Zatik consiglia:
Iniziativa Culturale:

 

 

Ecco che cosa significa essere scrittore migrante:
Conoscere una sola lingua, un solo lavoro, un solo costume, conoscere una sola logica è prigione.
T. Ndjock Ngana

Ecco che cosa significa essere scrittore migrante:
camminare e parlare tra i mondi e le lingue.
Armando Gnisci

Le mangrovie sono piante lacustri, dalle radici in apparenza delicate, quasi radici non radici, perché sono in superficie, attraversano il confine tra terra e acqua, facendo da ponte tra questi due elementi.
Così, anche per lo straniero, la lingua dell'ospite è radice esile, perché non propria, non intima, eppure sopravvivenziale, perché consente di con-vivere con l’altro. Come la mangrovia lo scrittore migrante affonda le sue radici nell'acqua, elemento dinamico e mutevole, pur ancorandosi alla terra della sua lingua, che è madre e proteggente.
Nelle edizioni Mangrovie trovano collocazione le opere di scrittori stranieri che hanno scelto la lingua italiana per esprimersi, facendo lo sforzo di uscire da sé, dal rifugio protetto e proteggente della propria lingua madre per raccontare andando presso l'altro, innanzitutto con la lingua. Essi dunque, migrano prima di tutto tra le lingue che vuol dire anche migrare tra i mondi. Con le loro scritture che ri-creano il nostro italiano ci consegnano i mondi diversi che loro abitano.
Trovano posto inoltre, in queste edizioni, pubblicazioni che raccontano territori e scenari altri, rifiutando interpretazioni etnocentriche: saggi, diari, e reportage fatti di sguardi attenti su realtà altre.
www.mangrovie.org

scrittura sono strumenti per veicolare le sue convinzioni politiche e le nuove forme di pedagogia che ha imparato e diffuso come formatore a partire dal 1998. Ha scritto Tislit n Wanzar, novella per ragazzi in lingua berbera (Algeria, 1997), e “Quando la testa ritrova il corpo”, manuale di giochi educativi per le scuole dell’infanzia, con Sigrid Loos, (Ega- Torino). È anche autore di “Il ritorno degli Aarch – i villaggi della Cabilia scuotono l’Algeria” (video 60’ ed. Metissart - carta).
***
NARRATIVA:

Porta Palazzo mon amour


di Mohammed Lamsuni

219 pp.

Euro 11,00

ISBN 88-89862-17 -3

Legatura in filo refe

IN TEATRO A TORINO IN QUESTA STAGIONE!

Mohammed Lamsuni sa sfidare ed è capace di trasferire il suo coraggio ai suoi personaggi per far loro testimoniare l'indifferenza e l'ingiustizia.
Lui urla la sua ribellione contro il sistema, contro la società, contro gli ipocriti e contro gli sfruttatori con il coraggio del testimone e per dare voce a chi non ce l'ha.
Porta Palazzo per lui diventa l'ombelico del mondo. Non si tratta del mercato, quanto della Babele che racchiude in sé sguardi e voci che si mischiano tra di loro per formare un quadro dipinto con i colori del tempo e della memoria.
Delinquenti e spacciatori, prostitute e imam, clandestini e commercianti arricchiti, macellai e intellettuali sono tutti nello stesso quadro della piazza, che cresce e s'innalza per diventare un pianeta fatto volti, spesso sognanti, con lo sguardo stanco e triste di occhi che non dormono.
Younis Tawfik, scrittore iracheno, premio Grinzane Cavour 2000
“Ogni libro è la mia finestra sul buio amico. La lingua italiana è il mio esilio, la mia patria e il mio calvario”.
“Sono colpevole di essere un marocchino in Italia”.
Mohammed Lamsuni è nato a Casablanca (Marocco) nel 1950, nel 1970 emigra in Francia dove lavora come operaio e si laurea in lettere e psicologia nell'università di Tours. Poeta e traduttore, ha collaborato con numerosi quotidiani e riviste in Marocco, tra cui Le Message de la Nation. Dal 1990 è a Torino e l'italiano diviene la lingua che sceglie per continuare a lottare e stare dalla parte dei “dannati della terra”…
Ha pubblicato I colori eterni del cuore e della memoria, Ed. Abacus, Il clandestino, l'Harmattan- Italia, Intifada, Prospettiva Editrice, Lontano da Casablanca, Datanews edizioni,

REPORTAGES:

Gente d’Afghanistan

di Tommaso Merlo

144 pp.

