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16 02 2008 - QUANDO UN GENOCIDIO NON E' GENOCIDIO? RICONOSCERE IL GENOCIDIO ARMENO 89 ANNI DOPO
Un articolo del 2004 di Di Andrew Lawless,Tradotto da: Carlotta Cristiani - Three Monkeys Online-
La Rivista Gratuita di Attualità & Cultura
ttp://www.threemonkeysonline.com/it/article4.php?id=29
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Esiste una fiorente produzione artistica che ha per tema il genocidio, da Ararat del regista Atom Egoyan alla musica di Diamanda Galas passando per gruppi rock famosi, quali i System of a Down. L'approccio culturale e artistico al genocidio è più importante di un qualsiasi riconoscimento ufficiale?
Non è tanto il riconoscimento ufficiale che si ricerca quanto la fine della negazione ufficiale. I Turchi hanno perso la guerra della propaganda. La questione controversa ha spinto gli accademici a fare ricerche e una volta terminate queste ricerche è risultato ovvio che vi fu un genocidio armeno. Anche il New York Times e il Boston Globe, due bastioni dell'establishment, hanno scelto come linea di condotta quella di scrivere sul genocidio armeno senza alcuna etichetta e senza la necessità di parlare del punto di vista turco.
Io posso parlare solo per me stesso. Non è necessario che il riconoscimento del genocidio armeno sia un evento troppo formale, è solo una questione di politica pubblica. Se la politica del governo degli Stati Uniti fosse quella di riconoscere il genocidio, non ci sarebbe bisogno di un atto formale. Il dipartimento di Stato americano potrebbe darne annuncio tramite documenti ufficiali, come si faceva fino al 1920, e il Presidente potrebbe utilizzare il termine genocidio nel suo messaggio annuale di condoglianze al popolo armeno.
Secondo alcune interpretazioni turche degli eventi, prima della prima guerra mondiale, gli Armeni avevano vissuto in pace per secoli all'interno dell'impero ottomano. La guerra e la minaccia proveniente dalla Russia, con la quale gli Armeni dell'Anatolia orientale cominciavano a schierarsi, portarono all'esplosione di violenza del 1915. Secondo questa teoria quelli erano tempi estremi e le azioni di guerra, per quanto deplorevoli, non possono essere definite genocidio.
Greci, Armeni ed Ebrei non si integrarono mai nella società ottomana. Erano dhimmi, ovvero sudditi tollerati, non cittadini. I Turchi li consideravano gavours, non credenti. Come tali, essi occupavano posizioni inferiori nella società turca e non vi fu mai integrazione. E' vero che alcuni Armeni arrivarono ad occupare alte cariche governative grazie alle loro capacità e furono ‘ottomanizzati’, ovvero accettati all'interno della società ottomana, ma rimanevano outsiders, oggetto di disprezzo. Tutti i sudditi del sultano erano considerati in ogni caso schiavi del sultano e, in quanto schiavo, un Armeno poteva ascendere a posizioni più elevate.
In secondo luogo il governo russo era più progressista di quello ottomano e concedeva agli Armeni più diritti civili e garanzie sulla vita e sulle proprietà. Non sorprende il fatto che gli Armeni che vivevano nell'impero russo fossero leali e patrioti. Anche se gli Armeni dell'impero ottomano non si potevano certo definire patrioti, erano tuttavia per lo più leali. Quando i rappresentanti del partito dei Giovani Turchi andarono al congresso di Dashnaks a Erzerum promisero agli Armeni l'autonomia se, insieme agli Armeni russi, avessero combattuto contro l'impero russo. Lo Zar fece una promessa simile agli Armeni russi. L'esperienza ha dimostrato che nessuna di queste promesse era veritiera. Quindi i delegati armeni dichiararono che gli Armeni turchi sarebbero stati fedeli alla Turchia e che gli Armeni russi sarebbero stati fedeli alla Russia. In realtà alcuni Armeni prominenti passarono dalla parte del nemico ma furono poco numerosi e non costituirono una reale minaccia per il governo ottomano.
Giovani Armeni in età per combattere nelle fila dell'esercito turco si erano fatti onore nelle due guerre balcaniche e anche sul fronte orientale turco poco prima del genocidio. Inoltre gli Armeni non furono solo espulsi dalle provincie orientali ma dall'intera Anatolia, a est, a ovest, a nord e a sud. Per architettare questo inganno, i Turchi fecero affidamento sull'assoluta ignoranza della geografia dell'Anatolia da parte degli occidentali. Ankara non si trova affatto sul fronte orientale, per non parlare di Brussa e di Marash.
