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Iniziativa Culturale:

 

 

Esposte dall’ Arch. Vahed Vartanian nella seduta del 27 Giugno 2000
Della Consulta Nazionale per l’ Immigrazione del Ministero degli Affari Sociali

RIFLESSIONI SULLO STATUS DEI RIFUGIATI POLITI ED IMMIGRATI PROFESSIONISTI

Durante gli anni del “miracolo economico” essere straniero rappresentava quasi un privilegio. Con la crescita delle tensioni politico-sociali, lo straniero comincia a diventare, a torto, la causa dei principali mali della società. Da quelli anni lontani, gli immigrati e soprattutto i rifugianti politici erano sempre attivi e non hanno mancato di contribuire positivamente alla soluzione dei problemi. La legge “Martelli” è stata la massima espressione di questa partecipazione diretta degli stranieri e rifugiati politici in Italia, anche se i sogni sono svaniti prima dell’alba. Infatti, è emersa, e man mano si è consolidata, la cultura di esclusione delle associazioni degli immigranti e rifugiati fino alla loro sostituzione con organizzazioni paternalistiche degli immigranti e rifugiati è estremamente desolante come si può notare dalla loro realtà qui sotto rispecchiate.

Associazionismo e rappresentanza:

I finanziamenti previsti per l’attuazione della Legge Martelli (Integrazione Accoglienza, Avviamento professionale, Cultura e lingua d’origine,…) sono finiti nelle organizzazioni italiane di vario tipo, proliferati di colpo, creando “Associazioni degli Stranieri”, con evidente risultato di un crescente assistenzialismo paternale, con mezzi istituzionali, da un lato, ed appiattimento culturale ed associativo, per mancanza di mezzi e spazi, dall’altro.

Consulta Nazionale per l’immigrazione

Nell’attuale Consulta Nazionale per l’immigrazione presso il Ministero degli Affari Sociali, sono presenti circa 50 associazioni per gli stranieri, in stragrande maggioranza italiane. In questi anni di attività della Consulta, non è riscontrabile alcuna elaborazione di proposte avanzate dagli stranieri e dalle loro associazioni.

Questo insuccesso è dovuto alla mancanza di una adeguata rappresentanza degli immigrati e rifugiati e loro associazioni in seno alla Consulta. Infatti, mentre ogni organizzazione italiana per gli stranieri dispone di un rappresentante, Il Forum delle Comunità Stranieri in Italia, composta da 18 associazioni di diverse nazionalità degli immigrati e rifugiati politici, non può che disporne di uno solo!

Consulte presso gli Enti Locali

Dal 1994 la Consulta della Regione Lazio è paralizzata mentre quella della Provincia di Roma è stata chiusa nel 1996 per le dimissioni del presidente della consulta presieduta dalla rappresentante della UIL, malgrado la Direttiva europea n° 203/92 che ne chiedeva l’incentivazione e la crescita. La dissoluzione mirata della Consulta avveniva nel momento in cui le associazioni stranieri ponevano il problema di fondi destinati, da anni, alla lingua e cultura d’origine ma mai erogati perché spesi del altre attività. L’assenza di interlocutori istituzionali ha favorito ulteriore confusione e perdita di vista della differenza sostanziale, da un lato, tra un rifugiato politico ed un immigrato, e dall’altro, tra la natura dei problemi professionali e previdenziali e “l’emergenza”. A pagare maggiormente sono le associazioni degli immigrati, in generale, e rifugiati politici, in particolare.

Rappresentanza dei rifugiati politici

Cosa dire del C.I.R., (Consiglio Italiano per i Rifugiati ), che pretende di rappresentare tutte le associazioni dei rifugiati politici e loro rivendicazioni e di agire in loro veste?!

Cultura e lingua d’origine

Sempre dal 1992, gli stanziamenti regionali destinati alle scuole di lingua d’origine, organizzate dalle associazione di immigrati e rifugiati iscritti all’Albo Regionale, sono stati bloccati da parte della Regione Lazio e dalla Provincia di Roma e sono stati spesi per altri fini. Le poche scuole sopravvissute, sono gestite con grandi sacrifici e auto tassazione tra le comunità straniere. I rifugiati politici ed immigrati proveniente dai paesi dispotici ed immigrati proveniente dai paesi dispotici constatano con amarezza che le istituzioni democratiche Italiane, con eliminazioni di fondi per la “Cultura e lingua d’origine”, impongono, di fatto, che i loro figli debbano scegliere tra la rinuncia alla lingua madre e l’istruzione alienante impartita dalle loro ambasciate.

Legge Martelli, sue modifiche successive

Le modifiche peggiorative alla legge Martelli hanno aggravato la situazione già precaria, con continue sanatorie che hanno solo creato un’emergenza permanente. Il rapporto dell’00immigrato e il rifugiato con le istituzioni e le associazione si è ridotto alla questione del permesso di soggiorno e del miraggio di una sanatoria. Strutture di vario tipo che si prefiggevano il compito di accoglienza, inserimento, cultura d’origine e quant’altro previsto dalle leggi in materia, non hanno potuto operate nei contesi sopra citati perché sommerse da Circolari interpretative contraddittorie che limitano e riportano ogni azione alla sola “emergenza” Questo clima ha solo favorito un incentivo permanente di ingressi clandestini, bloccando la libera di circolazione del turismo e delle persone proveniente da paesi non comunitari L’esaurimento imposto all’associazionismo degli immigranti e rifugiati non ha certo favorito la conoscenza reciproca e il confronto.

Professionisti di origine non italiana
-Ricatto della “reciprocità”

L’aspetto più negativo delle modifiche alla Legge Martelli è la limitazione dell’attività professionale degli immigranti e rifugianti politici con il pretesto della “reciprocità”. Una categoria di professionisti che si sono laureati in Italia, e spesso iscritti negli albi professionali, hanno subito delle discriminazione laceranti per il fatto di non poter, da oggi a domani, esercitare la propria professione per la mancanza di “reciprocità” tra il paese di provenienza e l’Italia. Questa discriminazione, viene imposta persino nei confronti dei rifugiati politici, professionisti laureati Italia e lavoratori autonomi. L’applicazione della “reciprocità” nei confronti dei professionisti rifugiati, mette questo paese con istituzione democratiche allo stesso livello dei paesi sottosviluppati. La barriera della “reciprocità”, già abrogata dalla legge Martelli nel 1990 ma poi reintrodotta con una Circolare, due anni dopo, ha causato danni irreparabili ai soggetti, ma il loro inserimento professionale e previdenziale. I casi pregressi non potranno essere risolti senza una legge adeguata di transizione. Molti professionisti in spazi limitatissimi a loro disposizione, hanno sempre sollevato i problemi concernenti la loro situazione.

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