Euro 12,00

ISBN 88-89862-26 -2
Legatura in filo refe

Le storie di questo libro sono realmente accadute, e tutti i personaggi che le animano sono autentici. Il teatro sullo sfondo è la remota provincia afgana del Badakhshan, e la sua capitale Faizabad.
Le storie raccontate sono emerse durante gli otto mesi che hanno preceduto le storiche elezioni del 18 settembre 2005. Elezioni che donano all’Afghanistan un parlamento dopo venticinque anni di guerra, e che dovrebbero essere il passo decisivo verso la democrazia.
Le disavventure della gente comune contrastano però con i discorsi ufficiali della propaganda politica e rivelano il vero volto del Paese, la sua cultura, la sua storia, le sue speranze. Ed è proprio osservando la gente da vicino che si capisce che nonostante tutto, ciò che ci unisce è molto di più di ciò che ci divide.
Tommaso Merlo ha lavorato in Afghanistan nel 2002 e nel 2005 come responsabile amministrativo dell’ufficio elettorale JEMB per la provincia del Badakhshan, esperienza durante la quale ha maturato questo libro. Un libro che integra e completa l’attività di giornalista pubblicista che ha accompagnato l’impegno di Tommaso Merlo nei diversi “teatri” in cui ha operato.
Caravan to Baghdad

di Karim Metref

192 pp.

Euro 15,00

ISBN 88-89862-27 -0

Legatura in filo refe

Attraverso queste immagini – foto o racconti – si scopre una realtà sconosciuta che si insinua dentro l’intimità della gente, non rivelata dai grandi media, ma molto più utile per capire la situazione in Iraq, il conflitto, le responsabilità di chi ha sostenuto la guerra e l’occupazione. Questo libro dunque va oltre la testimonianza, solleva interrogativi, sollecita una presa di coscienza. Di fronte alla devastante povertà, al fenomeno in aumento dei bambini di strada. Quello che ci viene presentato è un popolo, quello iracheno, che ha perso lavoro e ricchezza, ma non dignità e orgoglio”.
Giuliana Sgrena
«Si chiama Haidar, tipico nome sciita. Haidar era il sopranome di Alì il cugino e genero del profeta. Haidar in arabo antico è uno dei tanti nomi del leone, é quello che si riferisce al suo coraggio. Haidar quindi vuol dire ‘colui che ha il coraggio del leone’. Ma al nostro Haidar tutto ciò non interessa. A lui piace giocare a pallone con i bambini del suo quartiere, mangiare gelati e dolci».
Karim Metref, nato in Algeria nel 1967, è stato insegnante per circa dieci anni in Algeria, impegnandosi nella militanza per i diritti culturali dei Berberi e per l’accesso ai diritti democratici in Algeria. Il giornalismo e lascrittura sono strumenti per veicolare le sue convinzioni politiche e le nuove forme di pedagogia che ha imparato e diffuso come formatore a partire dal 1998. Ha scritto Tislit n Wanzar, novella per ragazzi in lingua berbera (Algeria, 1997), e “Quando la testa ritrova il corpo”, manuale di giochi educativi per le scuole dell’infanzia, con Sigrid Loos, (Ega- Torino). È anche autore di “Il ritorno degli Aarch – i villaggi della Cabilia scuotono l’Algeria” (video 60’ ed. Metissart - carta).
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NARRATIVA:

Porta Palazzo mon amour

di Mohammed Lamsuni

219 pp.

Euro 11,00

ISBN 88-89862-17 -3

Legatura in filo refe

IN TEATRO A TORINO IN QUESTA STAGIONE!

