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8 -agosto 2020 : Presidente Tunisino e Immigrazione
Immigrazione, il discorso del presidente tunisino: "Eliminiamo alla radice le cause che spingono le persone a gettarsi in mare"

 Il presidente tunisino Kais Saied
Le parole di Kais Saied durante la sua visita, domenica 2 agosto, alle due città costiere di Sfax e Mahdia. Le partenze non si possono limitare solo con la Guardia Costiera o inseguendo le “barche della morte”, ma piuttosto fermando "coloro che commerciano con la vita delle persone mettendole su queste barche

di KAIS SAIED
07 Agosto, 2020

Durante le nostre discussioni con diversi funzionari europei sul tema dell'emigrazione irregolare, l'approccio da adottare è stato chiaro. Piuttosto che stanziare più fondi per migliorare solo le capacità materiali e le risorse umane delle guardie costiere, dovremmo pensare a eliminare alla radice le cause che spingono le persone a gettarsi in mare. A questo proposito, la parte europea, e soprattutto i funzionari italiani, si sono dimostrati comprensivi.

Se torniamo indietro nella storia, agli anni Settanta e Ottanta, possiamo constatare che questo fenomeno allora non esisteva, a differenza di oggi.

È tempo di riflettere sulle vere ragioni che hanno portato a questa emigrazione. Le ragioni sono molteplici. Innanzitutto, è direttamente legata all'iniqua distribuzione della ricchezza e delle risorse a livello nazionale, ma anche internazionale per quanto riguarda la divisione globale del lavoro.

Molti ricordano ancora come i tunisini emigrarono regolarmente verso l'Europa nel secondo dopoguerra, come manodopera a basso costo, per aiutare a ricostruire le città europee allora completamente distrutte. All'inizio non ebbero difficoltà ad andare in alcuni di questi Paesi europei, in particolare la Francia.

Poi, poco a poco, si cominciarono a imporre restrizioni attraverso i visti, e le procedure per il permesso di soggiorno nell'area europea furono inasprite. All'inizio degli anni Duemila, si iniziò ad applicare la cosiddetta politica dell'immigrazione selettiva. Si accettavano solo coloro che si volevano accettare, soprattutto i talenti tunisini di cui si aveva bisogno.

Come ho già detto, invece di comprare armi e sviluppare programmi di monitoraggio, dovremmo cercare le cause che sono alla radice di questo movimento migratorio. C'è stata una certa comprensione. Ma questa non è solo una questione di politica estera o bilaterale, è una questione locale e nazionale.

Ricordiamo ancora l'ondata migratoria che ebbe luogo dopo il 14 gennaio 2011. In pochi giorni, più di 25.000 persone immigrarono in Italia. Non fu un caso. Oggi l'immigrazione irregolare o clandestina è stata creata da alcuni per motivi politici. E ne hanno la piena responsabilità.

Ho parlato con alcune persone che hanno tentato di immigrare in Italia ma non ci sono riuscite perché la loro partenza da Sfax è stata intercettata. C'è chi ha incoraggiato queste persone a credere che il processo elettorale, in particolare quello presidenziale, sia stato inutile e non abbia portato al raggiungimento degli obiettivi del popolo tunisino, sapendo che non ci è ancora stata data la possibilità di realizzare i molteplici progetti che sono stati preparati. Questi progetti sono rimasti bloccati per motivi politici.
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Tutti voi ricordate ancora come le consultazioni cominciarono il 15 novembre, eppure siamo ancora nel bel mezzo di interminabili trattative per formare un governo. Nonostante tutto questo, e durante lo stesso periodo, sono stati intrapresi degli sforzi, e abbiamo lavorato in silenzio per risolvere le diverse questioni che i tunisini hanno dovuto affrontare.

Ci sono stati degli sforzi; sia per offrire opportunità di lavoro, opportunità che preservino la dignità del cittadino, sia per garantire il rispetto dei diritti umani naturali. Citerò, tra gli altri, la città medica aglabide di Kairouan, il treno ad alta velocità che collegherà il Paese da un lato all'altro, da Bizerte a Ben Guerdane, così come i progetti che si porteranno a termine a Sidi Bouzid.

Abbiamo lavorato in silenzio nonostante le consultazioni in corso, che sono durate inizialmente due mesi, per poi riprendere per un altro mese. È chiaro che alcune persone stanno cercando con tutti i mezzi di condurre l'esperienza tunisina al fallimento. Poi, in una posizione secondaria, ci sono le persone comuni. E voi conoscete quelli che stanno dietro la deportazione di queste persone.

Vorrei ringraziare le forze di sicurezza per gli sforzi che hanno compiuto. Nessuno può nascondere loro nulla. Ci sono quelli che hanno fatto affari a costo della vita dei tunisini. L'ho già detto prima, e lo ripeto qui e davanti alle vostre telecamere: i “mostri di terra” sono più feroci dei “mostri marini”. Hanno cercato di fingere una crisi, per poterla poi gestire, la stessa crisi che hanno inventato da zero.

Poi, in una terza categoria, troviamo i miseri e gli indigenti. Invece di affrontare le ragioni che hanno portato all'aggravarsi della situazione dei giovani tunisini, spingendoli a emigrare, l'approccio tradizionale si concentra ancora solo sul controllo delle frontiere e sulla caccia ai contrabbandieri.

Ci sono vittime, vittime della miseria e della povertà, che peggiorano di giorno in giorno, ma anche vittime della miseria politica che strumentalizza loro e la loro situazione.

Sono venuto qui oggi per dimostrare che lo Stato tunisino è presente e che le manovre che si stanno organizzando sono più che evidenti, soprattutto attraverso gli slogan ripetuti da alcuni di coloro che hanno raggiunto le coste italiane.

