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29 01 2007 - Pitre Kuciukian : Milano ha voluto dedicare ai giusti di tutti i genocidi
Monte Stella, 26 gennaio 2007-01-26

Oggi, in questo luogo che la città di Milano ha voluto dedicare ai giusti di tutti i genocidi e dove la memoria del male estremo si accompagna alla memoria del bene, il mio pensiero, come rappresentante della comunità armena e membro del Comitato per la foresta dei Giusti va a Hrant Dink, il giornalista armeno-turco assassinato una settimana fa ad Istanbul. Hrant Dink è un giusto.
Temeva per la sua vita, ma non voleva lasciare la sua terra. Ha scelto di portare avanti il suo progetto di verità e di libertà: ”Sono come un colombo che si guarda attorno con circospezione, in attesa” e, quasi per scaramanzia, aggiungeva, “ma so che i turchi non mi toccheranno. Perché qui non si fa male ai colombi. I colombi vivono fra gli uomini, impauriti come me, ma come me liberi”.
Così non è avvenuto, potenze oscure lo hanno colpito sulla soglia della sede del suo giornale “Agos”.
Propugnava il riconoscimento del genocidio armeno da parte della Turchia, ma contemporaneamente invitava la diaspora armena a non fare pressioni e a non porre condizioni : era convinto che la Turchia, una volta diventata una democrazia compiuta, avrebbe riconosciuto la sua storia passata, tragica per gli armeni.
Profondamente religioso, riteneva che la convivenza fra islam e cristianesimo fosse un valore: ”Ascoltando le 5 preghiere islamiche mi ricordo di essere cristiano; la convivenza fa crescere la consapevolezza e alimenta la conoscenza”. “Le nazioni -dichiarava- non devono vivere “vicine”, devono vivere “insieme”. Si può amare la patria e togliere i confini. La dipendenza è un valore, consente di camminare insieme: l’Europa senza frontiere va verso valori universali, valori che sono i miei”.
In un’altra occasione aveva dichiarato: “Dobbiamo temere solo il nazionalismo e la paura che possono degenerare in follia come è accaduto e ancora accade”.
Al suo funerale martedì scorso, hanno partecipato più di 100.000 persone in assoluto silenzio. Molti turchi portavano cartelli con la scritta: “Siamo tutti armeni”.
Con la sua tragica morte Hrant Dink ha testimoniato i valori propri di tutti gli uomini di buona volontà: indipendenza di pensiero, passione per la verità, capacità di indignarsi. E si indignava di fronte al negazionismo, affermando che lo si può combattere solo se si combatte l’ignoranza e se si ha un progetto di vita per la libertà e la democrazia. Pochi giorni fa aveva dichiarato: “In Turchia lotto contro l’articolo 301 del codice penale che condanna chi parla di genocidio armeno. Verrò in Francia a contrastare la legge che punisce chi nega il genocidio armeno. Vedremo chi mi arresterà prima, i francesi o i turchi?”
La vedova Rakel ai funerali ha detto: “L’assassino è stato un tempo bambino, dobbiamo confrontarci con il buio che ha trasformato un bambino in un assassino. Dite che Hrant era un grande uomo, ma anche lui è stato bambino, e vi domando-è forse nato grande?- No, ciò che lo ha fatto grande sono state le sue opere, il suo stile, il suo amore per la patria. Hrant ha dato inizio ad una nuova era per la Turchia.”
Credo che non ci sia luogo più adatto a ricordare la figura esemplare di Harnt Dink di questo nostro “giardino dei giusti” che è ,per eccellenza, il luogo del raccordo tra le memorie del bene. Pietro Kuciukian

V.V

 
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