Mohammed Lamsuni sa sfidare ed è capace di trasferire il suo coraggio ai suoi personaggi per far loro testimoniare l'indifferenza e l'ingiustizia.
Lui urla la sua ribellione contro il sistema, contro la società, contro gli ipocriti e contro gli sfruttatori con il coraggio del testimone e per dare voce a chi non ce l'ha.
Porta Palazzo per lui diventa l'ombelico del mondo. Non si tratta del mercato, quanto della Babele che racchiude in sé sguardi e voci che si mischiano tra di loro per formare un quadro dipinto con i colori del tempo e della memoria.
Delinquenti e spacciatori, prostitute e imam, clandestini e commercianti arricchiti, macellai e intellettuali sono tutti nello stesso quadro della piazza, che cresce e s'innalza per diventare un pianeta fatto volti, spesso sognanti, con lo sguardo stanco e triste di occhi che non dormono.
Younis Tawfik, scrittore iracheno, premio Grinzane Cavour 2000
“Ogni libro è la mia finestra sul buio amico. La lingua italiana è il mio esilio, la mia patria e il mio calvario”.
“Sono colpevole di essere un marocchino in Italia”.
Mohammed Lamsuni è nato a Casablanca (Marocco) nel 1950, nel 1970 emigra in Francia dove lavora come operaio e si laurea in lettere e psicologia nell'università di Tours. Poeta e traduttore, ha collaborato con numerosi quotidiani e riviste in Marocco, tra cui Le Message de la Nation. Dal 1990 è a Torino e l'italiano diviene la lingua che sceglie per continuare a lottare e stare dalla parte dei “dannati della terra”…
Ha pubblicato I colori eterni del cuore e della memoria, Ed. Abacus, Il clandestino, l'Harmattan- Italia, Intifada, Prospettiva Editrice, Lontano da Casablanca, Datanews edizioni, Porta Palazzo mon amour, Avicenna, Le città del mondo non dormono più, Edizioni PonSinMor


I sessanta nomi dell’amore

di Tahar Lamri

202 pp. Euro 12,00

ISBN 88-89862-35 - 1

Legatura in filo refe

VINCITORE DEL PREMIO LETTERARIO CITTÀ DI ANGUILLARA 2006

E IL PREMIO MICROEDITORIA DI QUALITÀ 2006


Un libro sulle parole questo, nel quale si percepisce un’attenzione particolare e speciale nella scelta dei vocaboli; leggendolo ci si ritrova in cammino verso le parole, parole d’amore, parole d’incontro, capaci anche di costruire un ponte tra culture lontane. Il vertiginoso amore di Elena e Tayeb si intreccia con i racconti che l’autore ci regala, storie che si portano addosso il profumo intenso e speziato del vento nordafricano e che sono una dichiarazione d’amore nei confronti della nostra lingua, l’italiano che Lamri ha scelto di abitare, che è diventato l’universo linguistico nel quale raccontare e raccontarsi.
“…La scrittura consuma le mie parole e l’amore ha bisogno di silenzio e di raccoglimento, ecco perché alla voce rimane poco. Ma con te so di poter parlare, è una libertà inedita per me. Sei tornato da me, non ti ho incontrato. Sei tornato alle mie labbra ed alla curva del mio collo, il tuo profumo mi ha accompagnata nel sonno ed era lì quando mi sono svegliata.”
Tahar Lamri (Algeri 1958) proviene dalla quella “riva meridionale del Mediterraneo” tanto feconda di grandi scrittori. Nel 1979 dopo aver compiuto i suoi studi in legge, ha lasciato l’Algeria e si è spostato in Libia dove ha lavorato come traduttore presso il Consolato di Francia a Bengazi fino al 1984. È arrivato in Italia nel 1986 dopo aver vissuto in Francia e in altri paesi europei. È traduttore e interprete, scrittore, narratore e saggista. Ha partecipato a molti seminari e convegni sulla letteratura della migrazione e sull’intercultura e di alcuni ne è stato diretto coordinatore e promotore. Organizza attività teatrali e con i suoi testi Il pellegrinaggio della voce e Tuareg gira il mondo per incontrare persone e far conoscere la sua letteratura. Nei suoi scritti sa far convivere linguaggi diversi e lontani; il ruvido dialetto della pianura padana e le voci dei cantastorie del nord Africa, la cultura millenaria del mondo arabo e le parole di quest’Italia in divenire… Scrivere in italiano ha per lui il senso, salvifico per l’idioma, della liberazione e contaminazione con le altre sue lingue.

