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050203-INDIA CAMBIA LINEA e SPAGNA OFFRE aiuti..
Dopo il voto in Iraq
L’India cambia linea, la Spagna offre più aiuti a Kabul, la Giordania è soddisfatta e protegge i sunniti.
La massiccia affluenza alle urne in Iraq ha colto di sorpresa le capitali che avevano preferito tenere le distanze, esprimere riserve, trincerarsi dietro lo schermo della neutralità. Presa nota della legittimità suggellata dal voto, si annunciano adesso i primi cambi di rotta all’insegna di una meno ambigua apertura di credito verso l’Amministrazione Allawi e anche di una nuova malleabilità nei confronti di Washington. Tre avvisaglie di effetto domino post elettorale si manifestano già a New Delhi, Amman e Madrid.

La sete di energia di Singh
Schiacciato tra gli aut aut degli alleati comunisti e l’esigenza di mantenere salde le relazioni con la Casa Bianca (anche in vista della rivalità con Islamabad), il governo di Manmohan Singh plaude “all’eccezionale affluenza alle urne” e rende noto che l’atteggiamento dell’esecutivo indiano verso l’Iraq “potrebbe essere sostanzialmente modificato”. La sete di energia sospinge l’India verso il Golfo Persico e quanti avevano sperato che il Partito del Congresso adottasse una politica opposta a quella possibilista di Atal Bihari Vajpayee e L. K. Advani sono stati delusi. Poco dopo l’insediamento della nuova Amministrazione, il ministro degli Esteri, K. Natwar Singh, già creava un caso suggerendo che, riguardo all’invio di truppe indiane in Iraq, “tutto poteva ancora essere riconsiderato”. L’uscita indignò i partiti comunisti, determinanti per la tenuta della coalizione, che minacciarono manifestazioni di protesta. Il ministro fu costretto a fare dietrofront. Ciò non toglie che già alla vigilia del voto Singh abbia assicurato il sostegno dell’India al processo elettorale e salutato con calore la rielezione del presidente George W. Bush. Queste sfumature non sono sfuggite ai partiti che auspicherebbero posizioni critiche verso Washington. La partecipazione al voto offre nuovi argomenti alla mediazione di Singh. New Delhi si appresta a nominare un nuovo ambasciatore a Baghdad, dopo più di due mesi di sede vacante.

L’ottimismo costruttivo di re Abdullah
“Soltanto l’estremismo guadagnerebbe se le elezioni si tenessero a gennaio”, aveva detto in autunno re Abdullah di Giordania. Era convinto che le precarie condizioni di sicurezza, l’incertezza legata al coinvolgimento della comunità sunnita e le interferenze iraniane avrebbero reso l’appuntamento un insuccesso.

L’invito a Rice dal Gruppo di Madrid
Il sovrano hashemita si è ricreduto. “I cittadini arabi si stanno svegliando e i loro leader comprendono che devono portare avanti le riforme”, ha detto. La soddisfazione di re Abdullah deve molto anche all’attenta opera di rassicurazione e persuasione del premier iracheno Iyyad Allawi. Consapevole che Amman è legata a Baghdad da stretti legami energetici, che predilige la prospettiva di un leader carismatico, ma resta guardinga nei confronti della rinascita sciita, Allawi si è speso per avvalorarsi come partner affidabile e si è più volte recato in Giordania.
Dietro le quinte la mediazione del principe Hassan, zio del re ed ex erede del trono hashemita, è stata molto utile. Hassan ha parlato in favore del processo democratico in Iraq e ha confessato di favorire l’ipotesi di un ritorno alla monarchia (e la candidatura del principe Sharif Ali, hashemita e cugino dell’ultimo re iracheno ucciso nel 1958), ma ha suggerito al re d’offrire una chance ad Allawi e di proporsi per il ruolo di protettore della minoranza sunnita irachena.

L’inedita flessibilità di Zapatero
Da Madrid, il governo Zapatero ha manifestato soddisfazione per le elezioni irachene. Il ministro degli Esteri Miguel Ángel Moratinos le ha definite “quello che la Spagna ha sempre voluto”, un risultato cui Madrid ha contribuito con un sostegno “politico e finanziario”. I suoi toni sono diversi da quelli scelti a giugno al vertice della Nato a Istanbul. “Il governo non prevede alcuna partecipazione al processo in corso in Iraq”, aveva detto il premier, che ora sta meditando un ritorno sulla scena. Alla vigilia del viaggio del presidente Bush in Europa crescono i segni di una flessibilità spagnola. Secondo il Pais, che cita fonti dell’esecutivo, il governo si prepara a un più consistente impegno in Afghanistan. A conferma del disgelo, il segretario di Stato americano Condoleezza Rice o il suo vice, Robert Zoellick, potrebbero partecipare alla conferenza del Gruppo di Madrid di marzo.
Tatiana Boutourline
(02/02/2005)

tatiana boutourline

 
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