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25 01 2007 - TURCHIA E LIBERTĄ
EDITORIALE
mercoledì 24 gennaio 2007
«Facciamo questo storico passo insieme e cerchiamo di trovare soluzioni comuni qui in Turchia»: non è stato un invito formale quello rivolto dal ministro degli esteri di Ankara Abdullah Gul ai membri della diaspora armena di tutto il mondo. Come non è un caso che abbia usato la parola «storico» per invitare i rappresentanti di quel popolo con cui la Turchia non ha alcun rapporto diplomatico da anni e che da sempre rivendica quantomeno l'ammissione, da parte di Ankara, che mentre si consumava la prima guerra mondiale il popolo armeno veniva sterminato (un milione e mezzo di vittime) in quello che, ancora oggi, alcuni faticano a chiamare genocidio. Per mano turca. E proprio per difendere questa verità, Hrant Dink si è speso dalle colonne del settimanale che dirigeva, fino a perderci la vita. Se un senso può avere una morte, un senso
postumo, forse lo si può cercare allora proprio nell'invito di Gul, rivolto a tutte le comunità armene del mondo, affinché partecipassero ai funerali del giornalista assassinato, che si sono svolti ieri tra migliaia di turchi e
armeni.
Un primo passo che racconta di una Turchia scossa da un omicidio e che si ritrova come davanti a uno specchio sin troppo fedele. Perché la morte di Dink è prima di tutto una questione tutta interna al paese, prima ancora che una spia del percorso che Ankara deve compiere per poter entrare in Europa. E potrebbe anche rappresentare la linea di demarcazione tra un'epoca in cui lo “stato profondo” è stato in qualche modo autorizzato a esistere ad agire, e un'altra possibile e futura in cui le voci degli intellettuali che chiedono di poter discutere di qualsiasi argomento avrà lo stesso diritto di quelle conservatrici dei tutori della tradizione. Ieri il presidente del parlamento Bulent Aric ventilava l'ipotesi di abolire o riformare l'articolo 301 del codice penale che prevede il reato di oltraggio all'identità turca. Lo stesso per cui un tribunale turco ha condannato Dink. E per cui, in fin dei conti, è stato ucciso.

V.V

 
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