In MadreLingua

Poesie e racconti

del mondo in Italia

A cura di Francesco Vietti

368 pp. Euro 18,00

ISBN 88-89862-29 -7

Legatura in filo refe

“Volevano una mappa degli idiomi parlati sotto la Mole e sono stati accontentati. Un inventario degli stranieri residenti nel nostro paese così dettagliato come neppure il censimento aveva delineato. Ecco dunque 50 finestre sugli stranieri che abitano tra noi, portatori di cultura e non solo di bisogni essenziali.
Una ricchezza dunque, invece del solito problema. Per la capitale italiana del multiculturalismo, carica di sfide e di contraddizioni, di proposte e problemi, è un altro punto nella partita per l’integrazione.”
Francesca Paci, La Stampa
“Aber das ergibt keinen Sinn, in keiner Sprache. Der Fremde, wem ist er fremd?”
“Ma questo non ha senso, in nessuna lingua. Lo straniero, a chi è straniero?”
Alessandro Chiodo, italiano a Berlino
Questa antologia è un gesto di accoglienza da parte degli scrittori che ne hanno permesso la realizzazione, braccia aperte a noi che la leggiamo.
Se la lingua è il luogo dove ci sentiamo a casa, allora scegliere di abitare una lingua che non è quella materna, e ancor più scrivere nella lingua dell’altro, è un segno chiaro di ospitalità. Significa adottare la lingua del paese in cui si è stabilito di vivere, e forse anche lasciarsi adottare da questa. Le parole di questi scritti, che si possono leggere seguendo un proprio itinerario, si offrono come domande, aprono al dialogo, solleticano la curiosità del lettore verso i mondi che in queste pagine trovano posto. Ci si ritrova presi nel gioco di cercare ciò che resta dell’originaria lingua materna e che è conservato e preservato in qualche modo nella lingua altra.
Silvia De Marchi


A cura di Francesco Vietti, laureato in lingue straniere, si occupa di progetti di valorizzazione delle “culture della migrazione” e tiene laboratori di alfabetizzazione per studenti stranieri.
Progetto grafico di Chen Li, artista e calligrafa cinese.
L’Argonauta

di Milton Fernandez

188 pp. Euro 11,00

ISBN 88-89862-36 -X

Legatura in filo refe

VINCITORE DEL PREMIO LO SGUARDO DELL’ALTRO


dal 2004 al 2006 è stato assegnista di ricerca presso l’Università di Udine, dove si è occupato di letteratura della migrazione in Italia e di interculturalità. Ha pubblicato articoli, saggi, interviste e traduzioni per riviste e giornali quali Kúmá, Le Simplegadi, Proteo, Pagina Zero, Il Bianco e il Nero, Nuova Emigrazione, www.kush.co.za, e due suoi saggi e traduzioni sono stati recentemente pubblicati nel volume curato da Antonella Riem Anam Cara. Sapienze antiche all’incrocio di mondi (Forum, Udine, 2006). Da gennaio 2007 è dottorando in Scienze Linguistiche e Letterarie presso l’Università di Udine. Come ogni altro figlio illegittimo della “generazione rubata” italiana (quella degli “under 35” sacrificati sull’altare della precarietà), il suo sogno è quello di avere un giorno una pensione.
Lasciando il bosco

di Susanne Portmann

202 pp. Euro 12,00

ISBN 88-89862-37 - 8

Legatura in filo refe

David, giovane ingegnere cosmopolita viene raggiunto in Uganda dalla notizia che sua sorella Anja è sparita da Roma. È un’extracomunitaria insolita: svizzera benestante con casa nel ghetto, orfana dall'adolescenza, impiegata part-time in una galleria, pittrice senza ambizioni, studentessa eterna e fidanzata inconcludente.
David snocciola la loro storia familiare, scrivendo il diario della sua ricerca sullo sfondo di una Roma discreta, invernale, alla quale si lascia andare da naufrago reduce di troppi viaggi senza meta. Raccoglie man mano i sassolini disseminati nella memoria, più inconscia che cosciente, inoltrandosi nel bosco della loro infanzia, popolato dal fantasma della strega di Hansel e Gretel. Per lasciarselo alle spalle, definitivamente.
I protagonisti, abili nel parlare le lingue quanto imbarazzati a tracciare parole, scrivono in italiano. Tributo alla tata bergamasca e a Roma: lupa generosa da sempre, di latte, per abbandonati.
"Io non voglio raccontare la mia storia! La so a memoria, ma non la capisco!"
Susanne Portmann è nata a Basilea nel 1960 ed è madrelingua tedesca. Vive a Roma da oltre vent'anni.
Amalgrab

ovvero lo specchio delle brame

di Guergana Radeva

225 pp. Euro 14,00

ISB 88-89862-38 -6

Legatura in filorefe

Turbata dalla propria “diversità non voluta” Leda Ed Aduac parte sulle orme invertite della madre che non ha mai conosciuto. Un viaggio attraverso lo specchio magico di Amalgrab, la parte occulta dell’anima: la scoperta della famiglia d’origine e della rivelazione del Sé attraverso gli archetipi dell’inconscio. La saga, popolata da personaggi bizzarri, ruota sul perno del Carnevale, l’illud tempus