Armeni giovani e di mezz'età furono arruolati nell'esercito, e quando fu presa la decisione di attuare il genocidio, furono disarmati, costretti ai lavori forzati, costretti a scavare la propria fossa e infine massacrati. Non c'era il minimo pericolo che vecchi, donne e bambini, lasciati nei paesi e nei villaggi, potessero in qualche modo essere di ostacolo al governo turco. E' ridicolo. Il governo turco aveva a sua disposizione le forze di polizia, regolari e non regolari, l'esercito, elementi illegali dell'esercito, la burocrazia, il budget dello stato e le sue infrastrutture. Dopo che i giovani Armeni erano stati uccisi in guerra, gli Armeni non costituivano più un pericolo. Che male potevano fare allo stato turco vecchi, donne e bambini? Che qualcuno me lo spieghi.
Quale insegnamento si può trarre dal genocidio armeno? Possono essere identificate determinate condizioni allo scopo di predirre possibili genocidi?
L'insegnamento che se ne può trarre è che uomini e governi possono agire come bestie feroci. L'hanno fatto in passato e continuano a farlo oggi. Se i responsabili del genocidio fossero consegnati alla giustizia, questo potrebbe dissuadere altri dal seguire il loro esempio. Hitler disse "Andate, uccidete senza pietà. Chi è che ricorda oggi l'annientamento del popolo armeno?". D'altra parte il genocidio è sostanzialmente un atto irrazionale ed è motivato tanto da emozioni quanto da ideologie. Finché la cultura mondiale non stabilisce che il genocidio è un crimine, esso continuerà. Nessuna forza esterna può fare molto per fermarlo, a meno che ciò non accada in Europa dove le potenze vogliono pace e tranquillità.
Per quel che riguarda le condizioni si tratta generalmente di uno stato in guerra, in cui c'è una minoranza religiosa che può essere utilizzata come capro espiatorio per i fallimenti della classe dirigente e in cui la morte sul fronte di combattimento attenua l'avversione per la morte sul fronte interno. Vi deve inoltre essere un'ideologia che disumanizzi la vittima e persuada la maggioranza che essa in qualche modo infetta la società. Diventa quindi un atto patriottico distruggere la minoranza responsabile del contagio.
Genocidio, pulizia etnica, rilocazione delle minoranze: sono tutti termini che sono stati utilizzati per descrivere le azioni dei Turchi contro gli Armeni. Mentre lottano per il riconoscimento del genocidio, non è un dovere delle lobby armene considerare le accuse simili fatte loro riguardo al Nagorno-Karabakh?
Penso che sia sempre utile riconsiderare le proprie posizioni. Il Nagorno-Karabakh era storicamente considerata un provincia armena, governata, prima dell'arrivo dei Russi, da principi armeni chiamati meliks, ovvero re. Al tempo della sovietizzazione del Caucaso del sud, per ragioni politiche, Stalin decise di annettere il Nagorno-Karabakh all'Azerbaijan, uno stato appena nato. Il governo di Baku negava agli Armeni del Nagorno-Karabakh i diritti umani e civili, quindi la provincia cominciò pian piano a perdere la propria caratterizzazione armena, cosa che in precedenza era già successa al Nakichevan, un'altra provincia armena, ora possesso degli Azeri.
Per gli Armeni, la de-armenizzazione del Nagorno-Karabakh equivalse al proseguimento del genocidio iniziato nel 1915. Questo processo fu definito ‘genocidio bianco’. Uccidere una cultura fa parte del genocidio.
Anche se sono solidale con gli Azeri che furono cacciati dalla loro patria, la colpa fu del loro governo più che degli Armeni. Se il governo di Baku non avesse negato agli Armeni i diritti civili ed umani, il problema dell'indipendenza non sarebbe sorto. Il problema fu causato dal tentativo del governo degli Azeri di trasformare il Nagorno-Karabakh in una provincia esclusivamente azeri.
Ci sono implicazioni territoriali nel riconoscimento del genocidio armeno da parte della Turchia? Può immaginare che un giorno l'Armenia pretenderà la restituzione di territori oggi in possesso della Turchia, incluso il monte Ararat?
Non credo. Come disse una volta il primo ministro Ozal, la terra si scambia con il sangue. Se mai la Turchia dovesse avere un governo come si deve, cosa di cui dubito, allora quel governo potrebbe, in segno di buona volontà, restituire all'Armenia Ani, la capitale armena medievale, che si trova al confine, e il monte Ararat. Secondo la mia personale opinione, e non parlo a nome di nessun partito politico armeno, se la Turchia diventa uno stato libero e democratico che rispetta le minoranze, allora non ha molta importanza dove si trovino i confini.
Negare l'Olocausto è illegale in molti paesi: vorrebbe che anche per il genocidio armeno accadesse lo stesso?
Preferirei che ci fossero stati illuminati dove una tale legislazione non fosse necessaria. Può essere una cosa pericolosa. D'altra parte, se gli stati hanno stabilito che negare l'Olocausto è un crimine, allora non c'è ragione per cui negare il genocidio armeno non debba essere considerato a sua volta un crimine.

V.V

 
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