dubbio, dal continuo esercizio di ironia e autoironia. Non è negazione della verità, semmai è critica della presunzione del possesso di verità definitive, dogmatiche.
C’è un apologo del grande intellettuale del settecento Lessing che mi piace ricor-dare.” Se Dio – dice Lessing – tenesse nella sua destra tutta la verità e nella sua sinistra il solo tendere alla verità con la condizione di errare eternamente smarrito e mi chiedesse di scegliere, io mi precipiterei con umiltà alla sua sinistra”. Questa
è la condizione umana, la perfettibilità e lo spirito di incessante ricerca. Questo è anche lo spirito laico, che è nutrito di forti convinzioni. Può apparire debole e di-sarmato di fronte a chi ritiene di possedere valori forti. In realtà il laico ha la forza
del dialogo, del rispetto delle opinioni altrui. Si può anche morire per queste con-
vinzioni (l’esempio di Socrate è calzante).
E mi piace ricordare anche l’appello di Kant: “L’illuminismo è l’uscita dell’uomo dallo stato di minorità. Sapere aude! Abbi il coraggio di sapere. Questo è il motto
dell’illuminismo”. Ecco questo è il grande patrimonio dell’occidente, conquistato con grande prezzo, che forse andrebbe non imposto, ma comunicato, trasmesso alle
altre cultura. Così come possiamo imparare tante cose dalle altre culture.
4. In conclusione integrazione non vuol dire assimilazione, acculturazione, subor-dinazione di altre culture. Purtroppo in passato questo è avvenuto e ancora oggi si
concepisce la democrazia come qualcosa da imporre, da esportare. Integrazione è
invece scambio paritario, incontro tra soggettività diverse, riconoscimento della
comune dignità degli esseri umani. Certo, il conflitto non è del tutto eliminabile, né
va demonizzato. In una certa misura il conflitto è costitutivo della storia, della realtà. Insomma dal conflitto, inteso come dialettica sociale, si può imparare e la
convivenza deve accettare una certa dose di conflittualità, talora anche dolorosa.
Ma è l’unica strada che ci può condurre alla comprensione, alla scoperta della bellezza delle relazioni umane.
5. Come ho detto, un grande lavoro attende “Alefba”, il suo Presidente, i suoi
membri. Ci auguriamo che nei tempi lunghi dia i suoi frutti e rende più vicini i
due popoli, le due culture.. E permettetemi di rendere omaggio alla grande cultura
iraniana con la lettura di due poesie del grande mistico e poeta persiano Jal al din Rumi o anche Mowlana (il cui mausoleo a Konya ho visitato).

Io non sono….
Jalaledine Tusi Bakhri detto Rumi
…………………….
Non mi riconosco più.
Io non sono né cristiano né ebreo
Né magio né musulmano.
Io non sono dell’Est né dell’Ovest,
né della terra né del mare.
Io non provengo dalla miniera della natura
Né dalle stelle orbitanti.
Io non sono della terra o dall’acqua,
del vento o del fuoco.
Io non sono dell’empireo
né della polvere su questo tappeto.
Io non sono del profondo né dell’oltre.
Io non sono dell’India o della Cina,
di Bulghar o di Saqsin.
Io non sono del regno dell’Iraq
Né della terra del Khorasan.
Io non sono di questo mondo né dell’altro,
non del cielo né del purgatorio.
Il mio luogo è il senza luogo,
la mia traccia è la non traccia.
Non è il corpo e non è l’anima,
perché appartengo all’anima del mio amore.
Ho riposto la dualità
E visto i due mondi come uno.
Uno io cerco, Uno conosco.
Uno io vedo, Uno chiamo.
Egli è il primo, egli è l’Ultimo.
……………………………

La seconda poesia:

Nella generosità e nell’aiuto degli altri sii come un fiume.
Nella compassione e nella grazia sii come il sole.
Nel nascondere le macanze altrui sii come la notte.
Nell’ira e nella furia siicome la morte.
Nella modestia e nell’umiltà sii come la terra.
Nella tolleranza sii come il mare.
Esisti come sei oppure sii come appari





vahe

 
Il sito Zatik.com è curato dall'Arch. Vahé Vartanian e dal Dott. Enzo Mainardi;
© Zatik - Powered by Akmé S.r.l.