Su piani cronologici scombinati, riflessi e capovolti si sviluppano le vicende del capostipite Theo De Cauda (dio della coda), delle sue figlie, le gemelle Luz (luce) e Zoe (vita) e del figlio-nipote Verbum (verbo), frutto dell’amore incestuoso per la sordomuta Alma (anima).
Avventure provocatorie che intersecano i percorsi enigmatici di Ahva, la bambina eterna, e suo padre Apheta, del Cantaombre e la Vecchia dai Piedi Palmati e altri personaggi ancora, portatori di non-valori, equilibristi del confine sottile fra follia e normalità.
Storie di morte e amore, di passioni e abbandoni, di fughe e ritorni. Destini che si intrecciano con cadenza circolare, sfidando la presunta linearità del divenire in una città senza nome, spoglia di precise coordinate spaziotemporali.
Guergana Radeva è nata in Bulgaria nel marzo del '67. Laureata in Ingegneria elettronica all'Università di Sofia è approdata in Italia nel '91 sulla cresta della grande onda migratoria. Ha lavorato come domestica, cameriera, pizzaiola e barista e ha gestito un irish pub a Livorno. Sposata da una quindicina d'anni, attualmente vive nel cuore della Maremma con tre cani e quattro gatti, saggiando a fusione lenta il salmastro dell'Argentario, lo zolfo sotterraneo di Saturnia e il mercurio delle terre rosse del Morellino in cerca dell'Opera: un romanzo alternativo. Diverso come e perché?
Insegue la risposta… sperimentando. Alcune sue brevi opere sono state incluse nell'Antologia poetica Nuove voci (ed. il Filo) Oxè Racconti erotici italiani (ed. Zona) e Writers Magazine Italia (ed. Delos Books). Amalgrab, ovvero lo specchio delle brame è il suo primo romanzo.
La sposa

di T. F. Brhan

112 pp. Euro 9,00

ISBN 88-89862-39 -4

Legatura in filorefle

“La terra è immensamente grande per i nostri occhi, come un vento forte per le ali di una farfalla, ma la terra è anche infinitamente piccola per danzare con i nostri desideri, sotto la pioggia acida dei nostri progetti di oggi, di ieri, e di domani… io e voi crediamo, anzi sappiamo di essere molto… molto più… ma siamo come un insetto perduto nella mano di Dio… chiudete gli occhi, chiudete la mente, lasciatevi prendere dalla mano della vostra anima, aprite gli occhi, aprite la mente… per vedere quello che non è davanti a voi.”
Capita che, mentre gli uomini progettano, pontificano e stabiliscono, il sole e la luna, divertiti spettatori degli avvenimenti terresti, conducano il fato per altre vie...
Cosa succede allora se l’unica speranza per il regno di Zatar ha il volto di una sposa che tarda ad esser pronta?
Gli accordi stretti dai potenti durante l’inverno si sciolgono nella primavera in cui i popoli si sollevano e scorgono solo l’ombra umana laddove era stato insegnato loro di leggere l’impronta di dio.
T. F. Brhan è nato in Eritrea ed è in Italia dal 1983. Scrittore, poeta e drammaturgo, ha pubblicato due raccolte di poesie L’ombra del poeta (ed. Mauro Baroni, 1997), Macchie della pietra, (Morgana Edizione, 2002), i romanzi La signora Monologa (Morgana Edizione, 1998) e Alida (ed. Dell’Arco, 2006).
Ha presentato un Monologo al teatro di Montecarlo (Lucca, 1997), e alcune sue poesie sono state pubblicate nell’antologia Cittadini della poesia (ed. Loggia dè Lanzi, 1998). È presente con una sua poesia nell’antologia Poeti da morire (Giulio Perrone editore, Roma 2007)
Il Dramma La Sposa è stato presentato al Teatro Fabbricone di Prato nel 2000.
Per contatti scrivere a T. F. Brhan: fbrhan@virgilio.it

