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28. AGOSTO.2022: Kim Kardashian - conflitto in Karabagh

Kim Kardashian e il conflitto in Nagorno-Karabakh

Posted by Sofia Palla | Apr 13, 2021 | Mondo | |
Kim Kardashian e il conflitto in Nagorno-Karabakh

Il conflitto in Nagorno-Karabakh, territorio parte dell’Azerbaijan e da decenni conteso tra il medesimo stato e l’Armenia ha acquisito particolare visibilità a seguito degli scontri degli ultimi mesi.

Il tema ha acquisito una risonanza mediatica tale da riaprire, oltre a molteplici dibattiti in ambito di studi internazionali, anche una pagina privata della vita dell’imprenditrice e modella Kim Kardashian. Kim, infatti, si è prontamente schierata a favore della parte armena del conflitto, andando a toccare una situazione geopolitica particolarmente tesa e tuttora controversa a livello mondiale.


La famosa Kardashian è da decenni impegnata in attivismo di vario genere. Ai suoi seguaci più affiatati non è nuovo il suo interesse verso la legge e la difesa dei diritti umani.

Più recentemente, le sue origini armene da parte della famiglia del padre hanno rubato la scena, portandola a parlare frequente del conflitto nel Caucaso. Non si astiene dunque dallo sfruttare la sua notorietà per rilasciare periodicamente dichiarazioni riguardanti questioni storico-politiche, come la lettera indirizzata ai negazionisti del genocidio armeno pubblicata sul New York Times nel 2016 in risposta al Wall Street Journal.
Cosa c’entra però Kim Kardashian con la guerra in Nagorno-Karabakh?
Una mappa della regione

Nata negli Stati Uniti da padre di origine armene, Kim da sempre si è sentita legata alle sue origini caucasiche. Sia tramite frequenti viaggi, simboli religiosi legati alla chiesa ortodossa armena e dichiarazioni patriottiche. L’eredità del piccolo stato al di là dell’oceano è sempre stata una parte fondamentale della sua identità individuale e del personaggio pubblico che ricopre.

La sua presa di posizione nel conflitto della regione dell’Artshakh ha scatenato una reazione a catena che ha generato conseguenze a livello di risonanza mediatica. Con un’audience di 212 milioni di persone su Instagram e quasi 70 milioni su Twitter, Kardashian ha reso incredibilmente nota la situazione bellica in Nagorno-Karabakh.

Questa tecnica può essere paragonata a quella dell’attivista Joshua Wong ed al suo lavoro mediatico, volto soprattutto a portare rilievo alle proteste di Hong Kong degli ultimi due anni. Utilizzare il proprio seguito sui social in entrambi i casi è diventato un’arma, utilizzata per dirottare l’opinione internazionale in loro favore e con l’auspicio di ottenere supporto oltre ai confini dei territori coinvolti.

Nel caso di Kim Kardashian, al contrario, a fare questa attività di sensibilizzazione non è una persona che nasce come personaggio politico e con quindi una credibilità indiscussa, ma una modella, una protagonista di vari reality shows, fissa protagonista delle copertine di magazines.

La situazione fuori dal comune apre quindi una discussione assolutamente nuova: quanto può rivelarsi determinante la presa di posizione di un simbolo iconico della cosiddetta “pop culture” in ambito di politica internazionale? Piccolo spoiler: non troppo.
La situazione del Nagorno-Karabakh

Il Nagorno-Karabakh è un territorio che ufficialmente appartiene all’Azerbaijan, stato a sud del Caucaso. Gli armeni, invece, costituiscono la maggioranza etnica della regione, e chiamano quindi questo territorio Artsakh . Entrambe le parti si ritengono le legittime proprietarie, scontrandosi da decenni.

Le origini di questa contesa risalgono a quando, nel 1813, l’Unione Sovietica acquisisce il territorio originariamente armeno. Lo renderà poi, nel 1923, un’oblast : una ripartizione amministrativa di primo grado dell’URSS, togliendola quindi all’Armenia e annettendola all’Azerbaijan. Dal 1988, quando gli armeni iniziano a reclamare l’Artsakh, si scatena una vera e propria guerra tra i due stati costellata da un susseguirsi di armistizi temporanei e inefficaci proclamazioni di indipendenza.

Al giorno d’oggi la situazione è tutt’altro che sotto controllo. Nonostante l’attenzione mediatica si sia affievolita, una risoluzione del conflitto non è stata ancora raggiunta. Il cessate il fuoco firmato il 9 novembre dai leader armeno, azero e sottoscritto da Putin è infatti sicuramente già stato violato, anche se non è chiaro da quale delle due parti .

Ciò che è certo è che: 1) secondo BBC le trattative di pace hanno segnato la vittoria dell’Azerbaijan; 2) questa non sarà una pace a lungo termine.

Questa temporanea conclusione ci fa capire che no, l’intervento di Kim Kardashian non è stato determinante. Nonostante il contributo in visibilità, propaganda a favore dell’Armenia e una donazione di ben 1 milione di dollari destinata all’Armenia Fund, le sorti della guerra caucasica non sono state capovolte.

Ciò però non è un fenomeno atipico: anche la visibilità data alla rivolta di Hong Kong, ad esempio, non ha ottenuto i risultati sperati. Nonostante questo, l’aver raggiunto e sensibilizzato milioni di persone può già considerarsi un risultato non affatto trascurabile. Per avere più notizie su una futura rivincita (o sconfitta) armena ed una conclusione definitiva di questo triste capitolo per entrambe le nazioni, invece, non ci resta che aspettare.

Vartanian

 
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