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18 01 2008 - Parlare di "rinascimento armeno" puņ apparire improprio. Č perņ un fatto:
da Il Gazzettino 17/1/08
Parlare di "rinascimento armeno" può apparire improprio. È però un fatto:
risale al 1990, con la grande mostra promossa dalla Gaudium et Spes di Praglia,e organizzata nei musei al Santo da padre Boghos Levon Zekiyan, un vivo
interesse per la vicenda tragica di quel popolo, il primo vittima di un genocidio nel Novecento.
Certo, a Venezia, nell'Isola di San Lazzaro, con i monaci mechitaristi, la memoria armena era sempre viva. Certo, a Padova avevamo avuto l'illustrissimo
cattedratico universitario Michele Arslan (e altri personaggi armeni di origine e di vicende e di sofferenze). Ma con quella mostra si sarebbe iniziato un
nuovo cammino. Fatto di ricerche, traduzioni, saggi e culminati nel grande romanzo di Antonia Arslan "La masseria delle allodole" (Rizzoli) il cui successo continua: in Italia e nel mondo.

Su questa scorta e sul ritorno, appunto, dell'occhio dei media sugli Armeni, si sono collocati non pochi altri libri, e il fatto che per taluni si legga la
prefazione (o introduzione) della medesima Arslan, significa che si tratta di testi validi. È il caso di "Heranush mia nonna" di Fethiye Cetin, pubblicato
dalle padovane edizioni Alet (euro 12) che della introduzione della Arslan si avvale, appunto.

È una storia di notevole originalità, in quanto tratta del tragico destino delle donne armene in Turchia: quelle sopravvissute al genocidio. Uccisi i loro uomini, smembrate le famiglie, tante giovani furono rapite durante le marce sfiancanti e trasferite in altri luoghi, destinate - nota Atonia Arslan - ad una morte non fisica, ma ad un "totale snaturamento linguistico, religioso e culturale".

Fethiye Cetin è turca ed è stata la prima ad avere avuto il coraggio di rivendicare le proprie origini armene che - non dimentichiamolo - in quel paese che vuole entrare in Europa, rappresentano un "marchio di infamia". Una narrazione, la sua, di una vicenda familiare, di un nucleo affiatatissimo, nel quale non mancarono mai amore e buoni cibi. Il resto, non aveva importanza. È un romanzo su base storica, dai contenuti coinvolgenti ed esemplarmente tradotto da Fabrizio Beltrami.

Giovanni Lugaresi

H.D

 
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