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14 05 2008 - - Vaticano-Armenia, l’ecumenismo č anche questione di “location”
da ilVelino.it
Città del Vaticano, 9 maggio (Velino) - I rapporti tra la Chiesa cattolica e la Chiesa apostolica armena non sono mai stati buoni come in questo momento. Lo
hanno dimostrato i diversi gesti di cui si sono resi protagonisti in questi giorni il Catholicos degli Armeni Karekin II e Benedetto XVI. L’abbraccio in Piazza San Pietro mercoledì si è prolungato in quello di oggi, nell’incontro privato tra i due in Vaticano e nell’udienza successiva con il seguito.
L’impronta del Pontefice tedesco è evidente. Nessuna dichiarazione congiunta, nessun intento da siglare: lo ha fatto Giovanni Paolo II ormai otto anni fa, sempre con Karekin II. Da allora molti passi sono stati fatti, anche dal punto di vista dottrinale, grazie all’apposita commissione teologica congiunta, e molti gesti significativi compiuti, come la recente intitolazione a San Gregorio l’Illuminatore (patrono degli armeni) di una piazza nella Città del Vaticano. Ancora più significativo è lo spazio concesso dal Papa a Karekin II nei due incontri di mercoledì e di oggi. Il Catholicos degli armeni ha potuto lanciare importanti appelli politici dal sagrato di Piazza San Pietro, parlando esplicitamente di genocidio di fronte a oltre 20 mila fedeli, e dalla Sala Clementina, nel cuore del Palazzo apostolico, dove ha ricordato la spinosa vicenda del Nagorno-Karabagh, di cui gli armeni attendono il riconoscimento della comunità internazionale. Due “location” significative, e una sponda politicamente importante quella offerta agli armeni dalla Santa Sede in questa occasione.

Il Papa non ha parlato di “persecuzione e martirio” ma ha lasciato che il patriarca supremo pronunciasse la parola “genocidio” nella piazza più importante del mondo, mentre oggi dalla Sala Clementina è riecheggiato il ricordo della liberazione del Mountalnous Karabagh (9 maggio 1945), l’indipendenza armena del 1991 e l’appello per il riconoscimento del Nagorno-Karabagh. Come ha sottolineato Khajag Barsamian, primate della Chiesa apostolica armena negli Usa, la possibilità offerta a Karekin II di parlare del genocidio armeno è “molto importante, non solo per il genocidio armeno ma per tutti i genocidi. Anche oggi succedono queste cose.
Il genocidio armeno deve essere riconosciuto non solo in quanto tale, ma anche per evitare che possano ripetersi episodi simili per chiunque altro”. In questo senso – ha aggiunto – “è un momento positivo anche in Turchia: è un tema che oggi si discute e anche alcuni studiosi e scrittori turchi parlano del genocidio e da parte del governo dell’Armenia c’è l’intenzione di aprire relazioni diplomatiche con la Repubblica turca. Resta comunque difficile per loro accettare questa realtà, per questo dobbiamo aiutarli a prendere coscienza di questo errore del passato”. Dal punto di vista strettamente diplomatico, si può osservare anche come il progressivo riavvicinamento della Chiesa armena a quella di Roma sia funzionale al dialogo con Mosca. In questo senso la Chiesa apostolica armena funge da ponte tra la Chiesa cattolica e quella ortodossa.

V.V

 
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