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25. FeB.2024: Architettura Armena Mehdioevale pub.ccato1960 Yerevan.
architettura medievale armena, Roma - Palazzo Venezia, 10-30 giugno 1968,
Editore: Rom, De Luca, 1968
**Ho Scelto di ricordare tra gli Altri anche e Sopratutto amico Arch. Herman Vahramian per il suo Articolo .
Libro sono 210 pagine e la forma quadrata oltre i dizmsegni e fotografie dell'impegnatissimo gruppo in Iran e Armenia con legami univesitari si tingevano attraverso l'Iran nei primi anni del 1965 1970 .
Loro gruppo sotto il nome dell'Oemme Edizioni hanno prodotto circa 23 num. Di collana periodica con illustrazione circa 240 chiese armene sparse in iran - turchia- Armenia - caucaso- azerbeijan e altri paesi limitrofi compreso in Italia .
Sono stati premiati dalle diverse auteorita compreso i beni culturali Armeno . Nomi che posso ricordarmi sono Armeno Manoukian, Agop Manoukian. Alpago Novelli , Paolo Cuneo , Gabriela Ulohgian , Levonđ , Geze de Francovich .
Boghos Zekiyan . Spero presto completare autori.
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Tras.one Per Herman :
NELL'ARMENIA MEDIEVALE

35-39

Pag 1: Herman
Delineare quella che doveva essere la figura dell'architetto nella società armena medioevale non è cosa facile: questo argomento, che sarebbe fondamentale per la comprensione della civiltà architettonica del paese è stato finora studiato pochissimo, anche per mancanza di notizie dirette. Purtroppo le fonti storiche armene si limitano a menzionare i nomi dei committenti delle opere architettoniche, tralasciando quasi sempre di considerare gli architetti costruttori; solo in casi eccezionali la fama di alcuni di questi artefici, estesasi al di là dei confini dell'Armenia co- strinse gli storici a registrare anche i loro nomi. I famosi architetti Ma- nuel (1). e Trdat (2), autore di numerosi edifici religiosi e civili della capi- tale Ani, sono tra queste eccezioni (3).

La seconda fonte documentaria, quella delle numerosissime iscrizioni incise sulle pareti dei monumenti medievali non è, a questo riguardo, più esauriente, anche perché la condanna dell'orgoglio eccessivo predicata dalla religione cristiana nazionale faceva sì che gli architetti evitassero anche qui con poche eccezioni, di gloriarsi pubblicamente con l'incidere i loro nomi sulle opere compiute.

Per quel che riguarda gli architetti operanti prima del VII secolo, non esi- ste praticamente nessuna notizia, ma ciò non significa che a quell'epoca non esistessero delle precise persone che progettavano gli edifici, e si occupavano della direzione dei lavori. Le costruzioni che ci sono rimaste ci testimoniano, anzi, che doveva esistere anche una vera e propria atti-

vità di ricerca che portava a realizzare forme, spazi ed organismi sempre rinnovatori. L'uso di precisi moduli metrici, proprio dell'Architettura Armena Medioe- vale, che è stato derivato dalla tradizione costruttiva Urartea (4), forse anche influenzata dalla cultura greca e romana, confermano l'esistenza di

tecnici abbastanza specializzati, che erano responsabili della composi-

zione architettonica.

Questo fatto permise, tra l'altro, all'Architetto Armeno di evolvere perso- nalmente allontanandosi dalle contemporanee esperienze edilizie orien- tali, caratterizzate da esasperazioni decorative, e di indirizzare le proprie ricerche in senso prevalentemente spaziale ed architettonico. L'introduzione del Cristianesimo trasformò anche in questo l'organizza-

zione sociale del paese, creando, accanto alla figura dell'architetto civile tradizionale, che costruiva città, mura, strade, ponti, edifici pubblici e

(1) Tovma Vardapati Artsrounvo, storico del X secolo, La storia della dinastia di Artsrouni: Pietroburgo, 1887, pg. 292, (In armeno). (2) Stepannosi Taronetsvo Asoghkan, storico del X secolo, Storia universale, Ple-

troburgo, 1885, pg. 185, (in armeno).

(3) K. L. Hovhannesian, l'Architetto Trdat. Erevan, 1951, (in russo). (4) Alexander Sahinian; L'Architettura della basilica di Kasakh, Erevan, 1955, pg. 165, 167-169, 175, 235-236, (In armeno).

Pag. 2 Herman
cosi via, la figura dell'architetto-sacerdote, responsabile dell'edilizia re- ligiosa.

