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08 10 2007 - Nakhchivan, Stand up for your rights di Monica Di Sisto
da Liberazione del 7-10.07
Stand up for your rights di Monica Di Sisto
Nakhchivan,
la Repubblica che impone weekend di lavoro straordinario non retribuito La Repubblica Autonoma del Nakhchivan - una enclave dell'Azerbaijan - confina
con l'Armenia nel nord e nell'est, con l'Iran nel sud e nell'ovest e con la Turchia nel nordovest. E' un po' un mondo a parte, dove il sabato e la domenica
gli impiegati statali succede che cambino mestiere. Gli insegnanti, ad esempio, lasciano gessi e lavagne e imbracciano pala e zappa. Ma anche i medici, o gli
spazzini, li puoi trovare nei giardinetti pubblici, oppure a lavorare nei campi
o a pulire le strade. "Subbotnik", lo chiamavano nell'era sovietica: succedeva
che per occasioni speciali tutti fossero richiamati a lavorare nei campi. Si
festeggiava così, ad esempio, il compleanno di Lenin, dimostrando che tutti, ma
proprio tutti i cittadini, erano disponibili a contribuire alla cosa pubblica
socializzata.
Ricordi decisamente confinati nel passato, per quanto riguarda il resto dell'ex
URSS, ma alla maggior parte degli statali del Nakhchivan succede di celebrarlo
ancora quasi tutti i weekend. Più che di una piacevole rievocazione dei tempi
andati, in realtà, stiamo parlando di weekend di lavoro straordinario non
retribuiti. La televisione nazionale li celebra: «Il collettivo della scuola elementare ha partecipato attivamente al subbotnik dello scorso fine settimana
- raccontava la cronista del prime time poco tempo fa -. Le squadre hanno lavorato nello spazio antistante la scuola, pulendo le erbacce e potando gli
alberi. Un'altra squadra lo ha fatto all'interno». Ma la verità dei fatti è meno georgica di quanto sembri, e succede che gli allegri maestri e bidelli non siano tutti volontari soddisfatti.
Lo ha scoperto Radio Free Europe/Radio Liberty (RFE/RL), finanziata per anni dalla CIA, e poi dal Congresso Americano, sulla quale, quindi, è lecito nutrire qualche sospetto quando, in Azerbaijan come in Iraq, parla e osanna la "western way of life"! . Fa impressione, però, sentire diversi statali che,
anonimamente, ai suoi microfoni spiegano che se non si prestano al ‘libero volontariato fine-settimanale' rischiano di perdere il posto. Hakimeldostu Mehdiyev, un giornalista della testata dell'opposizione Yeni Musavat basata nel Nakhchivan, fornisce sul fenomeno molti altri particolari. E' obbligatorio per
gli insegnanti e per tutti quelli i cui stipendi sono a carico del budget dello Stato, contribuire a rimpolparlo lavorando nei campi. «Ogni insegnante -
racconta Mehdiyev - deve seminare, zappare, curare, far crescere e macinare 80 chilogrammi di farina la cui produzione costerebbe 200 dollari. Lo stipendio
mensile di un insegnante costa allo Stato solo 60 dollari. Il guadagno è netto e certo». Ti rifiuti di collaborare? E' semplice, sei licenziato.
Una minaccia dura da digerire visto che la disoccupazione nella regione perché il petrolio dà lavoro a pochi tanto che la gente del Nakhchivan va a cercare fortuna in Turchia. Raccontare quello che succede, però, è ancora più pericoloso: Mehdiyev, poco dopo il suo passaggio su RFE/RL, è stato malmenato e arrestato, con 3 giorni scontati in carcere per resistenza a pubblico ufficiale.

La cosa singolare è che, con il collasso dell'Unione Sovietica, la Repubblica socialista sovietica autonoma del Nakhchivan fu la prima zona
dell'URSS a dichiarare la propria indipendenza. E anche nel periodo precedente questa era tra le zone politicamente più attive della Russia nella difesa dei
diritti dei propri cittadini: Mehemmed Rzayev, coordinatore della ong locale Civic Union For A Healthy Future, in passato arrestato e picchiato a sua volta dalla polizia, non si da' pace quando ricorda le lettere e i documenti di protesta inviati anche nelle epoche più buie del passato, spesso non solo a Baku, ma addirittura a Mosca. Il Pil cresce, tuttavia, come i rapporti dell'Azerbaijan con il democratico uccidente: l'italiana Unicredit acquisisce
la terza banca del Paese, il Gruppo Todini si aggiudica una importante commessa che ha fatto esultare di recente anche la ministro al Commercio Estero Emma Bonino, che ha definito l' Azerbaijan «un Paese focus sul quale si concentrerà la nostra attività di promozione commerciale». Nessuno sembra curarsi del fatto che in Nakhchivan, in tempi recenti, sono state chiuse tutte le sale da thè,
luogo dove tradizionalmente gli uomini si ritrovavano per ore, alla fine del lavoro, per discutere di politica. Chiuse anche le sedi del principale partito d'opposizione, il Fronte popolare. E il suo leader settantenne Alesker Ismaylov, medico e perfettamente in se', il 20 settembre scorso è stato arrestato e internato in un ospedale psichiatrico.



V.V

 
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