Discorso del Premio Nobel Shirin Ebadi
NEL
NOME DI DIO DELLO SPIRITO E DELLA SAGGEZZA
SHIRIN
EBADI
"Cari stimati colleghi, professori, studenti, amici presenti,
signore e signori.
Sono felice di rivolgermi a Voi oggi da questo meritorio podio.
L’università è la vera casa e il vero luogo
di tutti quelli che hanno posto la morale in testa alle proprie
attività, coloro i quali si sono dedicati alle cause dell’umanità,
persone fiere non per il loro conto in banca ma per il numero di
libri che hanno pubblicato, orgogliosi per il numero di allievi
che hanno istruito e non per le superficialità materiali.
L’Italia sotto questo aspetto ha una brillante storia e reputazione.
Il numero delle sue università, dei professori competenti
che vi lavorano e degli studenti bravi e impegnati che cercano il
potere nel sapere. Un gran numero di architetti iraniani ha studiato
nelle università italiane. Vi sono grata per aver generosamente
donato il Vostro sapere ai miei compatrioti.
In Iran, la mia patria, l’Italia è il simbolo dell’architettura,
dell’arte e della letteratura. Le opere di molti scrittori
italiani come Dante, Silone, Natalia Ginsburg, Italo Calvino e molti
altri …, nonché di registi italiani, tra i quali Federico
Fellini, Roberto Rossellini, sono state tradotte in lingua persiana
e hanno un gran numero di appassionati lettori e ammiratori.
Signore e Signori,
Ci sono molte similitudini culturali tra l’Iran e l’Italia:
entrambe l’antica Persia e Roma sono state tra i più
grandi imperi di un tempo e a guida di antiche civiltà. Entrambe
le civiltà hanno cresciuto nel proprio seno i più
illustri personaggi, dandoli all’eredità culturale
del mondo, come Galileo e Avicenna (Abu Ali Sina). Entrambe sono
state soggette agli attacchi dei nemici, ma hanno difeso la propria
cultura e la propria entità fino all’ultimo respiro.
Oggi Voi parlate in lingua italiana e noi parliamo in lingua persiana
e questo è motivo di grande orgoglio. Molte antiche civiltà
sono state spazzate via e di loro è rimasto un solo capitolo
della storia. Invece io e Voi siamo eredi di nostre antiche civiltà
e le passeremo alle future generazioni.
L’Iran e l’Italia hanno sofferto entrambe sotto regimi
totalitari e dittature ma hanno resistito. L’Iran e l’Italia
sono state entrambe vittime di regimi che hanno oppresso i loro
popoli in nome della religione, ma i loro popoli hanno proclamato
che non sono in guerra contro la religione ma chiedono leggi che
siano adeguate alle circostanze del tempo e del luogo, leggi che
possano risolvere le necessità sociali.
Siamo distanti geograficamente, Voi Vi trovate in Europa e l’Iran
è situato in Asia, ma i nostri cuori sono vicini. Voi in
Europa avete sperimentato il Rinascimento e perciò avete
potuto superare molti dei Vostri problemi con più facilità
rispetto il popolo iraniano a cui manca l’esperienza rinascimentale.
Ma niente paura, ci troviamo nell’era di internet, conosciamo
la strada percorsa e abbiamo a disposizione le preziose esperienze
vissute. Come Voi, anche noi saremo sicuramente in grado di risolvere
i nostri problemi attuali mantenendo l’autenticità
della nostra cultura.
Signore e Signori,
Noi veniamo dal Medi Oriente, una zona inquieta, soggetta a disordini.
In alcuni discorsi sentiamo dire che la mappa del Medio Oriente
deve cambiare e i popoli che vivono in questa zona, stupiti, si
domandano: non è al popolo di un paese che spetta di decidere
il destino del proprio paese? Allora perché gli altri tracciano
le nostre mappe? Un giorno aiutavano i Talibani ad arrivare al potere
e un altro giorno attaccavano l’Afganistan con la scusa dei
Talibani. Aiutavano Saddam, gli hanno fornito gli armi chimiche
per bombardare il popolo iraniano e la zona irakena popolato dai
Kurdi, e un altro giorno hanno attaccato l’irak accusandolo
di aver le bombe chimiche. I militari iraniani nonché la
popolazione civile, a quindici anni dalla fine della guerra soffrono
ancora per le nefaste conseguenze dei bombardamenti chimici; loro
sanno benissimo che, semza l’appoggio di alcuni governi occidentali,
Saddam non sarebbe mai stato in grado di procurarsi un arsenale
cosi pericoloso. Ora che è arrivato il momento di processare
gli aggressori, non soltanto Saddam ma anche i suoi sostenitori
dovranno rispondere di fronte alla coscienza umana e all’opinione
pubblica mondiale.