Anche nell'architettura cristiana si ritrovano fin dai primi secoli, ad esempio per le dimensioni delle basi dei pilastri delle basiliche, i moduli già adoperati in epoca Urartea: (Ererouk, Kasakh, Tekor, ecc.), nelle chiese a cupola il modulo era legato invece alle dimensioni della cupola stessa (Dvin. Odzoun, Tatev, ecc.).

Queste circostanze e la concezione generale degli edifici che noi cono- sclamo fa ritenere impossibile che un'architettura cosi studiata potesse nascere senza una progettazione preliminare: la perfezione del congegno plani-volumetrico di edifici come Hripsimé o Zvartnots presuppongono non uno ma una serie di disegni e di esperienze progettuali convergenti al tema.

Fortunatamente sono stati trovati recentemente quelle che si possono considerare delle prove in tal senso: i modelli in pietra di chiese, che sono conservati nel museo storico di Erevan ed in quello di Erzouroum. Man- cano, è vero, anche a questo proposito, delle notizie storiche dirette e concrete (una delle poche notizie è la citazione di Stepannosi Taronetsvo Asoghkan (1): il quale descrivendo la ricostruzione della cupola di S. Sofia a Costantinopoli ad opera l'architetto Trdt cita, ed egli ha ordinato al maestro dei maestri armeno Trdat di preparare il modello con genialità. indi l'hanno ricostruita più bella ed imponente che la precedente), ma non è difficile intuire che questi oggetti potevano servire in qualche modo per lo stesso scopo di controllo progettuale per cui sono adoperati i plastici dagli architetti moderni.

1,11

Si potrebbe pensare anche che alcuni di essi potessero essere eseguiti dopo la realizzazione dell'opera architettonica: ma bisogna dire che in questi casi i modelli apparivano assieme ad altri elementi figurativi, come ad esempio la statua del re Gaguik che sostiene con le braccia tese il modello della chiesa detta Gaguikachen (S. Grikor di Gaguik ad Ani) o il gruppo dei fratelli Kiourik e Smbat che tengono tra le mani quelli della chiesa di Haghpat e Sanahin, od il re Gaguik che offre quello della chiesa di Aghtamar.

In questi casi infatti le chiese in miniatura, che avevano tutt'altra fun- zione, presentavano tutta una serie di particolari che sono stati invece completamente trascurati nei modelli che possiamo definire portatili. nei quali quel che interessava era solo la volumetria, le dimensioni, i rapporti dimensionali e le soluzioni geometriche. Le fonti storiche lasciano capire che il mestiere dell'architetto era un

fatto di esperienze più che frutto di studi tecnici: l'aspirante che

possedesse una conoscenza poco più che elementare dell'arte di costruire

era introdotto presso un maestro, con il quale acquistava pratica e aveve occasioni di manifestare il suo ingegno creativo. Spesso i segreti del mestiere venivano trasmessi come in eredità di padre in figlio (2). Lo storico armeno del V secolo, Mosé Il Khoren ci riferisce pure in quali categorie erano suddivise tutte le varie persone che si occupavano dell'attività edilizia (3), e precisamente:

(1) Taronetavo Asoghkan: Storia universale. Pietroburgo, 1885, pg 51. (in armeno). (2) Lazzaro di Partil, storico armano, La storia armena Tibilisi, 1907, pg 367, (in

ermeno) (3) 5. Berkhoudarian, Gli architetti ed i maestri costruttori Medioevali Armeni Erevan, 1963, pg. 11, (in armeno).

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gli operai non specializzati, che costituivano la categoria più numerosa nel cantiere, il cui numero dipendeva dalla dimensione dell'opera. (Mosé il Khoren (1) narra che la regina Chamiram ha chiamato quarantaduemila ope- ral, e seimila operai specializzati maestri dell'arte per costruire l'acque- dotto detto Chamiram)

gli operal specializzati, presenti in numero minore, che eseguivano vari tipi di lavoro artigianale.

maestri, categoria comprendente quattro diverse competenze profes sionali, cioè architetti veri e propri, maestri scultori, maestri-incisori di epigrafi, maestri tagliatori di pietre e addetti ad altri lavori ausiliari.

-l'architetto principale, chiamato della cultura, Tchartorapet Maestro delle arti e direttore responsabile di tutti i st'ultimo era l'ideatore lavori; naturalmente que- colui che dava la propri progettista come al intende attualmente, cioè la propria impronta personale alla costruzione.

