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Poesia dedicata al 94° anniversario del Genocidio del popolo Armeno:
(Riporto integralmente il pensiero puntuale del nostro amicoGianni Mereghetti;)
Carissimo direttore,

vorrei che non sfuggisse a nessuno che il 24 aprile ricorre il 94° anniversario del genocidio armeno, uno degli eventi più tragici che hanno segnato la storia del Novecento. Vorrei proprio che il 24 aprile non sia relegato alla memoria di una minoranza, ma che tutti sappiamo essere con il popolo armeno a ricordare l'orrenda violenza subita dal governo dei Giovani Turchi nel silenzio della comunità internazionale, silenzio che ha attraversato la storia da quel terribile 1915 fino ai nostri tempi. Male e silenzio sembrano dominanti in questo genocidio così efferato, e il silenzio rende il male ancor più duro, oppressivo, infitto profondamente nella carne. Ritornare a quell'orrore sarebbe una resa al male se non ci fosse la voce della misericordia, la mano tesa del Mistero al popolo armeno, il bene che i testimoni hanno affermato e affermano. Per questo voglio in questo 24 aprile 2009 far memoria del genocidio armeno con le parole di una grande testimone, Antonia Arslan, che oggi sta lottando per la sua vita. In una intervista del 2005 la Arslan ha detto: " Pensando alle atrocità subite dal popolo armeno, ai bimbi trucidati, alle donne che subirono ogni sorta di violenza, ai vecchi lasciati morire nel deserto, agli uomini passati per le armi, non c’è altra alternativa: o quella tragedia è un giudizio senza appello e l’ultima parola è il male e il nulla; o l’ultima parola è la misericordia di Dio per quelle anime. Solo questa prospettiva può togliere al racconto di una vicenda così terribile la sensazione che al male non vi sia scampo. È per questo che alla fine, anche per chi resta, sono vere le parole: et Iesum post hoc exilium ostende, che si recitano nella Salve Regina". E' la certezza della misericordia ad aprire alla speranza la memoria del genocidio armeno, una certezza che diventa preghiera, mendicanza a Dio perchè conceda al popolo armeno la pace. Per questo con gli armeni in questi giorni di ricordo facciamo nostra la preghiera che Giovanni Paolo II ha recitato il 21 novembre 1987

Santa Madre di Dio

volgi il tuo sguardo sulla terra d'Armenia,

sulle sue montagne,

ove vissero schiere immense

di monaci santi e sapienti;

sulle sue chiese,

rocce che sorgono dalla roccia,

penetrate dal raggio della Trinità;

sulle sue croci di pietra,

ricordo del tuo Figlio,

la cui passione continua

in quella dei martiri;

sopra i suoi figli

e le sue figlie nel mondo.

Ispira i desideri e le speranze

dei giovani,

perché restino fieri della loro origine.

Fa' che, dovunque vadano,

ascoltino il loro cuore armeno,

perché in fondo ad esso ci sarà sempre

una preghiera rivolta al loro Signore

e un palpito di abbandono a te,

che li copri col tuo manto di protezione.

O Vergine dolcissima,

o Madre di Cristo e Madre nostra, Maria!



Gianni Mereghetti!

Abbiategrasso

Gianni Mereghetti