Cari colleghi,
solo quando c’è pace e tranquillità, l’albero
del saper dà i suoi frutti, la creatività artistica
si rivela e il carro della civiltà va avanti. Però,
un qualunque silenzio non è tranquillità e una qualunque
pace non è quella durevole.
Una pace duratura è quella che è stata costituita
su due pilastri di giustizia e democrazia, altrimenti, anche se
c’è silenzio, non è di tranquillità ma
di soffocamento. Il silenzio in una società oppressa, una
società dove nessuno ha la forza di parlare e ogni voce contraria
viene soffocata sotto la minaccia di carcere o a forza delle pallottole,
è un silenzio da cimitero e presto o tardi causerà
disordini che non giovano a nessuno.
Non dimentichiamo il silenzio che ha governato per settant’anni
nell’Unione Sovietica, lo stesso silenzio che attualmente
ombreggia in alcuni paesi del mondo.
Dobbiamo custodire e considerare sacra la pace e, ancora prima,
ritenere importante la giustizia e la democrazia.
D’altro canto, la pace ha due facciate,quella interiore e
quella esteriore; come il mondo in cui vivono e di cui non conosciamo
tutti i profondi segreti. Senza una pace interiore non è
possibile una pace esteriore; ma la pace interiore è la tranquillità
di una vita vissuta con uno scopo. Coloro che ancora non hanno uno
scopo nella propria vita sono individui confusi che non trovano
pace in nessun luogo e non trovano il proprio io da nessuna parte;
il compito di noi insegnanti di aiutare i nostri allievi in questa
loro ricerca, di illuminare il loro cammino così che possano
trovare la strada e trovare se stessi e, vivendo felici, possano
essere utili anche per gli altri. In altre parole vivere felici
ed essere utili per la società e per gli altri sono pilastri
di una pace interiore. Una società è in grado di porre
questo obiettivo in testa ai proprio programmi didattici ed educare
i giovani che mentre godono i piaceri della vita possono pensare
anche agli altri, proseguirà, senza alcun dubbio, verso la
pace. E, quindi, la pace nasce dentro di noi, si sviluppa in famiglia
e finalmente scorre nelle arterie della società. In altre
parole, la pace comincia dalla scuola poi si sviluppa a livello
nazionale e raggiunge territorio mondiale.
E’ così che insegnanti e professori agiscono in qualità
di pilastri della pace a livello nazionale e globale e in questa
direzione il rapporto tra le comunità scientifiche di tutto
il mondo e l’elemento più importante per lo sviluppo
e la stabilità della pace. Scambio di studenti e professori,
traduzione di libri in lingue diverse, creazione di università
virtuali e creazione di studi internazionali sono tutti di grande
aiuto per la realizzazione del contatto e rapporto internazionale.
I paesi scientificamente avanzati devono generosamente mettere il
loro sapere a disposizione degli studenti nei paesi del Sud del
mondo. La peggiore piaga per la scienza è la grettezza che,
purtroppo, è attualmente molto diffusa nel mondo. Dopo l’evento
dell’undici settembre, agli studenti dei paesi del Sud del
mondo viene impedito di studiare in America in alcuni campi di tecnologia
avanzata come quella informatica, ingegneria nucleare, ingegneria
genetica. E gli studenti che stanno già studiando queste
discipline sono stati avvertiti che appena completeranno la prima
fase del loro studio dovranno cambiare la materia. In alcuni altri
paesi occidentali, nonostante tale restrizione non è stata
ufficialmente annunciata, gli studenti di alcuni paesi del Sud non
vengono ammessi alle facoltà di tecnologie più avanzate.
Se vediamo il mondo come un villaggio globale dobbiamo tutti essere
partecipi con tutti i suoi doni e vantaggi, tra gli altri, anche
il sapere. Non possiamo pretendere una comunità globale se
una parte della popolazione del mondo viene privata del sapere.
Dobbiamo essere generoso come il cielo, e far fertile l’albero
della conoscenza come la terra, diffondere l’amicizia come
il vento, essere ostili e furiosi contro l’ignoranza e l’intolleranza
come fuoco.
Dobbiamo essere umani, essere gentili. Gentili.
Grazie"
Shirin
Ebadi, Premio Nobel per la Pace
|