Detto questo, l'approccio incentrato sulla sicurezza non è né il migliore né sufficiente per sradicare l'immigrazione irregolare. L'ho già detto e lo dirò ancora oggi.

Vorrei ricordare che in un certo momento la migrazione era considerata normale. E c'erano soprattutto europei che immigravano dal nord verso i paesi del sud. Alcuni di loro sono ancora qui, in Tunisia, e sono tra i migliori nei loro rispettivi settori, che si tratti di artigianato, di manifatture, di costruzione o altro.

Negli ultimi anni, è arrivata la “Stagione delle migrazioni verso il Nord” (il nome si riferisce al famoso romanzo dello scrittore sudanese Tayeb Salih), che è stato il risultato, come ho detto, della divisione globale del lavoro, ma anche di fattori interni. Chi pensa di poter continuare a trafficare e strumentalizzare la miseria di queste persone per i suoi scopi politici si illude, perché noi manterremo sempre le nostre promesse e saremo sempre fedeli ai nostri principi, quei principi su cui si è basata la rivoluzione tunisina per l'occupazione e la dignità nazionale.

Gli uomini e le donne tunisine vogliono vivere con la loro dignità preservata non in questo stato di decomposizione voluto da coloro che cercano di infiltrarsi nelle istituzioni dello Stato.

Infine, vorrei aggiungere che lo Stato tunisino è indivisibile. Non c'è una moltitudine di Stati; ce n'è uno solo, con un solo presidente, che ha la piena responsabilità di fronte a Dio, al popolo e alla storia; responsabile di preservare la sovranità dello Stato tunisino, in modo da soddisfare le aspettative dei tunisini, e raggiungere gli obiettivi di sviluppo e di benessere. (...)

Come ho detto, non si tratta solo della Guardia Costiera, o dell'inseguimento di quelle “barche della morte”, ma piuttosto di coloro che commerciano con la vita delle persone mettendole su queste barche. Ognuno di noi si assuma le proprie responsabilità, e conosco molto bene gli obiettivi nascosti che stanno cercando di raggiungere, ma so anche che ci sono campioni che si opporranno alle loro cospirazioni e alle loro pratiche.

La vita umana è priva di valore dal loro punto di vista. Poco tempo fa, ho ispezionato una barca con una capacità originale di non più di 3 o 4 persone, ma mi hanno detto che potrebbe portare anche 20 persone quando è “al completo”. Persone disposte ad affrontare il viaggio, pur sapendo che all'estero saranno sfruttate e potranno lavorare solo nel mercato nero.

Chi si trova all'estero deve capire che gli approcci basati sulla sicurezza non sono sufficienti. Bisogna cercare le cause alla radice di tutta questa miseria e di queste barche della morte. La crescita asimmetrica e l'aumento della povertà non possono essere affrontate solo con un trattamento basato sulla sicurezza. Tali approcci sono stati adottati in passato e si sono dimostrati incapaci di portare a un cambiamento di questa situazione. Abbiamo bisogno di un approccio diverso.

In primo luogo, chi pensa di poter raggiungere i propri obiettivi si illude, perché abbiamo degli eroi che affronteranno questo fenomeno. In secondo luogo, si illudono anche coloro che pensano di poter continuare ad usare la miseria della gente. Queste persone hanno il diritto di vivere nel loro Paese d'origine in modo dignitoso, con il diritto alla vita garantito. Il mondo intero deve sapere che questa situazione precaria e questa povertà che i giovani stanno affrontando non può continuare. Noi comprendiamo gli aspetti di sicurezza di questo fenomeno, ma anche i suoi aspetti economici e sociali.

Questo fenomeno non esisteva prima. E gli slogan che di tanto in tanto si sentono in alcuni Paesi, per alcune ragioni interne ma oggettive, dovrebbero essere modificati, e noi dobbiamo affrontare questo come una questione interna e tunisina. Inoltre, questa situazione è legata a una divisione globale del lavoro che non può continuare.

Questo problema non può essere affrontato con un approccio tradizionale. So che state facendo del vostro meglio, giorno e notte, e che in questo momento ci sono unità di pattuglia in mare. Ma so che possiamo porre fine a questa situazione coordinando tutti i nostri sforzi a livello nazionale. Un'economia basata sul ruolo fondamentale dello Stato che offre opportunità di lavoro per raggiungere la dignità nazionale.

Sono venuto qui oggi per dire che lo Stato è pronto e che le nostre forze sono pronte. Nulla può modificare la nostra volontà di preservare lo Stato tunisino, qualunque cosa altri possano fare e non importa quanto siano disperati per raggiungere ciò che vogliono.

La Tunisia rimarrà al sicuro, se Dio vuole, e la sua bandiera sarà innalzata con orgoglio sempre più in alto dal suo popolo.
Chi chiama i giovani a lasciare la Tunisia, e li fa ricorrere all'illusione e alla morte, è il vero criminale, non chi è stato ingannato da loro. Questi criminali che hanno pilotato le manovre politiche, usando l'inganno e le menzogne.

La nostra posizione è chiara da anni e noi continueremo ad assumerci le nostre responsabilità, perché conosciamo il significato e il peso di questa responsabilità. Le loro manovre non ci interessano, perché non hanno avuto successo, e le persone stesse le ostacoleranno, perché sempre più persone se ne rendono conto. Nessuno può più nascondergli nulla.

Ancora una volta, vi ringrazio per i vostri sforzi, e vi chiedo di raddoppiarli per rispondere alle richieste del popolo tunisino e per ridurre questo fenomeno, che non nasconde a nessuno le sue cause.

https://www.repubblica.it/esteri/2020/08/07/news/immigrazione_estratto_discorso_di_kais_saied_presidente_della_tunisia-264007020/

Vahe Massihi Vartanian

 
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