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Gli edifici erano firmati in qualche caso anche dal collaboratori dell'ar- chitetto-maestro: nella chiesa di Zvartnota si trovano addirittura tren tadue figure di costruttori nel trentadue di base. spigoli esterni del volume

Uno di questi, Hohan, era, come risulta dalle fonti storiche, l'architetto capo (2), e la sua figura scolpita che si trova sopra l'ingresso principale è riconoscibile anche per un ricco abbigliamento ecclesiastico: ciò che ha fatto pensare ad alcuni studiosi che Hohan fosse un sacerdote (3). Ma questa opinione non è esatta perché bisogna tener conto che in oriente il dono del vestito faceva parte delle onorificenze sin dall'an- tichità: l'architetto Hohan è raffigurato in abiti ecclesiastici come lo sono anche il re Gaguik nella chiesa di Aghtamar ed i re di Cilicia in alcune miniature armene della stessa epoca. Forse questo abito fu conferito l'architetto come un segno di riconoscimento dal Katolikos Nerses, il fondatore della chiesa di Zvartnots (4).

Un altro esempio di raffigurazione dei maestri architetti si trova nel con vento di S. Bartolomeo (5), dove nell'interno diel'arco di ingresso sono rappresentati quattro maestri architetti con relativi strumenti di lavoro, tra cui le tenaglie ed il filo a plombo.

Molto più comune della raffigurazione dei costruttori era l'uso di lasciare Inciso su varie pietre dell'edificio segni di riconoscimento, lettere iniziali e simboli geometrici: tra gli edifici armeni che conservano un certo nu- mero di questi segni ricordiamo Sisian, Talich, Zvartnots, Dvin, Tatev, ecc., e al di fuori del confine dell'Armenia Djvari (6) ed Ateni a Sion In Georgia. Quest'ultima conserva il nome dell'architetto armeno Todosak e dei suoi collaboratori.

Qualche volta erano finanche citati gli operai collettivamente e si chie deva grazia per loro da Dio, come nel monastero di Haridjavank (7). Si è molto discusso a proposito della natura di questi segni, che si trovano

(1) Mosé il Khoren Storia degli Armeni Tibliasi 1013 vol. I cap, XVI, (in armeno). (2) Mosé Kaghankatvatsi, Storia degli Aghvani, Tibilisi, 1913, pa. 304, (in armeno) (3) M. Tokarakij: Architettura dell'antica Armenia, Erevan, 1946, po. 104, (in russo). (4) G. levantan, Zvartnots: nuove opinioni, Bollettino dell'Istituto delle Scienze ed

Arti, No. 1, 1926, pg. 206-200, (in armeno). (S) H. H. Vosklan, I conventi di Van e Vaspourakan, Vienna 1947, vol. III, pg. 788. (in armeno) di Djvari, Accademia delle

161 P. M. Mouradian: La iscrizioni armene nella chiesa Scienza dell' Armenia Sovietica, Erevan, 1000, (in armena) (7) S. Barkhoudartan, Gli architetti emaestri costruttori medioevali armeni, Erevan, 1003, pg. 210, (in armene).

Pag: 4 Herman ultima :
figura già nominata dell'architetto Hohan, autore della famosa chiesa di Zvartnots (delle Forze Vigilanti), che proveniva dalla scuola architetto- nica della città patriarcale di Dvin. Questi maestri lavoravano in gruppo ed erano chiamati da varie parti del paese; anche l'architetto Todosak che firmò come abbiamo già detto la chiesa di Ateni, era uno di questi architetti viaggiatori del VII secolo. Tra gli architetti del secondo periodo dell'Architettura Armena, i più importanti furono Manuel che operò nel X secolo nella regione di Van per il re del Vaspourakan Gaguik Artsrou- ni, che gli fece costruire numerosi palazzi di fronte all'isola di Aghtamar nel luogo dell'antica Vostan, e soprattutto la famosissima chiesa della Croce, che è l'unica sua opera che ci è pervenuta, e che era compresa in un convento ed in una città-castello fortificatissima.

Un altro maestro che ha dato il suo contributo allo sviluppo all'architet- tura dell'Armenia Orientale attraverso quella che fu chiamata ia scuola d'Ani, è l'architetto Trdat (1). A lui si deve la creazione della catte- drale di Arguina, la cattedrale d'Ani, e la chiesa Gaguikachen ad Ani. La paternità di quest'ultima è stata soggetto di discussioni, da parte degli studiosi, finché sono stati ritrovati i testi dello storico dell'epoca Ste- pannos Taronetsvo Asoghkan che cita Trdat come maestro-costruttore della chiesa sopra nominata.

Fu anche opera di Trdat la ricostruzione della cupola della chiesa S. So- fia a Costantinopoli, che era andata distrutta nel terremoto dell'anno 989. Allo stesso architetto si deve poi, sempre ad Ani, la chiesa di S. Sal- vatore, dove il nome di Trdat è scritto con lettere assai profonde, nella parte alta dell'edificio.