liato per l’esilio

arim Metref

pp. Euro 9,00

N 88-89862-28 -9

atura in filorefe

pagine nel buio, disse il vecchio rabbino, è quando volto dell’estraneo ti diventa familiare come quello di un fratello o di un caro amico. Migrare è lanciarsi a testa bassa nel buio: essere l’Estraneo, lo Straniero, l’Altro… La lingua della terra che ti ospita diventa allora l’unico fragile lume per infrangere la corazza del buio, per mostrare il proprio volto e scorgere quello dell’Altro.
La lingua madre resta comunque il filo di Arianna, per non perdere se stessi in questo viaggio, nell’intimità di questa si potrebbe anche riuscire a raccontare l’esilio… Karim Metref, fa un passo oltre e racconta le storie della Cabilia nella lingua che lo ospita; scrive la passione per la sua terra, ma anche quello scivolamento lento e inesorabile verso l’altrove: disegnando volti e storie di migranti che profumano di menta e si portano addosso l’odore forte della lana di montone del loro mantello…
Karim Metref, nato in Algeria nel 1967, è stato insegnante per circa dieci anni in Algeria, impegnandosi nella militanza per i diritti culturali dei Berberi e per l’accesso ai diritti democratici in Algeria. Il giornalismo e la scrittura sono strumenti per veicolare le sue convinzioni politiche e le nuove forme di pedagogia che ha imparato e diffuso come formatore a partire dal 1998. Ha scritto Tislit n Wanzar, novella per ragazzi in lingua berbera (Algeria, 1997), e “Quando la testa ritrova il corpo”, manuale di giochi educativi per le scuole dell’infanzia, con Sigrid Loos, (Ega- Torino). È anche autore di “Il ritorno degli Aarch – i villaggi della Cabilia scuotono l’Algeria” (video 60’ ed. Metissart - carta).
Lo sguardo dell’altro
VV.

202 pp. Euro12,00

ISBN 88-89862- 46- 7

Legatura in filorefe

Questa antologia raccoglie una serie di racconti divertenti o “impegnati” di scrittori stranieri che hanno scelto di esprimersi in lingua italiana. Gli stranieri che vivono in Italia, che qui lavorano e scrivono e producono cultura, stanno componendo una biblioteca di letteratura nuova. Con la loro scrittura, con la loro poesia, con i loro italiani, questi scrittori stanno costruendo una nuova realtà, una realtà creola che non possiamo più ignorare.
La scelta di scrivere in italiano che resta per loro una questione aperta, per alcuni rappresenta anche un po’ un tradimento nei confronti della lingua madre, per altri una necessità. L’intento delle edizioni Mangrovie è quello di preservare, quasi di accudire e rispettare la scrittura che ci arriva in un italiano creolizzato, una lingua dell’altrove, che vive nelle frontiere linguistiche e si muove tra la lingua madre e quella ospite.

Migranti, nati altrove.

Venuti da paesi lontani,

o più vicini. Qui.
Interrogati:

“Ma quante lingue parli?

Ma quante lingue madri hai?”

“Parlo un’interlingua,

faccio intercultura.

Cerco l’inter-terra, qui”.

“Lezione” di Helene Paraskevà

Torino è casa nostra

a cura di Francesco Vietti

144 pp. Euro10,00

ISBN 88-89862- 47- 5

Legatura in filorefe


Io ho letto questo libro una volta sola, però ho voglia di rileggerlo ancora molte volte perché mi sono reso conto attraverso questa lettura di aver imparato moltissime cose che non conoscevo grazie a voi e penso che sarebbe molto bello se questo “Torino è casa nostra” venisse letto da tutti da quelli che hanno letto “Torino è casa mia” e da altri ancora perché lo merita, perché è un libro molto importante secondo me.
Non ho vinto molti premi nella mia carriera letteraria, anzi soltanto due, però questo è il premio più bello in assoluto. Vi ringrazio molto davvero, sono commosso.
eppe Culicchia

Quando io ero in Cina, sempre volevo venire in Italia. Adesso sono arrivata in Italia, e sempre voglio tornare in Cina. La realtà è così: prima tu vuoi una cosa perché pensi che è meglio, poi quando tu hai, allora improvvisamente scopri che quello che avevi prima è più meglio!
Solo una cosa sono sicura: voglio mia vita come pensare io.
Ting Ting e Qing Ye, Cina
Io mi sono innamorata della lingua italiana dal primo giorno, e anche il dialetto piemontese è divertente: tlascapì, va bin, piantlalì, balenga!
Raymonda, Costa d’Avorio Quello che manca a Torino sono le risposte che pensavo di trovare, le risposte alle mie domande: perché sono andata via dal mio paese? Chi sono io, lontana dal mio paese?
Roopa, India

Vahè