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23 04 2007 - LATERZA, 428 dopo CRISTO
Lontano nel tempo me vicino per le atmosfere di "rimescolamento" che tanto ci preoccupano e inquietano.

Il libro: Giusto Traina, 428 dopo Cristo – Storia di un anno, pp. 219, Editori
Laterza, Bari - 2007.

L’autore: Giusto Traina è professore ordinario presso l’Università di Lecce, dove insegna Storia romana e Armenistica. Attualmente insegna anche all’Université de Paris 8 e all’Université Catholique de Louvain. Tra le ultime pubblicazioni ricordiamo “La tecnica in Grecia e a Roma” (2000) e “Marco Antonio” (2003).

La recensione: Chiunque incroci con lo sguardo la copertina di questo testo passeggiando tra gli scaffali di una libreria, non potrà fare a meno di
chiedersi cosa sia accaduto nell’anno 428 d. C. e quale avvenimento possa essere di così grande portata storica da dedicarci un intero libro. Anche chi
non ha approfondite conoscenze in materia ricorderà più facilmente la data della divisione tra Impero Romano d’Oriente e d’Occidente (395 d. C.), o quella
del sacco di Roma da parte dei Visigoti di Alarico (410 d. C.), o ancora date di importanza epocale come l’anno Mille, o il 1492.

All’autore, eccezionale e attento studioso dell’Armenia, si potrebbe obiettare di aver costruito un libro che ha poco a che vedere con la nostra storia, con la storia dell’Occidente, perché incentrato sull’anno in cui si svolge l’evento
più rilevante per il regno armeno, cioè la sua decadenza e fine. In realtà, man mano che si prosegue nella lettura, prendono forma una serie di intrecci che coinvolgono persone e realtà apparentemente separate, sia geograficamente che culturalmente, che invece interagiscono tra loro svelando una fitta rete di relazioni.

Partendo dagli avvenimenti politici che causarono la fine del Regno d’Armenia, si presentano agli occhi del lettore tutti quei personaggi che ebbero un ruolo
fondamentale in questa svolta epocale. L’imperatore iraniano Vahrâm V (che eliminando Artashês, cattolico sovrano armeno, voleva recuperare i pieni poteri
su questo regno e ricondurlo alla fede zoroastriana), Valentiniano III, signore assoluto dell’impero d’Occidente, intellettuali pagani, generali romani e tutte quelle figure carismatiche che furono protagoniste di numerosi cambiamenti sociali. Anche i monaci e alcuni uomini religiosi di spicco, come il vescovo di Costantinopoli Nestorio, hanno un ruolo fondamentale in un momento storico in cui il cristianesimo iniziava a consolidarsi e a pretendere degli spazi propri all’interno della vita cittadina.

I capitoli successivi, corredati ciascuno di una essenziale ed esplicativa cartina geografica, tracciano un percorso che prende avvio dalla
Costantinopoli di Teodosio II e delle due donne che ricoprirono un ruolo importante, anche se nascosto, all’interno della sua politica (la moglie
Eudocia e la sorella Pulcheria). Questa città rappresentava il fulcro dell’impero d’Oriente che, rispetto a quello d’Occidente, era al sicuro dai
barbari e viveva un momento di grande sviluppo politico ed economico.
Viaggiando attraverso i principali centri del potere in Italia (Ravenna, Roma), attraverso le Gallie, l’Africa, la Spagna e l’Egitto, l’autore ci presenta un impero che, seppur attraversato da profondi mutamenti, non si limita a lottare per la propria sopravvivenza ma si evolve verso nuove forme di potere.

Questo libro, a tratti un pò difficile da seguire per i frequenti e svariati riferimenti a luoghi e personaggi remoti e poco conosciuti, ci pone di fronte ad un mondo che, all’alba del Medioevo, quando sembra tornare la fiducia nell’idea di Roma (anche se ormai si trattava di una Roma meno eterna e più inquieta), affronta il problema dell’unitàd ell’Impero e ne fa l’oggetto di una nuova riflessione.

V.V

 
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