Di tutti gli altri architetti di cui abbiamo notizie dirette ci limitiamo a citare quelli che hanno legato il loro nome ad edifici di particolare inte- resse, come Djamhair Chinogh che ha costruito la chiesa S. Salvatore di Sanahin, Mkhitar Goch fondatore e costruttore di Gocha-vank, e l'ar- chitetto Minas che ha eseguito il refettorio del convento di Haghartsin.

Herman Kh. Vahramian
Fine trasc . Herman Vahramian
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del resto in molti edifici della Persia, della Siria e di vari paesi dell'Eu- ropa Medievale; ma essi non sono stati ancora oggetto di uno studio vero e proprio, e le ragioni di quest'uso non sono state ancora ben precisate.

ADIAMAN

TAM chiesa TALINN

) 卐XNU+A

TATEV

CHOGAGAVANK 1+1

KOTAVANK



ALOUTCHALOU *X+A

ZVARTNOTS

DVIN

PTGHNI

DJVARI

#+4

*卍+#

Monogrammi Incisi dai maestri costruttori su alcuni edifici armeni,

Si crede comunemente che questi segni che appaiono talvolta numerosi e diversi sullo stesso edificio, talvolta in numero limitatissimo, espri- mano almeno due situazioni ben diverse: un primo gruppo avrebbe rela- zione con la provenienza delle pietre già lavorate, il secondo indicherebbe la firma del maestro o dei maestri costruttori.

Bisogna aggiungere che l'interpretazione di questi simboli è di grande importanza per la datazione delle varie parti di un monumento, come per i diversi edifici che portando simboli simili si trovano a distanze enormi sparsi in tutto il paese (1).

Il più antico degli architetti armeni di cui ci è stato tramandato il nome è Israel Goraghtchetsi (VII secolo) autore del convento di S. Giovanni nell'antica regione di Bagrevand. Nello stesso periodo si distingue la

(1) Per i simboli degli edifici, vedi:

T. Toromanian: Materiale per lo studio della storia dell'Architettura Armena, vol. 1. 1942, pg. 162, 173, 269, (in armeno).

V. Haroutounian: La data della costruzione della Cattedrale di Aroutch, Erevan, No. 2, 1946, pg. 2 29. (in russo).

A. Sahinian: L'architettura della basilica di Kasakh, Erevan, 1955, pg. 43, (in armeno). S. Mnatsakanian: La scuola di Siounig dell'Architettura Armana, Erevan, 1960.

pg. 85, (in russo).

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del resto in molti edifici della Persia, della Siria e di vari paesi dell'Eu- ropa Medievale; ma essi non sono stati ancora oggetto di uno studio vero e proprio, e le ragioni di quest'uso non sono state ancora ben precisate.

ADIAMAN

TAM chiesa TALINN

) 卐XNU+A

TATEV

CHOGAGAVANK 1+1

KOTAVANK



ALOUTCHALOU *X+A

ZVARTNOTS

DVIN

PTGHNI

DJVARI

#+4

*卍+#

Monogrammi Incisi dai maestri costruttori su alcuni edifici armeni,

Si crede comunemente che questi segni che appaiono talvolta numerosi e diversi sullo stesso edificio, talvolta in numero limitatissimo, espri- mano almeno due situazioni ben diverse: un primo gruppo avrebbe rela- zione con la provenienza delle pietre già lavorate, il secondo indicherebbe la firma del maestro o dei maestri costruttori.

Bisogna aggiungere che l'interpretazione di questi simboli è di grande importanza per la datazione delle varie parti di un monumento, come per i diversi edifici che portando simboli simili si trovano a distanze enormi sparsi in tutto il paese (1).

Il più antico degli architetti armeni di cui ci è stato tramandato il nome è Israel Goraghtchetsi (VII secolo) autore del convento di S. Giovanni nell'antica regione di Bagrevand. Nello stesso periodo si distingue la

(1) Per i simboli degli edifici, vedi:

T. Toromanian: Materiale per lo studio della storia dell'Architettura Armena, vol. 1. 1942, pg. 162, 173, 269, (in armeno).

V. Haroutounian: La data della costruzione della Cattedrale di Aroutch, Erevan, No. 2, 1946, pg. 2 29. (in russo).

A. Sahinian: L'architettura della basilica di Kasakh, Erevan, 1955, pg. 43, (in armeno). S. Mnatsakanian: La scuola di Siounig dell'Architettura Armana, Erevan, 1960.

pg. 85, (in russo).

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